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NBA, lo spettro per i Gm? “I giocatori non All-Star guadagnano troppo”

di Andrea Delcuratolo

La NBA, si sa, è una lega dov’è impossibile andare in rosso. Lo sanno bene i Gm spaventati dai monti ingaggi sempre più in crescita. A spiegare bene le sensazioni degli addetti ai lavori è Jake Fischer che riporta: “Le squadre stanno iniziando a subire un vero e proprio shock da aumento dei salari dei giocatori, che crescono di pari passo con le percentuali equivalenti del tetto salariale delle stagioni precedenti”.

Per capire al meglio cosa succede, bisogna partire da un dato. Lo stipendio medio di un giocatore per la stagione 2025-26 è di 14,1 milioni di dollari. La media è aumentata gradualmente dal 2017, in coincidenza con l’aumento annuale del tetto salariale. Se di anno in anno il salario medio cresce, cresceranno anche le difficoltà dei Gm nello stare dentro il salary cap senza avere troppi problemi relativi a luxury tax o ai tax apron.

Un dirigente di una squadra, rimasto anonimo ha detto a Fischer: “Le cifre sono diventate mostruosamente alte per tutti i giocatori, con i giocatori non All-Star che guadagnano stipendi enormi.” Fischer ha osservato che questo sta creando un crescente nervosismo in tutto il campionato riguardo ai giocatori non All-Star che chiedono 30 milioni di dollari a stagione.

Un’osservazione molto interessante è quella fatta dallo stesso Fischer nella newsletter The Stein Line: “Abbiamo visto Nikola Jović firmare un prolungamento quadriennale da 62,5 milioni di dollari con Miami. Lo stesso hanno fatto Quentin Grimes e Jonathan Kuminga. Le scelte del primo turno del draft NBA 2022 sono nel pieno delle trattative per il rinnovo dei contratti da rookie che, se non dovessero portare a un accordo entro la scadenza del 20 ottobre – come invece accaduto a Jović a Miami – li condurrebbero alla restricted free agency nella prossima estate.”

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