Chi è Kyrie Irving in uno scatto? La tripla, lo step-back contro i Golden State Warriors. Questo semplicemente questo è Kyrie, un giocatore letale, un talento incredibile ed anche molto, troppo fragile e sfortunato. Andiamo a vedere insieme la sua biografia, come è nato il suo talento, dal college ad oggi, per capire quanto ha guadagnato ed i suoi numeri in carriera. Partiamo però prima di tutto da una dichiarazione recente per capire il suo status nella lega:
Sul mio Mount Rushmore dei migliori ball-handler ci siamo io, Magic Johnson, Pete Maravich e Kyrie Irving
Parole e musica di Stephen Curry. Il sublime controllo del pallone, finte spiazzanti, spin-move disorientanti, cambi di mano tanti rapidi quando mortiferi, una capacità di palleggiare il pallone da pallacanestro che ammalierebbe anche i protagonisti di uno spettacolo circense. Diciamolo, difendere in uno contro uno su Kyrie Irving è come finire dentro un frullatore fuori controllo. Questo è chiaro a tutti fin dai tempi in cui l’ex giocatore di Cleveland era al college. Ma ci siamo mai chiesti veramente chi è Kyrie Irving? Che tipo di persona, oltre che di giocatore e che genere di storia si nasconda dietro la bellezza della sua fase offensiva e sotto il rumore del pallone che rimbalza sul parquet?
Prima di cominciare non è peccato un piccolo spoiler: Kyrie rientra nella categoria dei vincenti, di coloro che per il successo, tanto personale quanto collettivo, affronterebbero qualsivoglia ostacolo, per insormontabile che possa risultare. Questa deve essere la premessa per un’esauriente risposta al quesito “chi è Kyrie Irving”, uno che vi impressionerà se non conoscete molto bene la sua storia. Una storia che legittima un suo inserimento fra i grandi, i grandissimi, della NBA contemporanea.
Chi è Kyrie Irving? La storia familiare
E’ innegabile che dagli anni Novanta l’Australia sia diventata fucina di lusso nella produzione di talenti sportivi, e cestistici nel nostro caso. Siamo a Melbourne, nella zona meridionale dell’isola, ed è precisamente il 23 marzo 1992: Drederick Irving e famiglia si trovano lì perché lui è un giocatore professionista di pallacanestro e milita, appunto, nella squadra locale; ed è in questo giorno che Drederick vede nascere il suo unico figlio, si chiamerà Kyrie Andrew.
L’infanzia, come spesso accade ai giocatori NBA, non è agevole: Kyrie perde la madre alla tenera età di quattro anni. A occuparsi della sua crescita e del suo sostentamento è il padre, assistito dai parenti, molto presenti e importanti nella vita del futuro campione NBA. A inizio millennio, la famiglia Irving rientra negli Stati Uniti, dove Drederick comincia a lavorare a New York. E, per un soffio, si salva dall’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelli, proprio il luogo in cui lavorava, grazie a un involontario quanto provvidenziale ritardo. Il rischio concreto di rimanere orfano ad appena nove anni rafforza in qualche modo lo spirito di Kyrie, facendogli comprendere quanto siano preziose e uniche le occasioni che la vita offre.
High school e college: la qualità che prevale sulla quantità
Kyrie Irving frequenta la Montclair Kimberly Academy per i primi due anni della sua formazione liceale. Pur giovanissimo, diventa subito la star indiscussa della squadra di basket della scuola, totalizzando medie di 26.5 punti e 10.3 assist, mettendosi anche in luce come il solo secondo giocatore, nella storia della scuola, a segnare più di 1.000 punti, fra l’altro in soli due anni di militanza.
Completa il normale percorso liceale alla St. Patrick High School, dove gioca insieme a un’altra promessa della classe Draft del 2011, ovvero Michael Kidd-Gilchrist. Le sue medie si attestano ancora su livelli mostruosi (24 punti e 7 assist nell’anno da senior) e questo gli vale la chiamata del più prestigioso college cestistico statunitense, Duke. Qui, il futuro Uncle Drew ha l’occasione di lavorare con uno dei migliori allenatori in circolazione, Mike Krzyzewski. Le prime otto gare della stellina sono eloquenti: 17.4 punti, 5.1 assist con il 53.2% al tiro per un attaccante di razza pura. Già in corsa per il titolo di Freshman dell’anno, purtroppo, i legamenti del suo alluce destro fanno crac e costringono Irving a uno stop che lo tiene fermo per quasi tutta la stagione. Stringe i denti per il tabellone finale, in cui Duke porta la propria fino alle Sweet Sixteen, quando i 28 punti dell’australiano non bastano a vincere la resistenza di Arizona. L’eliminazione precoce e il primo grave infortunio non precludono comunque a Kyrie Irving un futuro in ascesa.
La vita privata di Kyrie Irving
La vita privata ci dice tanto su chi è Kyrie Irving. Ci dice che anche in questo campo gli “infortuni” non sono mancati e che Kyrie ha saputo superarli con l’umiltà, la pazienza e la forza di volontà che lo distinguono. Non fortunatissimo nella vita sentimentale, è stato lasciato dalla sua fidanzata nel 2015, quando lei era in dolce attesa. La bambina, cui Irving è legatissimo nonostante lo status di genitore separato, porta il nome di Azurie Elizabeth, in onore della madre scomparsa precocemente.
Attualmente single, il giocatore dei Brooklyn Nets tiene moltissimo al rapporto coi propri famigliari, e col padre in particolare. Proprio a lui ha promesso che prenderà, una volta ritiratosi dalla pallacanestro, la laurea nel college che lo ha lanciato sportivamente. Detentore di un importante accordo con la Nike e di una propria linea di scarpe personalizzate, è noto anche per la serie pubblicitaria della Pepsi nell’ormai celebre ruolo di Uncle Drew. Nel febbraio 2017 Kyrie Irving ha detto di essere un sostenitore della teoria della Terra piatta e altre cospirazioni come la verità sull’assassinio Kennedy e sulla morte di Bob Marley, per poi tornare sui suoi passi nel recente passato.
Dal 2018 Kyrie Irving è un membro della Nazione Sioux e della riserva Lakota di Standing Rock, South Dakota, il suo nome Lakota è Hela, Piccola Montagna. La madre di Kyrie, Eizabeth, crebbe nella Riserva in tenera età, prima di essere adottata. Kyrie Irving è vegetariano. e un attivista per i diritti civili, ha supportato le proteste della Riserva Lakota di Standing Rock contro la costruzione del Dakota Access oil pipeline in territorio sacro Sioux, e diverse associazioni e banchi aimentari in America durante la pandemia da coronavirus nel 2020.
L’arrivo tra i grandi: NBA Draft 2011
Diciamoci la verità prima di creare spiacevoli equivoci: l’NBA Draft del 2011 non passerà certo alla storia come il più fortunato a livello di talento puro (basti pensare alla seconda scelta assoluta, quel Derrick Williams ora scomparso dai radar). Discordano certamente da questa affermazione i Cleveland Cavaliers, che hanno selezionato due giocatori poi fondamentali nella ricostruzione del post-LeBron e poi nel periodo in cui il Prescelto si è ristabilito a casa.
Con la quarta scelta arriva un ottimo giocatore di piccole cose, di fatica, di lavoro sporco, di “second effort”, il canadese Tristan Thompson. Ma arriviamo a ciò che davvero ci tocca: con la prima scelta, nonostante una sola stagione al college, per giunta estremamente mutila, con la prima scelta assoluta arriva Kyrie Irving. Le aspettative sono chiare ma anche altrettanto pesanti per un diciannovenne: far dimenticare LeBron James e trascinare i Cavs fuori dal Tartaro della NBA. Ai tempi, nella Lega, si ponevano problematiche di più semplice risoluzione, volendo usare un eufemismo.
Chi è Kyrie Irving (per ora) sui parquet NBA
La carriera NBA dice tanto, tantissimo su chi è Kyrie Irving a livello tecnico e non solo. La sua storia comincia con una stagione, quella 2011|12, resa più breve dal lockout dei giocatori. La squadra non brilla a livello di record e fatica a staccarsi dagli appiccicosi bassifondi della classifica, ma Irving fa subito capire di cosa sia capace, chiudendo la stagione a 18.5 punti di media e dominando, nell’All-Star Weekend, il Rising Star Challenge con una mostruosa performance da 34 punti.
Nonostante leggeri miglioramenti, non riesce a portare i Cavs ai playoffs neanche nella stagione successiva, in cui la sua media punti si alza ancora (22.5). Non mancano, in compenso, le soddisfazioni individuali, che consistono nei 32 punti al Rising Star Challenge e nella vittoria nella gara del tiro da tre punti, che dimostra la vera essenza da attaccante di Irving, ben oltre il suo ball handling.
La stagione seguente, anche a causa del buco nell’acqua della prima scelta assoluta del Draft 2013 Anthony Bennet, fallisce ancora l’obiettivo playoffs. Un dubbio si solleva: Kyrie è un grande solista, ma è in grado di guidare al successo una squadra? L’11 luglio 2014 gli dei del basket fanno ad Uncle Drew un enorme dono: il suo nome è LeBron James, seguito a ruota dall’omaggio Kevin Love. Ora, per Irving, è il momento di vincere.
La prima stagione dei tre tenori, nonostante le inattese difficoltà iniziali, vede comunque Cleveland arrivare alle Finals. Ma i playoff non sono fortunati: Kevin Love si lussa una spalla a fine primo turno; Kyrie soffre infortuni fin dall’inizio e, nel supplementare di gara 1 contro gli Warriors, subisce una frattura della rotula, che lo terrà fuori fino al dicembre successivo. Il titolo 2015 sfuma per una squadra troppo corta a quel punto.
Come detto, la stagione 2015\16 comincia poco prima di Natale per Irving, che ci impiega un po’ a riprendere il ritmo gara ma arriva ai playoffs in splendida forma. E’ ancora finale contro Golden State: comincia male, malissimo, dopo quattro partite la squadra dell’Ohio è sotto 3-1. Ma il ragazzo di Melbourne, più di tutti, decide che l’esito non è scritto. In gara 5 distrugge la difesa degli Warriors con una prova da 41 punti, in coppia col Re. Gara 6 segna il punto del pareggio. In gara 7, sull’89-89, a poco più di un minuto dalla fine la palla è in possesso dei Cavs, la decisione è chiara: Kyrie Irving giocherà uno contro uno per prendere il tiro della vittoria. Il cambio difensivo scelto da Curry lo mette, per l’ennesima volta, nel frullatore, il resto è storia: dopo una serie di cambi di mano sotto le gambe, Irving si alza per un difficilissimo tiro in sospensione… solo rete. “Tripla mostruosa di Kyrie Irving” esclama in diretta Flavio Tranquillo. Gara 7 si conclude sul 93-89, i Cleveland Cavaliers sono campioni NBA per la prima volta nella storia e buona parte del merito va a Kyrie Irving, forse vero MVP di quella Finale.
L’anno successivo il copione si ripete: è ancora atto finale contro il team della Baia, che, però, stavolta ha dalla sua anche Kevin Durant. La serie ha poca storia e si chiude sul 4-1 per gli Warriors, nonostante Irving faccia registrare 38 e 40 punti in gara 3 e 4. Nell’estate del 2017 il colpo di scena: il numero due chiede di essere ceduto, vuole diventare il primo violino di un team e non vivere più nell’ombra di LeBron James. La sua richiesta lo porta ai Boston Celtics, dove formerà un duo di lusso con Gordon Hayward. Questi è vittima di un tremendo infortunio alla prima partita stagionale (proprio a Cleveland), ma Irving riesce comunque a trascinare la squadra al primo posto ad Est. Purtroppo il suo ginocchio torna a fare i capricci poco prima della post-season e lo costringe a perderla per intero.
La stagione 2018\19 avrebbe dovuto essere per Kyrie Irving e i Celtics quella della conferma. Una squadra forte, con Jayson Tatum, Jaylen Brown, Gordon Hayward, Al Horford, Marcus Smart e un leader riconosciuto come l’ex Cavs. Invece va tutto a rotoli, Kyrie soffre la pressione di dover diventare l’uomo franchigia di una squadra gloriosa come i Celtics, alcune stramberie come le sue parole sulla Terra piatta e un carattere a volte lunatico creano un solco tra lui e il resto della squadra. I Celtics fanno i playoffs ma il rapporto tra Irving e i media – mai amati – tra Irving e coach Brad Stevens e tra Irving e il “Boston pride” non decolla. La post-season 2019 segna la fine: Kyrie Irving gioca al contrario, da separato in casa che ha già deciso di lasciare Boston a fine stagione.
E così è. Irving e Kevin Durant decidono di giocare assieme ai Brooklyn Nets. Durant è infortunato e non gioca per intero la stagione 2019\20, la stagione di Kyrie dura sole 21 partite a causa di un problema alla spalla destra e i Nets disputano i payoffs nel 2020 con una squadra fortemente rimaneggiata e senza star, in poche partite Kyrie fa comunque in tempo per segnare 50 punti in una sconfitta contro i Minnesota Timberwolves.
In tutto questo, fondamentali sono anche le esperienze con la nazionale USA, di cui è stato point guard titolare ai mondiali 2014 e alle olimpiadi del 2016, chiudendo entrambe le rassegne con la medaglia d’oro, la prima anche da MVP ad appena 22 anni. Il campo dice chiaramente chi è Kyrie Irving: un campione.
Chi è Kyrie Irving dal punto di vista tecnico?
Point guard di 191 centimetri per 88 chili, Kyrie Irving non si distingue certo per le sue doti fisiche: il suo corpo è delicato e soggetto a infortuni, soprattutto a livello articolare. L’ottima elasticità muscolare gli permette, in compenso, di essere più dotato di quel che si pensi dal punto di vista atletico e ciò rende possibili i suoi cambi repentini di velocità e direzione. E’ l’esempio più moderno possibile di cosa voglia dire il termine “point guard”. La sua prima idea è sempre quella di costruirsi un tiro individualmente e poi, semmai, sfruttare le scelte della difesa per mettere in ritmo i compagni. Non per nulla la media assist in carriera dice 5.7, non granché per il ruolo a livello NBA. Abbiamo già anticipato che il ball-handling eccezionale ne fa un giocatore di uno contro uno imprevedibile, ritenuto il più difficile da marcare da molti dei migliori difensori della Lega, tra cui Avery Bradley:
Il giocatore più difficile da marcare? Senza dubbio scelgo Kyrie Irving
Il resto lo fa il suo bagaglio tecnico nella fase di conclusione, e trattasi di un bagaglio difficile da chiudere tanto è colmo. Giocate al ferro, arresto e tiro dal mid-range, uso del tabellone sono alcuni degli elementi del suo repertorio, che si arricchisce anche di un tiro da tre punti davvero mortifero, tanto dal palleggio quanto in catch and shoot (39% in carriera); ciò lo ha portato anche ad essere considerato uno dei giocatori con una meccanica di tiro esteticamente strabiliante. Un attaccante senza difetto insomma, che paga tutto questo nell’altra metà campo. Se dovessimo porre la capacità difensiva di Kyrie Irving su una scala di gradimento, potremmo tranquillamente definirla pessima. Errori di distrazione e scarsa concentrazione si accompagnano ad alcune giocate “risolutive” come palle rubate o stoppate, che non sono i gesti che rendono davvero grande un difensore.
I titoli di squadra vinti da Kyrie Irving
Quanto ha vinto a livello di squadra Kyrie? Basta il titolo NBA del 2016 per capire il suo talento, ma non solo. Andiamo nel dettaglio:
- 1 titolo NBA (Cleveland Cavaliers, 2016)
- 1 FIBA World Cup (USA, 2014)
- 1 medaglia d’oro alle Olimpiadi (USA, 2016)
I premi individuali
Se Kyrie ha vinto un po’ di tutto a livello di squadra ancora più lungo è l’elenco dei titoli individuali conquistati:
- 1 MVP dell’All Star Game (2014)
- 1 Rookie of The Year (2012)
- McDonald’s All America (2010)
- 1 Rising Star Challenge MVP (2012)
- 1 NBA All Rookie First Team (2012)
- 1 NBA All Team (terzo quintetto nel 2015)
- 5 convocazioni per l’All Star Game (2013, 2014, 2015, 2017, 2018)
- 1 FIBA World Cup MVP (2014)
- Miglior quintetto del Mondiale (2014)
Quanto guadagna Kyrie Irving?
Ora che abbiamo visto chi è Kyrie Irving nel mondo NBA, ci sorprenderà un po’ vedere quanto guadagna, date soprattutto le cifre e i max contracts che facilmente girano ora nella NBA di un salary-cap sempre più elevato. Dopo aver percepito per quattro stagioni il guadagno ristretto dato dei contratti pre-stabiliti per i rookie, nel 2015 Kyrie Irving ha firmato un’estensione quinquennale con i Cleveland Cavaliers del valore complessivo di 94 milioni di dollari. Arriverà a guadagnare fino a un massimo di 21 milioni nell’ultima stagione del contratto (2019/2020).
Andiamo a vedere nel dettaglio quanto guadagna Kyrie Irving stagione per stagione:
Stagione | Età | Salario base | Cap Hit | ||
---|---|---|---|---|---|
2015-16 | 23 | $16,407,500 | $16,407,500 | ||
2016-17 | 24 | $17,638,063 | $17,638,063 | ||
2017-18 | 25 | $18,868,625 | $18,868,625 | ||
2018-19 | 26 | $20,099,188 | $20,099,188 | ||
2019-20 | 27 | $29,758,125 | $31,742,000 | ||
2020-21 | 28 | $33,329,100 | $33,460,350 | $33,460,350 |
Nel 2020 Kyrie Irving ha firmato un contratto al massimo salariale da quattro anni e 136 milioni di dollari con i Brooklyn Nets, a cui andranno aggiunti i ricavi del contratto che il giocatore ha sottoscritto con la Nike, tramite la quale produce la propria linea personalizzata di scarpe da gioco già da 6 stagioni.
Con il suo ex compagno di squadra LeBron James ha formato un duo incredibile, ora si appresta ad una stagione fondamentale a Boston per prendere la sua eredità, sarà lui il futuro dominatore della lega? Per Shaq una volta ritirato il Re ci saranno Westbrook e Curry, gli farà cambiare idea l’ex numero 2 dei Cavaliers? Sappiamo chi è Kyrie Irving ora ma chi diventerà nei prossimi anni? Supererà i suoi infortuni? Lo speriamo per lui e per la sua attuale franchigia, i Brooklyn Nets.
1 commento
Complimenti per il bellissimo articolo.