I’m back: a volte non serve raccontare una storia dall’inizio perché il personaggio è conosciuto praticamente da tutti. Infatti nella mia collezione ci sono giocatori che sono presenti con più di una Jersey perché, per ognuna di esse, c’è una storia da raccontare e poi… c’è lui.
I’m Back, Capitolo 1 – Just 4 Months
20 giugno 1993, Michael Jeffrey Jordan e i suoi Chicago Bulls alzano il terzo titolo consecutivo, sono già nella leggenda.
22 luglio, North Carolina, James Jordan è di ritorno dal funerale di un amico, sta riposando al lato della strada nella sua Lexus regalatagli dal figlio Michael, lo svegliano bussando al finestrino, un colpo e lo lasciano lì portandogli via la macchina.
6 ottobre, in una conferenza stampa, il più forte giocatore della NBA si ritira definitivamente dal gioco per andare a giocare a baseball.
Meno di 4 mesi per sconvolgere una vita e, in questo caso, anche quella di milioni di appassionati. In realtà questi avvenimenti hanno dato solo la spinta decisiva ad un’idea che si era insinuata da tempo nella testa di MJ. Durante la stagione suo padre era andato a stare da lui per una settimana e avevano parlato molto del futuro. Le parole del padre erano sempre state oro colato per lui. Michael non aveva più gli stessi stimoli, non si divertiva più come prima e il suo impatto mediatico lo faceva sentire ormai un prodotto e non più solo un giocatore.
Avevano ragionato sulla possibilità di cambiare sport, quel baseball che tanto amava il signor James. La competitività di Jordan lo porterà a vincere comunque quell’anno e, forse, non avrebbe preso quella decisione senza l’enorme disgrazia, ma la botta era stata troppo forte. Michael ora lo deve fare per suo padre, indosserà il numero che usava da piccolo sul diamante e che indossava anche suo fratello Larry. Indosserà la casacca numero 45 dei Birmingham Barons, una franchigia satellite dei White Sox di Chicago. L’effetto mediatico fu enorme, ma le percentuali sul campo non facevano sperare per niente ad una gloriosa carriera anche nel baseball.
Capitolo 2 – Double Nickel
“Michael lascia perdere”. Così recitava la copertina di Sport Illustrated e, nonostante MJ non dimenticherà e non rilascerà più un’intervista per quella testata, non avevano tutti i torti. Più che altro faceva rabbia, come vedere interrotto a metà il viaggio di Siddharta, costretto a tornare nella sua prima casa senza la possibilità di diventare l’uomo che era destinato a essere. I viaggi in bus, le medie da giocatore scarso. Un tuffo al cuore.
Nella seconda stagione ci fu però un miglioramento e qualche speranza iniziava a crescere. In realtà fu un miglioramento repentino che era difficile da vedere a quel livello. Il punto è che mentre migliorava nel baseball, Michael stava già pensando sempre di più al suo basket. Iniziò ad andare a trovare i vecchi compagni, prima per un caffè, poi per fare due tiri, fino a trovarsi a fare uno contro uno in giacca e cravatta con B.J. Armstrong. In punta di piedi si stava allenando con la squadra per capire se era davvero il momento di tornare. Mentre ci riflette e prosegue il campionato di baseball, i Bulls ritirano la 23. Una cerimonia strana, lui si sentiva strano, erano tutti lì per salutarlo, ma lui non se ne voleva andare. Al campo di allenamento dei Bulls c’erano i mass media scalpitanti, lo vedevano entrare e uscire e non diceva una parola.
La stagione va verso la parte finale, Michael vede che i suoi ragazzi hanno bisogno di una mano sapiente. Il 18 marzo del 1995 arriva un comunicato stampa, 4 righe di premessa e 0 righe di testo, 2 sole parole. “I’M BACK”
Siddartha aveva ripreso il suo cammino alla sua maniera, potente e prepotente e il giorno dopo, il 19 marzo, è in campo a Indianapolis con la tifoseria nemica ad acclamarlo. Quando si toglie la tuta ha il numero 45 perché il 23 doveva rimanere il numero con cui lo aveva visto giocare per l’ultima volta suo padre. Alla terza partita, a Atlanta, torna a riassaporare il gusto di vincerla con l’ultimo tiro. Certe cose non si dimenticano. Ma la vera stella ha bisogno di un grande palcoscenico per marcare definitivamente il suo ritorno e lo fa nel palcoscenico più grande, il Madison Square Garden. La sera del Double Nickel. Le “Air Jordan 10 Double Nickel” hanno preso il nome da quella serata che è stata chiamata come i nichelini Americani del valore di 5 centesimi. Doppio Nickel = 55 punti. Adesso si che poteva dire “I’m back”.
Capitolo 3 – 45 is not 23
Con lui i Bulls hanno una striscia di 13 vinte e 4 perse. Raggiungono i playoffs e le aspettative di vittoria salgono vertiginosamente. Il primo turno contro Charlotte viene superato agevolmente, poi c’è gara 1 contro Orlando. La partita è equilibrata. Chicago è sopra di uno con palla in mano e non c’è il minimo dubbio di chi debba essere la mano. Un canestro e gara 1 va a Chicago, ma Nick Anderson da dietro strappa la palla, da quella mano, e Orlando si porta avanti. C’è ancora tempo, Michael ha un’espressione che non si è vista spesso sul suo volto. Si sente in colpa, sembra non aver assorbito del tutto il contraccolpo. Infatti nel momento della verità cambia idea e prova un passaggio improbabile a Pippen che ovviamente non se lo aspetta. Fine.
Non è da lui e lo pensano anche i giocatori dei Magic che a fine gara commenteranno dicendo che il 45 non è forte come il 23. Michael sente bene queste parole, in più Phil Jackson gli mostrerà le statistiche che ha avuto con il 45 rispetto a quelle col 23. 3 giorni dopo c’è gara 2 e all’insaputa di tutti si presenta con il numero 23 sulla schiena. La lega multa i Bulls di 25000 dollari per il mancato avviso del cambio di numero, ma per riavere il vero MJ questo ed altro. Ne metterà 38 quella sera.
Vince la gara ma non la serie, non era ancora al massimo della forma, ma tutto era pronto per marchiare a fuoco la storia. L’anno successivo alzerà il suo quarto titolo con il numero 23 addosso… il giorno della festa del papà. Ma noi ricorderemo bene quei 2 mesi in cui un signore ha indossato una maglia rossa con la scritta Bulls davanti e un 45 dietro. Lui era Michael Jordan, quando tornò a volare dicendo a tutti, I’m back.
La Jersey usata in quei 2 mesi La maglia nr. 45 di dei Bulls di Michael Jordan