Joel Embiid, stella dei Sixers, accusa la NBA di non aver trattato in maniera uguale la situazione di emergenza di contagio da COVID-19 che si è verificata nello spogliatoio dei Sixers e in quello dei Celtics. Il giocatore camerunense ha reso pubblico il suo pensiero con un post su Twitter.
Joel Embiid contro la NBA: la lega odia The Process
Sabato 9 gennaio, alle 21 italiane, è andata in scena la sfida tra i Philadelphia 76ers e i Denver Nuggets. Il match prometteva di regalare spettacolo visto che si affrontavano la miglior squadra a Est e la coppia Jokic-Murray. Però, un susseguirsi di test di positività tra i giocatori di Doc Rivers (Seth Curry) e altri messi in quarantena perché venuti a contatto con dei contagiati, hanno costretto i Sixers a presentarsi in 8 sul parquet (anche se il match lo hanno giocato solo in 7 perché Mike Scott era infortunato). Philly ha dovuto schierare ben 4 rookie per più di 26 minuti (Maxey e Joe ne hanno giocati addirittura 44) e la partita è stata quindi agevolmente vinta dai Nuggets.
Nella giornata di ieri, però, una situazione analoga si è verificata a Boston, dove i Celtics a poche ore dalla partita contro i Miami Heat hanno iniziato a perdere giocatori per via del protocollo anti-Covid. In questo caso la partita è stata rinviata perché la squadra di coach Brad Stevens non aveva otto giocatori disponibili per scendere in campo.
Questa scelta della lega ha prima di tutto visto contrariato Doc Rivers che ha dichiarato di “non aver apprezzato l’insistenza della lega nel forzare la sua squadra a giocare nonostante fosse così a corto di personale e poi Celtics-Heat è stata rinviata per lo stesso motivo“. In seconda battuta Embiid, che come detto sopra, non ha mancato l’occasione di dire la sua e con i suoi modi non proprio ortodossi:
“Loro (la lega) odia The Process”
I Sixers lamentano un protocollo non chiaro. In America parte il paragone con la situazione dei Broncos in NFL
Per ora delle tre gare con un alto numero di assenti per positività tra i giocatori di una sola squadra quattro sono state rinviate e una sola giocata (Sixers-Nuggets). Ciò ha ovviamente creato polemiche, farà sicuramente discutere ancora e, in caso di ripetersi di un caso simile, porterà ulteriori critiche a prescindere dalla decisione. Però, stando al protocollo, la lega ha agito in maniera fiscale, ma esatta. Mike Scott, anche se infortunato, era l’ottavo giocatore della squadra di Rivers e quindi la partita non poteva essere rinviata.
Un paragone valido è quello fatto con i casi NFL che più hanno fatto discutere i tifosi del football americano negli scorsi mesi. Visto che i Baltimore Ravens hanno visto più volte rinviata la sfida con i Pittsburgh Steelers per ben tre volte vista la presenza di gran parte della squadra nella lista anti-Covid. Situazione simile è avvenuta ai Tennesse Titans, sempre contro gli Steelers. Mentre i Denver Broncons hanno dovuto giocare la sfida contro i New Orleans Saints, senza un quaterback di ruolo, con tutti e quattro i loro quarterback in quarantena, ma comunque con un numero sufficiente di giocatori per scendere in campo.