Shai Gilgeous-Alexander ha vinto perlomeno il primo tempo della doppia sfida per l’MVP stagionale contro Nikola Jokic, con la vittoria casalinga per 127-103 dei suoi Oklahoma City Thunder sui Denver Nuggets domenica sera. Le due squadre si rivedranno ancora martedì notte.
Shai ha segnato 40 punti con 8 rimbalzi e 5 assist, con 15 su 32 dal campo e 8 su 8 ai tiri liberi e persino 3 stoppate. OKC ha segnato 41 punti nel quarto periodo mentre Jokic si è fermato a un assist dalla tripla doppia con 24 punti, 13 rimbalzi e 9 assist, Denver è rimasta in partita per tre quarti nonostante il forfait di Aaron Gordon dopo pochi minuti, per un risentimento muscolare che probabilmente lo terrà fuori anche per la seconda sfida di martedì notte.
Una partita quella di domenica che ha probabilmente posto fine, salvo soprese, alla corsa per l’MVP NBA 2025. In virtù anche del record decisamente migliore (12 vittorie in più a oggi) sarà davvero complicato non premiare Gilgeous-Alexander che in questo momento è il top scorer NBA per punti di media con 32.8 punti a partita, e sta asua volta disputando la sua miglior stagione in carriera.
Shai sarà l’MVP. E questo significa anche che la sua capacità particolarmente sviluppata di guadagnarsi tiri liberi e viaggi in lunetta sarà ancor di più utilizzata come argomento “contro”. Nella partita contro Denver Gilgeous-Alexander ha tentato 8 tiri liberi, in stagione il canadese è secondo per tiri liberi di media tentati dopo Giannis Antetokounmpo ma al contrario di altri grandi specialisti del viaggio in lunetta, per così dire, questa sua peculiarità ha iniziato a attirare critiche, e persino richieste di interventi sul regolamento per rendere più difficile attirarsi fischi e tiri liberi con giocate al limite (forse oltre) di quello che regole alla mano si chiama “basketball play“.
Dopo la partita contro i Nuggets è diventata virale una clip in cui gli arbitri hanno fischiato a un incolpevole Russell Westbrook un fallo assegnando due tiri liberi a Shai. Il quale invece di tentare un tiro per segnare al centro dell’area, saltando si era chiaramente spostato verso la sua destra cercando il contatto con Westbrook e sapendo che il fischio sarebbe arrivato. Un’azione già vista tante volte, la star dei Thunder non è certo il primo grande giocatore in grado di “lucrare” tanti tiri liberi anche inducendo l’arbitro all’errore e soprattutto sfruttando un regolamento che premia e tutela attacco e attaccanti. Nel solo passato recente, accuse dello stesso tenore le hanno subite James Harden ai tempi degli Houston Rockets, Joel Embiid e in parte anche Trae Young.
Critici e polemisti stanno additando da tempo Shai Gilgeous-Alexander come un “foul baiter” e un “free throws merchant“, un giocatore che in determinate situazioni pensa più a procurarsi un fallo piuttosto che a segnare. Due settimane fa coach Chris Finch dei Minnesota Timberwolves aveva detto che “Shai non si può neppure toccare” in difesa. La realtà è che Shai sfrutta al meglio, come detto, un regolamento permissivo tentando di aggiungere un altro punto e un tiro libero supplementare, consapevolezza che mette ulteriore pressione a delle difese già con le “mani piene” contro di lui e che sanno che cosa sta per (probabilmente) succedere. Non se ne può di certo fargliene una colpa sebbene in esempi come quello di domenica sera contro Westbrook, il limite tra sagacia tecnica e antisportività sia piuttosto sottile.
Tre anni fa la NBA, forzata dalla tendenza soprattutto di giocatori come Trae Young e lo stesso Shai, allora emergente a OKC, corresse il suo regolamento per quanto riguarda il cosiddetto movimento di “leaning“. Ovvero quello di un attaccante che una volta superato un difensore si ferma di colpo per provocare un tamponamento, per così dire, oppure che si sposta in maniera evidente di lato per cercare un contatto. Correzione che è rimasta perlopiù su carta osservando come gli arbitri amministrano oggi queste situazioni.
Shai Gilgeous-Alexander ha di certo raffinato tale abilità portandola allo stato dell’arte. E quindi a inevitabili innumerevoli tentativi d’imitazione come la Settimana Enigmistica. Il “movimento Shai” potrebbe dunque portare nei prossimi mesi a una modifica del regolamento più incisiva, come quella introdotta negli anni passati per dare un taglio netto a un’altra tendenza che era diventata endemica, quella degli attaccanti di lanciarsi verso il difensore una volta che questi fosse saltato su una finta di tiro, anche senza essersi sporto in avanti, per procurarsi tiri liberi.
Un movimento di cui giocatori come Dwyane Wade e Dirk Nowitzki erano diventati maestri, sfruttando come fa oggi Shai Gilgeous-Alexander una piega del regolamento. Oggi la discrimine su tale giocata è valutare se il difensore abbia saltato in avanti oppure sia restato nel proprio “cilindro” ideale e gli attaccanti che accentuano troppo il movimento di finta e contatto sono anche passibili di un fallo in attacco.