Knicks, la volta buona?

di Luigi Ercolani

Il problema dei Knicks è sempre stato quello di saper coltivare pazienza ed equilibrio, quando le cose non prendono la piega desiderata, in una città che di pazienza non ne ha ( prova ne sia quel “a New York minute”, espressione che significa “immediatamente) e di equilibrio men che meno, se è vero che la battuta che gira sui supporter blu-arancio narra di come questi dopo ogni vittoria in stagione regolare si chiedano quale avversario sarebbe meglio incontrare ai playoff e dopo ogni sconfitta sperino di non chiudere a un record troppo umiliante.

hi-reIn tutto questo, quando dopo l’ennesima stagione di transizione, quando come head coach è stato scelto Jeff Hornacek, la perplessità è stata diffusa. Reduce da un esonero ai Suns dopo quattro mesi, con esperienze da giocatore e allenatore in città come Phoenix e Salt Lake City dove la pressione è prossima allo zero, le aspettative pure, e dove ogni risultato sopra la media viene accolto come grandioso, la scelta di Hornacek sembrava e continua a sembrare poco centrata.

Poi uno va a vedere l’impostazione che aveva dato ai suoi Suns e un po’ si ricrede, tanto che visti gli ultimi acquisti dei Knicks si potrebbe persino pensare di replicarla. Noah e Porzingis potrebbero essere quei lunghi in post alto, preferibilmente al gomito, con la funzione di bloccare, di smistare la palla o di persino di partire in incursione, O’Quinn parimenti, anche se la sua bravura sta soprattutto nel prendere posizione in post alto o dalle tacche, mantenerla, e da lì, quando riceve, passare o concludere, dato che si trova in posizione favorevole. Tuttavia il suo piazzato e il saper mettere la sfera per terra, capacità entrambe tutt’altro che disprezzabili, lo rendono prezioso anche per la strategia del suo nuovo coach.

I pick&roll laterali per facilitare la penetrazione degli esterni, altra caratteristica offensiva dei Suns di Hornacek, potrebbero invece essere la soluzione prediletta dai vari Rose, Anthony, Holiday, Lee, con questi ultimi due che, se non coinvolti direttamente, potrebbero comunque andare ad appostarsi sul perimetro e attendere l’eventuale scarico. Fisico da fondista e tiro fluido il primo, ball trattamento di palla, esitazione e capacità di segnare fuori equilibrio il secondo, con una vasta gamma di soluzioni come questa sul lato debole i Knicks potrebbero far paura tanto quanto sul lato forte, per non parlare della possibilità di vedere ‘Melo bloccare e poi indifferentemente aprirsi per il “pop” o penetrare per il “roll”.

Detto che siamo ancora all’inizio, che il roster deve essere completato e che ancora valutazioni è prematuro farne, partendo da premesse verificate e ipotesi plausibili, il progetto in nuce di New York è parecchio promettente. Se il nuovo coach riuscirà a trasmettere più stabilità difensiva rispetto a quei Suns che si limitava al minimo sindacale (ma qui è sempre arduo definire dove finiscano le responsabilità dell’allenatore e inizino quelle dei giocatori), allora i Knicks potranno dire la loro ad Est. Fin dove potranno spingersi non è dato saperlo, che sia la volta buona se lo augurano in molti. Supporter per primi.

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