Maggio 2020, 24 per la precisione. Il CSKA Mosca trionfa alle Final Four di Colonia, porta a casa il secondo back-to-back della storia dell’Eurolega moderna e, settantacinque anni dopo, rende ancora la Germania territorio di conquista russo. E stavolta i nipoti cestisti dell’Armata Rossa si spingono ancora più a ovest rispetto a quanto era riuscito ai soldati sovietici nel 1945.
La prospettiva, tra il serio e il faceto, è buona per ricordare come i rapporti tra tedeschi e russi siano ancora argomento delicato, a volte buoni, altre volte gelidi tendenti al siberiano. Ma quella del ’45, appunto, l’Unione (concetto invero discutibile) delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Quindi non solo Russia, ma anche Lituania, storicamente vicina alla Germania e quindi a tiro di conquista. Come successe nel 1410, in una battaglia che oppose esercito teutonico e alleanza polacco-baltica e che prese il nome di Battaglia di Grunwald. O, in Lituania, battaglia di Zalgiris.
Campioni a maggio: il CSKA
Il CSKA inizia questo quarto anno dell’Eurolega 2.0 con le stigmate di campione in carica. Onere e onore, per quella che è una vera corazzata Potëmkin, non nel senso negativo che ne trae l’utente italiano dovuto alla critica fantozziana ormai divenuta paradigmatica, critica ingenerosa in quanto il film di Ejzenstejn resta di culto per il montaggio alternato e i significati simbolici di cui si carica.
No, il CSKA è una corazzata Potëmkin per il ruolo preminente e prolungato nelle attività cestistiche russe, come la nave epigona lo fu in quelle militari tra fine Ottocento e inizio Novecento. Nella VTB League domina, mentre nel massimo trofeo continentale capita che debba lasciare spazio ai competitor o in finale o in semifinale. Ma se ha saltato solo due volte (2002 e 2011) l’appuntamento con la Final Four dal 2002, ovvero da quando l’Eurolega è staccata dalla FIBA, significa che ha una abilità unica nel rinnovare sé stessa e il proprio impero.
Per farlo, quest’anno ha fatto partire due degli esterni e più forti degli ultimi anni provenienti dal continente europeo, Sergio Rodriguez e Nando De Colo, e li ha sostituiti due statunitensi puri come Ron Baker, in uscita dai Washington Wizards, e Mike James, capocannoniere della scorsa stagione della competizione e secondo quintetto, e qui non abbiamo bisogno di ricordare quale squadra lo ha rilasciato e con quale strascico di polemiche.
Interessanti anche i cambi sotto canestro, dove i 2.03 di Othello Hunter e i 2.06 di Alec Peters hanno lasciato posto ai 2.13 di John Voigtmann e i 2.14 di Koufos. La tattica di coach Itoudis per confermarsi campione potrebbe dunque essere quella di occupare fisicamente entrambe le aree e aprire quella offensiva con il tiro da tre.
Raggiungere lo Zenit
Sembra un paradosso, ma lo Zenit non può raggiungere lo zenit, inteso come punto più alto. Perché? Perché c’è sempre un’Armata Rossa di mezzo. Così la squadra della città natale di Vladimir Putin è relegata a un ruolo marginale.
Dall’anno passato la allena Joan Plaza, che ha lasciato il clima caldo e il sole di Malaga dopo cinque anni in cui ha vinto un’Eurocup lasciandosi attrarre dal freddo. Non la prima volta che compie questa scelta, perché nel 2012/2013 lasciò Siviglia e si accasò allo Zalgiris Kaunas, dove vinse un campionato lituano ma non la VTB League. Un allenatore competente che dopo aver ben guidato il Real Madrid non ha mai avuto panchine di primo piano: un peccato, per quello che resta una mente cestistica sottovalutata.
Ai suoi ordini ci sarà numerosi volti noti tra cui Ponkrashov, Albicy, Colton Iverson, Will Thomas, Ayòn, Abromaitis e quel Ponitka che ha ben figurato al Mondiale cinese con la sua Polonia. L’obiettivo sarà quello di evitare l’ultimo posto e portare a casa qualche scalpo importante.
Kaunas, dolce Kaunas
E così Saras è rimasto. Si era parlato di Barcellona, Maccabi Tel-Aviv e persino NBA come assistente, ma alla fine le mura domestiche hanno prevalso. E potrebbero persino raddoppiare, se pensate che il capoallenatore dei rivali del Lietuvos Rytas si è dimesso da ct della selezione baltica e che dunque il seggio è, ad oggi, vacante…
Non sarebbe male, considerando che molti membri delle future generazioni della Morte Verde (uno dei soprannomi della Lituania) vengono allenati quotidianamente proprio da Jasikevicius. Parliamo di Erikas Venskus, Rokas Jokubaitis, Laurinas Birutis e Karolis Lukosiunas. Insieme ai certo non anziani Lekavicius, Geben e Grigonis una colonna vertebrale notevole. Questi ultimi due, insieme a Lukosiunas, sono parte dei nuovi arrivi in quel di Kaunas: ad ora sembrano far parte della seconda unità, comunque vitale nel basket moderno.
La Lituania che verrà matura qui, provando come sempre a stupire.