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Blake Griffin a Detroit: chi ben comincia…

di Pierluigi Ninni
Blake Griffin 50

Non sembrava dovessero esserci scossoni in quel di Detroit prima della trade deadline e invece sono stati proprio i Pistons i protagonisti con una importante blockbuster trade: il team del Michigan ha infatti acquisito l’ex stella dei Los Angeles Clippers, Blake Griffin. In California sono stati spediti Avery Bradley, Tobias Harris, Boban Marjanovic,una prima scelta del 2018 e una seconda del 2019. I tifosi Pistons hanno dunque ora la possibilità di godersi una coppia di lunghi, almeno potenzialmente , da applausi; Blake Griffin va a costituire con Andre Drummond un duo in grado di garantire atletismo, rimbalzi e intimidazione sotto canestro davvero notevole.

Il passaggio, dopo quasi dieci anni, dalla soleggiata e splendida Los Angeles alla grigia Detroit non deve essere stato assolutamente facile. Considerando anche che con la firma sul quinquennale offertogli in estate dai Clippers, Griffin veniva considerato l’uomo franchigia per il post Chris Paul. Ma si sa, le cose in NBA, possono cambiare da un momento all’altro.

James Ennis, Andre Drummond and Blake Griffin. (Fonte: The State)

 

Numeri alla mano,nelle sue prime partite partite in maglia Pistons, Griffin viaggia più o meno ad una media di  26 punti, 8 rimbalzi e 6 assist, cifre più che ragguardevoli. Eppure il primo impatto è stato positivo e ha portato ad un’importante inversione di rotta. Vittorie su Cleveland,  Memphis, Miami, Portland, Brooklyn e le due sconfitte contro Hawks e, soprattutto, contro i Clippers . Una mini striscia di 5 vittorie consecutive, dovuta sicuramente all’entusiasmo portato nel roster dall’arrivo di una stella del calibro di Griffin.

A queste, però, è seguita una striscia di un successo e tre sconfitte, come a lasciare intendere che l’effetto benefico stia già iniziando a scemare, col reale valore della franchigia pronto ad emergere. Ciò che può far stare tranquilli i Pistons è l’intesa che sembra già buona con Andre Drummond. I due si conoscono molto bene, visto che si allenano insieme durante l’offseason ed anche per questo il granitico centro che si è detto assolutamente entusiasta del suo arrivo.

 

L’intesa tra Blake Griffin e Andre Drummond è già consolidata.

A vantaggio di un più rapido ambientamento del nativo di Oklahoma gioca anche la similitudine delle caratteristiche tra il suo nuovo compagno e quello che ha rappresentato con lui l’esplosivo duo in quella che era diventata la Lob City della NBA. Drummond così come DeAndre Jordan è un lungo fisicamente dominante, in grado di garantire un apporto notevole, con medie vicine a 15 punti e 15 rimbalzi a partita.

L’alchimia con il centro storico della Motor City prosegue a gonfie vele. Il gioco di Drummond, in fase di screen e di posizionamento nel pitturato, permettono un buon isolamento di Griffin nel midrange. Buona cosa per la possente ala, poichè le percentuali da quella zona del campo è in netto miglioramento rispetto alle passate stagioni. Bisogna ricordare che lo stesso Griffin può liberare l’area per Drummond stazionando sul perimetro ( e di conseguenza tentare qualche tripla, visto che se lo può permettere). Le responsabilità di Griffin sono incrementate ancora di più in fase di costruzione: il suo compito aggiuntivo è quello di garantire molti più assist per Drummond e giocatori di movimento come Anthony Tolliver o Reggie Bullock, in caso di tagli al centro. Blake a volte, preso un rimbalzo difensivo, si precipita a guidare la transizione. A differenza di DeAndre, Drummond è però dotato di un maggior ventaglio di soluzioni offensive. Queste, unite all’assoluta esplosività fisica di Griffin, garantiscono a coach Stan Van Gundy molte soluzioni offensive ed un campo leggermente più aperto. Inoltre l’arrivo di Blake Griffin sgrava Drummond della pressione di essere l’uomo franchigia, in quanto tale ruolo viene e verrà sempre maggiormente in seguito recitato dal neo arrivato. Griffin sarà il nuovo uomo di riferimento della franchigia.

 

Blake Griffin ha tutte le capacità per guidare le transizioni dei Pistons e creare nuove soluzioni per i compagni.

Con l’arrivo di  Griffin, i Pistons hanno ora il go to guy nei momenti calde delle sfide, come testimoniato dagli undici punti e due assist negli ultimi sette minuti di gara contro i Nets. Colpisce anche il miglioramento che dall’arrivo dell’ex Clipper sta avendo Stanley Johnson, mai così produttivo dalla sua entrata in NBA. L’ala ha disputato le ultime partite a 16 punti di media, conditi da 5 rimbalzi e 3 assist a partita, con il 45% dal campo.

Interessante sarà vedere la vera faccia dei nuovi Pistons, una volta che sarà tornato dall’infortunio il play Reggie Jackson. Nei piani di coach Van Gundy, il terzetto fondamentale per la franchigia del Michigan è il seguente: Jackson-Griffin-Drummond. Solo allora si potrà definitivamente capire se i Pistons hanno fatto bingo puntando sull’ex Clippers.

Solo la prosecuzione della RS ci potrà espletare se Griffin sarà stato in in grado di fare lo step definitivo nel diventare un leader vero. Per recitare il ruolo di stella assoluta dei Pistons, desiderosi di tornare ai piani alti dell’NBA già da quest’anno.

 

 

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