Eh si: non è così semplice analizzare questo momento; e non lo è vista l’entità del protagonista e la sua importanza per una città, per uno stato, per una Lega e per uno sport interi. Acqua sotto i ponti ne è passata tanta da quel draft 1998, ma, a distanza di ben 19 anni, siamo ancora qui a rendere omaggio ad uno dei più grandi atleti della storia del basket. Non era scontato ma, già in nottata contro i Lakers, “Wunder”Dirk Nowitzki ha raggiunto quel traguardo che solo pochissimi possono permettersi di annoverare nella propria bacheca. E’ proprio il caso di dirlo: benvenuto Dirk nel’esclusivo club dei 30k punti.
L’uomo prima del giocatore:
Come detto, durante questa notte appena passata, il tedesco è riuscito in questa impresa, forse anche prima di ciò che le ultime medie punti avrebbero fatto immaginare; ma lo si è visto da subito: Nowitzki è entrato su quel parquet “caldo”, voglioso di tirare, voglioso di segnare, voglioso di scalare quegli ultimi cm che lo separavano dalla vetta. E direi che ci è riuscito abbastanza bene: i 20 punti che mancavano prima del game sono stati liquidati (e superati) nel primo tempo, chiuso con ben 25 segnature.
Pubblico in totale delirio, compagni festanti, Boss Cuban raggiante e saltellante, maestro di vita e di basket (Holger Geschwinder) in lacrime, una marea di video messaggi sugli schermi, con gli omaggi di tanti ex compagni come Terry e Kidd, e di molte personalità internazionali in campo sportivo; tanta TANTA gioia ed emozione in tutti i presenti; un evento così non capita tutti i giorni, anzi.. Ma in questo caso forse è stato ancor più speciale, perchè da quel famoso 1998 Dirk non ha vestito altro che blu, non ha amato nessuno fuorchè Dallas e il suo pubblico. Ha giurato silenziosamente fedeltà a quei colori; colori che lo hanno subito accolto a braccia aperte e che lui ha saputo ripagare con rara maestria.
Aldilà del personaggio sportivo, Nowitzki è riuscito a guadagnarsi il rispetto anche per il comportamento e atteggiamento esemplare che ha sempre mantenuto, dentro e fuori dal campo. Mai una parola di troppo, mai un atteggiamento fuori posto o eccessivo; quando provocato ha sempre reagito da vero signore, come dimostrato da quell’episodio targato 2011, quando venne sbeffeggiato da LeBron e soci durante le Finals, situazione gestita in modo magistrale. Un Uomo con la U maiuscola, vero grande esempio per i campioni di domani.
Altro aspetto che sottolinea la sua onestà è stato il non pensarci due volte a tagliarsi l’ingaggio pur di permettere alla squadra di avere maggiori margini per crescere; siamo sinceri: questo non lo farebbe forse nemmeno un giocatore di bassa categoria. E invece? A dare l’esempio è stato un simbolo, un trascinatore, un top player, un giocatore che avrebbe avuto ogni diritto di aumentare le proprie pretese, altro che diminuirle. Hut ab, Dirk.
Una città e un pubblico ai suoi piedi:
Nowitzki ha fatto forse il regalo più grande che un pubblico NBA possa desiderare: la vittoria di un anello; e quell’anello, in ogni caso, resterà nella storia, perchè si è trattato di un vero trionfo di Davide contro Golia. Dirk, dopo essere cresciuto negli anni al fianco di maestri del calibro di Nash e coach Nelson e la delusione terribile del 2006, si è caricato sulle spalle tutto l’ambiente, con conseguenti giganti responsabilità, senza essere circondato da veri Top Players, ma da grandi veterani giunti forse agli ultimi colpi di coda. Il tedesco ha saputo motivarli, facendo da fulcro nel meccanismo pressoché perfetto e ben oliato che erano i Mavs della stagione 2010/11.
Tutto era contro di loro: statistiche, possibilità, opinioni delle grandi firme del giornalismo, ma questo non è bastato. Con il tedescone al centro di tutto ogni ostacolo fu superato, arrivando alla gioia più grande: l’anello a cui va aggiunto il premio MVP delle finali. Eroico, eroici.
Dal titolo del 2011 le cose non sono sempre state rose e fiori per lui e per i Mavericks; ci sono state stagioni mediocri, anche più negative, con conseguente (legittima) possibilità per lui di cambiare aria, cercare fortuna in un Team che potesse regalargli presto una seconda occasione. E invece no, perchè non sarebbe stato un atteggiamento alla Nowitzki. Meglio (o peggio) di un matrimonio, “in salute e in malattia, fino alla fine”. Ennesimo motivo di orgoglio per lui e l’intera Mavs Nation.
Da quasi 20 anni, simpatia infinita:
Altro motivo per cui Nowitzki ha saputo farsi amare è l’estrema leggerezza e simpatia, caratteristica che non lo ha solo contraddistinto negli anni giovanili ma che prosegue tuttora, senza comunque far mai mancare serietà e dedizione nel lavoro quotidiano. Ragazzo estremamente autoironico (alla faccia della freddezza teutonica..), protagonista di video quasi demenziali, dalle imitazioni alle parodie. Per un tifoso mettiamo insieme questo aspetto, le capacità sportive e l’amore per una maglia: non può che ottenersi un accenno di perfezione.
Dirk è sempre stato un personaggio diverso, per certi versi fuori dagli schemi ordinari e un pò più distaccato dalle luci dei riflettori, più impegnate forse ad illuminare cose non così tanto meritevoli; il suo legame con lo staff (dal presidente al personale degli uffici) è indissolubile, dal primo giorno. Il pubblico lo ama e lui non si tira mai indietro dal ricambiare, che sia per una foto o un high five a fine partita. Ormai è leggenda, e questo è innegabile. In momenti come questi è molto difficile svestire i panni del tifoso e indossare quelli più formali del giornalista; ma, tifosi o non tifosi, quei due metri e tredici di classe cristallina hanno un solo finale: l’olimpo dei più grandi.
Ora siamo a 30k, l’anno prossimo (probabilmente) lo si vedrà ancora calcare quei parquet; il momento del distacco definitivo sarà un vero dramma sportivo, una mancanza che riecheggerà per molto tempo, anche al di fuori dei confini di Dallas e dell’American Airlines Center. Ma questa è un’altra storia, a cui non dobbiamo pensare..
Ora godiamoci solo questo ennesimo traguardo di uno dei più grandi, in attesa del prossimo fadeaway da applausi. Wilkommen im Club, Dirk!