Home NBA, National Basketball AssociationNBA Passion App Non ci sono più i centri di una volta…

Non ci sono più i centri di una volta…

di Alessandro Ferrara
Embiid Sixers

“…Non esistono più i centri di una volta…”

Quante volte ho sentito, letto e condiviso questo pensiero. In passato, quando riguardavo i video dei centri degli anni ’90 (Robinson, Olajuwon, Ewing, Morning, Mutombo…) e li confrontavo con quelli odierni, un profondo senso di malinconia mi assaliva. Come poteva Dwight Howard essere paragonato a Shaq? L’unica somiglianza che notavo era nella percentuale ai tiri liberi. Poi, molto lentamente, draft dopo draft, sono entrati nella lega prospetti interessanti che, per fortuna, hanno spodestato dal trono di “migliori centri puri della lega” Bynum e Howard, e ne stanno arrivando o ne sono appena arrivati alcuni come Embiid pronti (se la salute lo permetterà) a stravolgere di nuovo la lega…

I migliori centri della lega?

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Marc Gasol contro Towns e Wiggins dei TWolves

Attualmente, il miglior centro puro della lega è, a mio parere, Marc Gasol. Non è enormemente superiore agli altri centri di prima fascia ma è certamente il più maturo e continuo nelle prestazioni e, in più, garantisce prestazioni ad altissimo livello ad entrambi i lati del campo. La coppia con Conley è molto ben assortita, servirebbe un terzo violino.

Subito sotto metto DeMarcus Cousins. Non sono mai stato un grande fan di Cuz, mi è sempre sembrato una prima donna poco propensa a spendere più ore del dovuto in palestra e molto brava a far andare la lingua, ma non si può discutere il suo talento. Ora che è più vicino ai 30 che ai 20 anni, è il momento di concretizzare con i risultati. Una medaglia d’oro alle Olimpiadi è un buon inizio ma ancora troppo poco per non passare per perdente.

Sui primi due sta recuperando fortissimo un certo Karl-Anthony Towns. Anzi, lo metto dietro ai primi due solo perché è ancora un kid, ma questo è destinato a diventare il migliore della lega e uno dei migliori di sempre. Quest’anno avrà ancora più la palla in mano, aumenteranno punti e assist. A Minnesota sperano che, oltre alle sue statistiche personali, aumentino anche le vittorie della squadra.

Ah e ne mancherebbe uno: Andre Drummond, centro di peso, centro dal grande futuro a Detroit. Non c’è nessuno capace di usare il corpo meglio di Andre nel pitturato per catturare rimbalzi. In testa alla lega per rimbalzi nella passata stagione con 14.8 per gara, numero 1 per “putback scoring”. Nonostante sia limitato in range di tiro offensivamente, Drummond può considerarsi a tutti gli effetti uno dei migliori centri della lega moderna.

 

Futuro assicurato:

Joel Embiid.

Joel Embiid.

In rampa di lancio troviamo Joel Embiid, Jahlil OkaforMyles Turner Rudy Gobert.

Embiid dopo due anni di inattività, ha fatto vedere cose molto interessanti al suo debuttocome, ad esempio, velocità di piedi e tiro in sospensione non comuni per un 7 piedi. Ma quanto potrà durare visti i problemi fisici avuti in passato?

Il ritorno prepotente di Embiid toglie inevitabilmente minuti a Okafor che, nonostante tutte le vicissitudini della passata stagione (cambi continui nel roster, cambio di dirigenza e nessun veterano a consigliarlo) ha concluso la sua prima stagione a quasi 18 punti e 7 rimbalzi di media in 30 minuti giocati.

Turner è uno dei giocatori che ha sorpreso di più durante questa prima settimana. Nella vittoria contro Dallas ha messo 30 punti con 16 rimbalzi e 4 stoppate, con canestri pesantissimi nel finale. Se Indiana riesce a risolvere in fretta i problemi di adattamento al nuovo sistema di Teague e Ellis, la squadra potrà girare meglio e anche Turner ne gioverà.

Rudy Gobert ha appena rinnovato a cifre altissime e si merita tutti i soldi fino all’ultimo centesimo. Non ha un talento straripante come i primi centri analizzati ma è davvero lungo, protegge l’area come pochi e corre molto bene il campo. Con gli innesti di Joe Jhonson e George Hill e la maturazione di giovani come Exum, Hood e proprio Gobert, i Jazz rischiano di diventare una mina vagante a Ovest, capaci di battere chiunque in stagione regolare e di strappare un gettone per i playoff.

Oltre a loro meritano una menzione speciale Capela degli Houston Rockets, che con l’addio di Howard ha la strada spianata per far vedere di che pasta è fatto; Hassan Whiteside, diventato il leader dei Miami Heat del nuovo corso post Bosh e Wade a suon di stoppate e punti importanti.

Minor Talento: ma tanto rendimento

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Di altissimo livello ma di minor talento sono Al Horford e Brook Lopez. Il primo mi sembra il pezzo mancante che serviva a Boston per diventare squadra da playoff fissi ogni anno, mentre Lopez, prima scelta offensiva a Brooklin, se non avrà altri problemi fisici chiuderà la stagione a 20 e 10 di media.

Con loro anche Dwight Howard, finito da Houston ad Atlanta, sua città natale dove sta ritrovando se stesso… Come non citare anche DeAndre Jordan, fresco (ma non più di tanto) vincitore dell’oro olimpico con la nazionale statunitense e pronto al salto di qualità con i Clippers (arriverà?). Jonas Valanciunas dei Toronto Raptors, Marcin Gortat dei Washington Wizards, Nikola Vucevic degli Orlando Magic. Tutti centri dall’alto rendimento quasi sempre assicurato. Ah ed uno in particolare, che è passato sottotono, ma che sta facendo una stagione (un avvio di stagione) davvero ottimo a livello di punti e soprattutto difesa, tanta difesa è sicuramente Robin Lopez. Passato dai Knicks ai Bulls in estate ha preso l’eredità pesante di Pau Gasol e Joakim Noah: non ha la qualità offensiva del catalano, non ha la forza difensiva del francese ma è un giocatore intelligente, che sa fare il suo lavoro nel pitturato e si avventura poche volte in giocate fuori dal contesto e da quello che gli chiede Fred Hoiberg. Un centro davvero da tenere d’occhio…

Il “caso” Anthony Davis

Anthony Davis non è un centro puro e quindi non mi sento di inserirlo tra i migliori della lega nel ruolo. Lui rientra in una categoria di giocatori a parte, dai mezzi fisici surreali, uno visione di come saranno gli atleti del futuro. Solo i problemi fisici e una squadra alla sua altezza lo separano da titoli di MVP.

Una tendenza è sembrata evidente dalle prime partite della stagione: i centri di oggi tirano da tre. E le fortune delle squadre risiederanno in gran parte nella capacità di avere un 7 piedi in campo in grado sia di proteggere l’area che di aprire il campo in attacco tirando con percentuali dignitose dall’arco. Da Gasol a Towns, da Cousins a Turner, sono tutti giocatori in grado di alzarsi da tre punti e di metterla con continuità.

E’ proprio vero: “non esistono più i centri di una volta”.

 

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