Nella NBA, si definisce scambio o trade quando una squadra accetta di scambiare uno o più dei suoi giocatori con uno o più giocatori di un’altra squadra. La trade viene solitamente negoziata tra i front office delle due squadre e deve essere approvata dalla NBA prima di diventare ufficiale.
Le squadre coinvolte in una trade ne concordano i termini, ad esempio quali giocatori vengono scambiati, eventuali scelte al draft che possono essere incluse e altre condizioni. Una volta che entrambe le squadre hanno concordato i termini, lo scambio viene ufficializzato e i giocatori coinvolti nella trade si trasferiscono nelle loro nuove squadre.
Gli scambi nella NBA possono avvenire per vari motivi, come migliorare le prestazioni di una squadra, liberare spazio salariale o acquisire abilità specifiche necessarie a roster per la squadra. A volte capita che sia un giocatore a chiedere alla sua squadra di essere ceduto via trade per ragioni proprie, come accaduto ad esempio con Kevin Durant, ceduto dai Brooklyn Nets ai Phoenix Suns, a James Harden, ceduto ai Philadelphia 76ers o a Kawhi Leonard, ceduto ai Toronto Raptors.
Nella NBA, una trade coinvolge due o più squadre che accettano di scambiare uno o più giocatori, scelte al draft o altri beni. Ecco una spiegazione dettagliata di come funziona una trade NBA tipica, passaggio per passaggio:
- Trattativa: uno scambio di solito inizia con una squadra che esprime interesse a scambiare uno dei suoi giocatori con un’altra squadra. I front office delle squadre negoziano i termini dello scambio, inclusi i giocatori e/o le scelte al draft che vengono scambiati. Possono anche discutere altre condizioni come somme di denaro o eventuali implicazioni sul tetto salariale come una trade exception.
- Approvazione della trade: una volta che le squadre hanno concordato i termini dello scambio, i dettagli vengono inviati agli uffici della NBA per l’approvazione. La NBA esamina la trade per assicurarsi che sia conforme alle regole e ai regolamenti. Se lo scambio viene approvato, diventa ufficiale e i giocatori coinvolti possono iniziare a giocare per la loro nuova squadra.
- Salary cap considerations: le squadre NBA hanno un tetto salariale, che è un limite su quanto possono pagare i giocatori a roster. Gli scambi possono variare la situazione del tetto salariale di una squadra, quindi i team devono tenerne conto quando negoziano una trade. Ad esempio, se una squadra cede un giocatore con uno stipendio alto, potrebbe essere in grado di assumere in cambio un giocatore con uno stipendio inferiore qualora abbia lo spazio salariale necessario senza “sfondare” il tetto.
- Visite mediche: prima che uno scambio possa essere completato, i giocatori coinvolti devono sottoporsi a un esame fisico per assicurarsi che siano abbastanza sani per giocare. Se un giocatore fallisce la visita medica (“physical” in inglese), lo scambio può essere annullato, oppure aggiustato con l’aggiunta di altri asset come ad esempio una scelta al draft. E’ il caso di quanto successo nel 2017 quando i Cavs ottennero via trade dai Celtics la guardia Isaiah Thomas: il giocatore non superò appieno i test, e Boston divette risarcire Cleveland con una seconda scelta futura al draft aggiuntiva.
- Trade deadline: la NBA ha una trade deadline, che di solito è a febbraio. Dopo tale deadline o scadenza, le squadre non possono più effettuare scambi per il resto della stagione. Tuttavia, le squadre possono ancora firmare free agent o rilasciare giocatori a roster.
- Scelte al draft: le scelte al draft possono anche essere scambiate come parte di una trade nella NBA. Ad esempio, una squadra può scambiare un giocatore e una scelta al draft con un’altra squadra in cambio di una migliore scelta al draft o di un giocatore che si adatta meglio alle proprie esigenze. Anche le scelte al draft possono essere protette, il che significa che cambiano di mano solo se rientrano in un certo intervallo.
Nel complesso, le trade NBA comportano una negoziazione tra le squadre, l’approvazione da parte della lega, le considerazione delle implicazioni sul tetto salariare dei team coinvolti, visite mediche e il possibile scambio di scelte al draft. L’obiettivo di uno scambio è solitamente migliorare le prestazioni di una squadra o soddisfare un’esigenza specifica.
La regola principale del mercato delle trade NBA, da cui si può sostenere derivino tutte le altre, è che in un regime di salary cap quando due o più squadre si scambiano dei giocatori via trade, i contratti di questi debbono pareggiarsi, ovvero avere lo stesso valore in dollari aggregato. Esistono poi diverse soglie di tolleranza che seguono un meccanismo “a scaloni” più complicato, a seconda della situazione salariale delle squadre coinvolte.
L’hard cap NBA spiegato bene
Uno dei limiti più rigidi che una squadra NBA può incontrare è essere “hard capped“. Cosa significa quando una squadra NBA è hard capped?
Una squadra può diventare hard capped in diversi modi, ad esempio utilizzando determinate eccezioni al tetto salariale o effettuando determinati scambi. Ad esempio, se una squadra utilizza una midlevel exception per le squadre che non pagano la luxury tax, o una bi-annual exception per firmare un giocatore, potrebbe diventare “hard capped”. Allo stesso modo, se una squadra acquisisce un giocatore in una sign and trade, anche questa potrebbe diventare hard capped.
Finire in regime di hard cap può limitare la capacità di una squadra di fare ulteriori mosse a roster, poiché queste non possono superare l’hard cap per firmare o scambiare per altri giocatori. Tuttavia, le squadre possono ancora fare scambi o ingaggiare giocatori con contratti a salario minimo anche se sono in regime di hard-cap. Una squadra NBA in regime di hard cap o “hard-capped” è in sintesi costretta a procedere a trade che siano perfettamente in parità tra contratti in uscita e contratti in entrata, non potendo in nessun modo aumentare ancora il proprio monte salari. Condizione che, come si intuisce, rende più complesso mettere in piedi degli scambi e riduce di molto la flessibilità per le squadre.
Che cos’e una sign and trade nella NBA e come funziona?
Una sign and trade è un tipo di scambio che coinvolge un giocatore che firma un contratto con una squadra e poi viene immediatamente scambiato con un’altra squadra. Una sign and trade consente al giocatore di ricevere un contratto più ricco di quello che avrebbe potuto ottenere se avesse semplicemente firmato con la nuova squadra come free agent, e consente anche all’ex squadra del giocatore di ricevere un compenso per la cessione del giocatore.
Ecco come funziona in genere una sign and trade:
- Il giocatore e la nuova squadra negoziano un contratto, che può durare fino a 4 anni e mai meno di 3 anni come da regole salariali NBA.
- Una volta concordato il contratto, il giocatore firma con la sua “vecchia” squadra, quella che lascerà via trade.
- La vecchia squadra cede quindi il giocatore alla sua nuova squadra, che lo riceve, possibilmente assieme a altri asset, come scelte al draft o altri giocatori.
Le sign and trade vengono spesso utilizzate quando un giocatore lascia una squadra ma quella squadra vuole ottenere qualcosa in cambio per il giocatore, invece di perderlo a zero via free agency. Una sign and trade può anche essere vantaggiosa per il giocatore, che in questo modo può ricevere un contratto più ricco di quello che avrebbe potuto ottenere se avesse semplicemente firmato con la sua nuova squadra da free agent.
Tuttavia, le sign and trade possono essere complicate e sono soggetti alle regole salariali NBA. La nuova squadra deve avere abbastanza spazio sul tetto salariale per ingaggiare il giocatore e deve anche essere disposta a cedere qualcosa in cambio alla squadra precedente del giocatore. Anche l’ex squadra del giocatore deve essere disposta ad accettare tale formula, deve poterla considerare vantaggiosa e non ha alcun obbligo ad accettarla.
Si può pensare a una sign and trade come a un “gentlemen’s agreement” tra due squadre, che accontenti la volontà del giocatore ceduto e che lasci qualcosa alla squadra che lo perde. Negli ultimi anni hanno cambiato squadra via sign and trade giocatori come Jimmy Butler (a Miami), Lonzo Ball e DeMar DeRozan (ai Bulls) e Kevin Durant (ai Nets)