Con 24 partite ancora da giocare, e l’ottava posizione ad Est distante una partita e mezza, la possibilità che la stagione dei Miami Heat e “l’ultimo ballo insieme” di Dwyane Wade possano concludersi già il prossimo 11 aprile potrebbe presto diventare concreta.
I Miami Heat di coach Eric Spoelstra, sconfitti in casa nella serata di sabato dai Detroit Pistons, hanno subito l’ottava sconfitta nelle ultime 10 partite. Al mai troppo tempestivo ritorno in campo di Goran Dragic (e Derrick Jones Jr) si sono aggiunti i recenti infortuni di Justise Winslow (una delle note più positive in stagione in Florida) e Rodney McGruder.
Il 37enne Wade è stato costretto in queste ultime settimane a sobbarcarsi una mole extra di lavoro in campo, nel tentativo di mantenere la rotta. 15.4 punti, 4.4 rimbalzi e 4 assist a partita in quasi 27 minuti d’impiego per “flash” nelle ultime 10 partite, per una squadra che in stagione non è sinora riuscita a fare meglio di un modesto 11-17 tra le mura amiche della American Airlines Arena.
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Coach Spoelstra è consapevole del momento della sua squadra, e del particolare momento del suo amato #3. L’allenatore tre volte campione NBA si è detto sicuro che l’intenzione della squadra di regalare a Dwyane Wade un’ultima partecipazione alla post-season potrà servire da carburante extra per lo sprint finale dei Miami Heat:
“Il punto è, le prossime 24 partite saranno le sue (di Wade, ndr) ultime partite. Come gruppo percepiamo quel senso di urgenza, quella responsabilità, ed è una sensazione positiva ed impossibile da replicare o inculcare, per un allenatore. Il minutaggio di Dwyane inizia a crescere, è stata una lunga stagione fino a qui ma ora si sente bene. Lo abbiamo protetto per tutta la stagione ed ora è il momento di sfruttarlo. Non intendo fare grossi cambiamenti da qui a fine stagione, non voglio toccare niente che possa andare fuori posto ora”
– Eric Spoestra su Dwyane Wade ed i Miami Heat –
Miami Heat, i playoffs da regalare a Dwyane Wade, ma quale futuro?
I Miami Heat del “presidentissimo” Pat Riley hanno tentato più volte in stagione di rinforzare la squadra, profonda ma priva – in assenza di Goran Dragic – di un All-Star e scorer di alto livello, eccezion fatta per l’attempato Wade.
A dicembre, la trattativa tra Heat e Minnesota Timberwolves per Jimmy Butler era naufragata ad un passo dall’arrivo, a causa delle esose richieste di Tom Thibodeau. Le ore successive l’annuncio di Anthony Davis e Rich Paul avevano visto i Miami Heat quali possibili outsider per la corsa alla star dei New Orleans Pelicans.
“Pacchetti” basati sul talento di giocatori come Josh Richardson, Justise Winslow e Bam Adebayo non hanno stuzzicato l’interesse di Timberwolves e Pelicans. Le uniche mosse di mercato di rilievo sono state le partenze di Tyler Johnson e del suo impegnativo contratto, e del futuro free agent Wayne Ellington.
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I pesanti contratti di Hassan Whiteside, Dion Waiters e James Johnson scadranno rispettivamente nel 2020 e 2021, ed una lunga serie di infortuni ha privato coach Spoelstra di un giocatore versatile come Johnson, limitato a sole 41 anonime apparizioni quest’anno.
L’impossibilità di liberare spazio salariale prima dell’estate 2020 e la relativa competitività del roster (Dragic ha 32 anni ed è reduce da un’operazione al ginocchio destro), nonostante la presenza di alcuni giocatori e di un allenatore di indiscusso talento, condanneranno i Miami Heat ad un limbo della durata di almeno 16 mesi.
A meno che Pat Riley e coach Spoelstra non decidano di abbattere quanto di buono costruito a South Beach dopo la partenza di LeBron James, e rifondare la squadra cedendo i giovani Richardson e Winslow.
Le decisioni estive potranno però aspettare. I Miami Heat saranno in missione da qui a metà aprile per regalare un’uscita di scena degna al miglior giocatore della storia della franchigia, Dwyane Wade.