Il Commissioner NBA Adam Silver tira le somme al termine della call conference con le 30 squadre NBA, e traccia una prima tabella di marcia verso l’uscita dalla crisi e la ripresa del gioco.
LA lega ha già informato squadre e giocatori che per ciascuno di loro sono previste per le prossime ore misure strette: niente spostamenti, niente allenamenti e contatti con lo staff sanitario della propria squadra, per valutare l’incorrere dei sintomi legati al contagio da covid-19, Tali misure resteranno in vigore almeno fin al 16 di marzo.
Adam Silver ha poi confermato: la pausa, la sospensione per la NBA durerà non meno di 30 giorni. “Al momento non è possibile sapere di più, e non vogliamo essere troppo specifici, ma la cosa importante che giocatori e squadre debbono sapere è che lo stop durerà almeno 30 giorni. L’obiettivo della NBA è quello di tornare a giocare in questa stagione, ma la questione è se potremo tornare a farlo con o senza pubblico, senza meter a rischio la salute dei nostri tifosi. E’ ancora decisamente troppo presto“.
Proprio ai suoi tifosi in America e nel mondo la NBA ha indirizzato una lettera aperta, in cui li aggiorna sullo stato delle cose: “Abbiamo deciso di sospendere la nostra stagione per salvaguardare la salute di tifosi, giocatori e di tutte le persone che fanno funzionare la nostra lega (…) la pausa durerà almeno 30 giorni, la nostra intenzione è quella di riprendere a giocare quest’anno (…) i biglietti già acquistai per le partite cancellate avranno ancora valore e potranno essere utilizzati alla ripresa del gioco, e se non sarà possibile giocare, le squadre si attrezzeranno per i rimborsi, o per una prelazione per le gare future (…) la situazione oggi è ancora fluida, in rapido mutamento. Viviamo e operiamo in una società complessa, ed abbiamo delle responsabilità nei confronti delle persone. E la NBA continuerà a farlo, e vi ringraziamo per la vostra comprensione, e per essere i migliori tifosi del mondo“.
Silver ha poi descritto il rapido precipitare della situazione legata all’epidemia negli Stati Uniti: “Fino a pochi giorni prima, non era chiaro se (il virus, ndr) costituisse un problema esteso per la salute pubblica, tale da giocare le partite senza pubblico. Il consenso generale era che solo le persone anziane fossero particolarmente esposte al contagio, oppure le persone già afflitte da altre patologie. La decisione di sospendere la stagione è arrivata con la consapevolezza che avrei potuto subito consultarmi con tutte le parti in causa, con le squadre, per stabilire una linea di condotta. Altre discussioni ci saranno nel breve futuro“.
A Letter to NBA Fans pic.twitter.com/hPX6xhmy9d
— NBA (@NBA) March 13, 2020