Nel 2025, la WNBA sta affrontando una fase di grande trasformazione. Dopo il boom commerciale dello scorso anno, la lega è impegnata a consolidare la propria crescita, pur confrontandosi con sfide interne ed esterne. Il rinnovo del contratto collettivo (CBA) con la WNBPA è al centro delle discussioni, mentre emergono critiche da parte di giocatrici e tifosi sul modo in cui la lega gestisce il proprio sviluppo.
Tra i punti critici, vi sono gli infortuni delle All-Star in momenti chiave (come quello che ha impedito a Caitlin Clark di affrontare Paige Bueckers) che hanno ridotto l’appeal televisivo e riacceso le polemiche sulla congestione del calendario. L’aumento di valore delle franchigie ha rafforzato la richiesta delle giocatrici di ottenere una fetta maggiore dei ricavi.
Nonostante questo clima di tensione, Cathy Engelbert ha assicurato che le trattative per il CBA non ostacoleranno i piani di espansione, annunciando che entro il 2030 verranno aggiunte tre nuove squadre: Cleveland (2028), Detroit (2029) e Philadelphia (2030). Con queste aggiunte, il numero complessivo di franchigie raggiungerà il record di 18.
“Non volevamo che le negoziazioni del CBA influenzassero un progetto su cui lavoriamo da anni” ha dichiarato la Commissioner. “Espandersi è essenziale per dare alla lega la scala necessaria per competere e crescere, anche in ottica commerciale”.
Anche Portland e Toronto si uniranno alla lega nel 2026, dopo il debutto quest’anno delle Golden State Valkyries, valutate da Sportico ben 500 milioni di dollari. Tuttavia, non mancano gli ostacoli: a Portland, ad esempio, il presidente Inky Son ha lasciato l’incarico a meno di 3 mesi dall’assunzione, segnalando le difficoltà di costruire una squadra da zero in tempi ristretti.
Secondo Engelbert, l’annuncio anticipato delle prossime espansioni è stato necessario per dare alle nuove franchigie il tempo di costruire la propria identità e creare partnership strategiche, come quella con Nike. Tuttavia, la crescita strutturale non può prescindere da un miglioramento delle condizioni per le atlete.
Le trattative per il nuovo CBA stanno rivelando profonde fratture tra la lega e le giocatrici, che chiedono con forza salari più alti e condizioni di lavoro più eque. Caitlin Clark, solitamente riservata su questi temi, ha criticato pubblicamente la disparità nei premi, notando che la vittoria della Commissioner’s Cup garantisce più denaro rispetto alla conquista del titolo WNBA.
“Abbiamo ricevuto di più per la Commissioner’s Cup che per vincere il campionato. Non ha senso” ha affermato. “Qualcuno lo dica a Cathy Engelbert”. Anche Courtney Williams ha espresso frustrazione a riguardo: “Siamo arrivate in finale e ci hanno dato 3.000 dollari. Si gioca solo per orgoglio”.
Questa disparità deriva anche da un sistema salariale vincolato agli attuali accordi sui diritti TV e sulle entrate. Ma con la crescita dell’interesse per la WNBA e l’afflusso di nuovi investimenti, cresce anche la pressione affinché Engelbert e la dirigenza rinegozino in favore delle giocatrici.
Intanto, le nuove franchigie stanno stabilendo nuovi standard. Le Valkyries, ad esempio, sono state elogiate per l’elevata qualità delle strutture e dell’esperienza offerta alle giocatrici e ai tifosi. Gabby Williams ha commentato: “Ogni partita sembra una finale. Hanno costruito un ambiente incredibile”.
Un ulteriore elemento di pressione per la lega è rappresentato da Unrivaled, la lega 3×3 che offre salari medi di 220.000 dollari (ben oltre la media WNBA di circa 120.000) alle giocatrici. Williams ha lodato Unrivaled per aver “salvato” molte giocatrici che, in passato, erano costrette a giocare all’estero per integrare il proprio stipendio.
“La WNBA deve ringraziare Unrivaled. Sta facendo per noi ciò che la lega non riesce ancora a garantire” ha dichiarato, sottolineando l’inadeguatezza della clausola di priorità della WNBA rispetto agli stipendi esteri.
Satou Sabally, membro della commissione CBA, è stata particolarmente critica: ha definito la prima proposta della lega uno “schiaffo in faccia”, lamentando la mancanza di attenzione verso le giocatrici attuali. A lei si è unita anche Breanna Stewart, vice-presidente della WNBPA, che ha dichiarato: “Ogni volta che torniamo al tavolo, non ci aspettiamo un ‘sì’ immediato, ma almeno una conversazione. Invece, ignorano tutto quello che diciamo”.
La discussione sul numero di partite (44 quest’anno, un record) e sull’espansione dei roster oltre gli attuali 12 posti, è anch’essa al centro del dibattito. Con 6 nuove squadre previste entro il 2030, ci saranno almeno 60 nuovi posti disponibili, aprendo la strada a un potenziale cambiamento anche nella gestione del talento emergente.
Nonostante le difficoltà, la dirigenza WNBA sembra determinata a cavalcare l’onda. Engelbert ha dichiarato che la lega non è ancora giunta alla fine della sua trasformazione, ma che questo è il momento giusto per fare un salto in avanti.
“Abbiamo parlato di espansione fin dal mio arrivo nel 2019. Abbiamo lavorato a lungo per arrivare fin qui. Ora è il momento di sfruttare questa occasione unica”.