De Raffaele Reyer Venezia, una vera e propria storia d’amore durata 12 anni se si considera anche il percorso da vice allenatore dal 2011 al febbraio 2016. Il tecnico livornese è subentrato a Recalcati il 14 febbraio del 2016, guidando gli oro-granata fino a domenica 5 febbraio 2023, quando la sconfitta contro Brindisi lo ha portato all’esonero: 7 anni – quasi – di trofei e grandi gioie alla guida dei lagunari, con un percorso in crescendo rossiniano che ha avuto come ultima vetta la Coppa Italia del 2020 vinta a Pesaro partendo dalla testa di serie numero 8.
De Raffaele-Reyer Venezia, 12 anni di storia
Quella tra De Raffaele e la Reyer Venezia è stata una vera e propria storia d’amore durata 12 anni, dall’inizio da vice allenatore sino all’insediamento da head coach arrivato nel febbraio di 7 anni fa. Arrivato in laguna nel 2011, il tecnico livornese ha iniziato il percorso con la società del presidente Brugnaro come assistant coach di quell’Andrea Mazzon che ancora oggi è a Venezia, ma alla guida della squadra femminile. L’esonero di Mazzon ha portato in panchina Zare Markovski, che non è riuscito a ricompattare un gruppo sfaldato: l’arrivo di Recalcati nell’estate 2014 ha dato il via alla rivoluzione oro-granata, con la conferma dell’ex giocatore di Livorno e Pistoia da vice allenatore alle spalle – appunto – dell’esperto e vincente tecnico medaglia d’argento ad Atene con gli azzurri alle Olimpiadi del 2004. L’esonero di “Charlie” a metà febbraio 2016 dopo la semifinale playoff ed un ritorno in Europa ha portato allo storico insediamento di “WDR” sulla panchina veneziana: sarebbe stata solo questione di tempo raccontò Recalcati in futuro, visto che era già previsto a fine stagione. Da quel 2016 ad oggi sono passate 403 panchine, 4 trofei ed innumerevoli vittorie pesanti oltre che un senso di famiglia ed unione che club e tecnico sono riusciti a costruire negli anni. 2 scudetti, 1 FIBA Europe Cup ed una Coppa Italia, il tutto tra il giugno 2017 ed il febbraio 2020, un continuo di successi che – forse – nessuno si aspettava, ma che De Raffaele ha conquistato con un’identità forte e precisa.
4 trofei, da Trento a Pesaro: De Raffaele fa la storia
Walter De Raffaele ha scritto la storia. Piaccia o no, a Venezia il tecnico livornese ha marchiato la sua Reyer con qualcosa di inconfondibile, a partire da un senso di appartenenza forte, fortissimo, passando per una difesa rocciosa che è stata marchio indelebile dei successi. Il primo mezzo anno il coach ex Pistoia ha consolidato le basi della squadra di Recalcati, dandole una maggior frizzantezza grazie agli innesti in corso d’opera di Ejim e Pargo: proprio il primo sarà fondamentale nella stagione successiva. Quella Reyer, quella del 2017, è diventata macchina perfetta con il passare dei mesi e con gli innesti in corso d’opera di Esteban Batista e del “rientrante” Stone: fisicità e grande qualità nel correre il campo i marchi di fabbrica di una squadra guidata da una serie di leader imponenti come Ress, Ortner, Haynes, lo stesso Stone, Filloy e quel Bramos divenuto simbolo per delle giocate da fenomeno. Un senso di unione, compattezza, spirito di sacrificio e squadra che ha rovesciato ogni tipo di pronostico andando a battagliare contro ogni tipo di avversario, dalla Avellino di Ragland alla Trento di Forray. Ci ha pensato Bramos a disegnare la parabola che ha spezzato il cuore bianco-nero in una drammatica gara 5 al Taliercio, con la squadra di De Raffaele in vera missione capace di conquistare il tricolore due sere dopo in Trentino con sacrificio e grande attenzione difensiva. Un marchio che ha portato alla FIBA Europe Cup nel 2018 nonostante il gravissimo infortunio occorso ad Orelik a Milano e i tanti problemi fisici di Bramos: in una finale tutta italiana il talento di Peric ed Haynes ha steso ancora Avellino al Taliercio.
Lo scudetto del 2019
Lo scudetto probabilmente più sofferto è quello del 2019, la Reyer viene da una stagione non brillante ed ai playoff gioca tutte le partite possibili ed immaginabili per superare le sue avversarie: contro Trento al primo turno ci vuole gara 5 per passare, contro Cremona ci vuole una perfetta gara 7 per stendere la Vanoli al Pala Radi, con il marchio a fuoco di Bramos, Cerella e Stone tra difesa ed attacco. La finale con Sassari è un inno all’agonismo, partite tirate e sudate, colpi di scena e giocate folli: il 22 giugno 2019 in un Taliercio stracolmo ci pensa Bramos ad affondare la Dinamo, è la solita Reyer in missione, quella con il marchio indelebile di De Raffaele. Squadra che quando conta alza il livello di attenzione, energia ed aggressività, che rende il proprio canestro un muro impossibile da scalfire. La costante delle 3 sfide decisive ha il nome di Michael Bramos, braccio armato di un gruppo che giocava insieme e che lottava con il coltello tra i denti. Difesa, attacco, la grande imprevedibilità di giocatori come Daye, Haynes e Watt, la solidità vincente di Stone, Bramos e Vidmar ed il senso di attaccamento di De Nicolao, vero ago della bilancia: è la Reyer di De Raffaele in tutto e per tutto.
La Coppa Italia 2020
L’ultimo trionfo, la Coppa Italia: non c’è più Haynes in cabina e la squadra soffre, ma trova l’esplosione di un Tonut incontenibile. A Pesaro cadono nell’ordine Virtus Bologna, Olimpia Milano e Brindisi. Sarà l’ultimo acuto e trofeo di una Reyer con l’inconfondibile marchio di Walter De Raffaele: Daye MVP nella sua Pesaro è la ciliegina su una torta perfetta, la solita impeccabile trasformazione da 12 giocatori a squadra in missione la costante del torneo. De Nicolao, Bramos, Vidmar, Stone, Watt, Daye ed – appunto – un Tonut in versione demonio, senza contare l’apporto di gregari come Mazzola e Cerella: è l’ultimo grande ballo trionfale degli oro-granata.
4 trofei con la grande certezza di avere un gruppo di uomini prima che giocatori, una squadra con gli attributi e con personalità da vendere: forse coach De Raffaele ha proseguito un lavoro iniziato da Recalcati, ma l’idea di squadra in missione e l’apporto umano di un tecnico diventato sempre più condottiero non può passare inosservato.
De Raffaele-Reyer Venezia, senso di appartenenza
De Raffaele-Reyer Venezia, un binomio vincente durato 7 anni, durato 403 panchine e 4 trofei. Certo, ci sono stati momenti difficili e non tutto è stato rose e fiori, ma il coach livornese oltre ad avere il grande merito di creare un gruppo solido, coeso e presente mentalmente in qualsiasi situazione è stato ovviamente il condottiero nei successi portati a casa. Senso di appartenenza, voglia di vincere, mentalità, lucidità, personalità e grande spirito di sacrificio.
Il tecnico più vincente nella storia del club oro-granata ha certamente proseguito su un solco tracciato da Recalcati, ma ha plasmato la sua creatura ad immagine e somiglianza dandole ulteriore valore ed ulteriore credibilità in un processo di crescita che non si è interrotto in nessun momento. Quello che ha trasmesso De Raffaele è senso di appartenenza non solo al club ma anche ad una maglia prestigiosa e storica come quella oro-granata, con un idea tattica data dal noi anziché dall’io e dalle individualità: ci vogliono ovviamente poi le giocate dei campioni per rovesciare l’inerzia ed alzare le Coppe, ma se non esiste un gruppo non c’è base che tenga.
Carismatico, attento ai dettagli e maestro della difesa, De Raffaele ha creato una squadra a sua immagine e somiglianza con il passare del tempo, anche attraverso momenti difficili come i fischi del Taliercio ricevuti all’intervallo del match contro Pistoia: per avere una squadra perfetta ci vuole tempo e pazienza, oltre alla grande capacità gestionale del gruppo in ogni singolo momento della stagione. La costante dei gruppi vincenti è la capacità di arrivare alle partite decisive in forma, con gli uomini settati verso il grande obiettivo e con la giusta mentalità del fare un passo in avanti quando tutto conta. Immagine perfetta delle squadre di De Raffaele è Austin Daye: il talentuosissimo figlio di Darren era ad un passo dal taglio nel marzo 2019, ma è lì che è svoltata la stagione sua e di Venezia, con il recupero tattico e mentale di colui che appena 3 mesi dopo sarebbe diventato MVP delle Finali scudetto. Un’opera messa in atto dal tecnico classe 1968, che è davvero eccellente nella gestione dei rapporti umani e professionali.
Quel che ha lasciato a Venezia non si descrive a parole, ma trova forma nei trofei e nel suo modo di guidare quella Reyer che era un tutt’uno con tifoseria, piazza e città: carisma, venezianità intrisa in un animo livornese e senso di appartenenza che non ha eguali.
De Raffaele-Reyer Venezia, un binomio vincente storico ed indissolubile che va oltre l’esonero e la fine di una storia: parole e chiacchiere se le porta via il vento, i trofei restano nella bacheca personale, del club e di una piazza che ha certamente apprezzato il modo di vivere la sua creatura oro-granata. Tra detrattori e sostenitori la certezza è che coach De Raffaele in laguna ha scritto la Storia.