Non si può restare in silenzio

di Giacomo Manini

“So che questo paese é meglio di tutto ciò. Non riesco più ad assistere in silenzio. Sono triste e abbattuto. Bisogna assolutamente trovare soluzioni per assicurare alla gente di colore un trattamento equo e giusto e fare in modo che i poliziotti, che mettono comunque a repentaglio le proprie vite per proteggerci ogni giorno, vengano rispettati e supportati. Sono stato cresciuto da genitori che mi hanno insegnato ad amare e rispettare le persone a prescindere dalla razza o dal background sociale, quindi sono profondamente triste e frustrato per la retorica che ci sta dividendo e le tensioni razziali che sembrano peggiorare.”  – Michael Jeffrey Jordan

Jordan ha fatto seguire i fatti alle parole: annuncia due donazioni da un milione l’una, all’Institute for Community-Police Relations e al fondo di difesa legale del Naacp, una delle più importanti organizzazioni per i diritti delle persone di colore. “Anche se so che queste donazioni da sole non bastano, spero che queste risorse aiutino entrambe le associazioni” – ha aggiunto a tal proposito.

“Come americano orgoglioso di esserlo, padre che ha perso il proprio papà in un atto insensato di violenza (assassinato nel 1993), e come nero, sono stato profondamente colpito dalle morti di afroamericani per mano di agenti di polizia e ho provato rabbia per il codardo atto di odio compiuto da chi ha preso di mira e ucciso poliziotti. Sono in lutto insieme alle famiglie di chi ha perso i propri cari, e conosco il loro dolore.”
Usa parole chiare e semplici, per cercare di arrivare a più persone possibili. Il messaggio di MJ segue quelli di Carmelo Anthony, LeBron James e altri atleti.

Che ruolo possono avere gli sportivi in queste vicende?

E’ ormai opinione comune che cantanti, sportivi e star in generale possano avere più presa sulle persone, rispetto ai politici. Abbarbicarsi su opinioni di merito a riguardo, è quantomeno anacronistico. La realtà vede i vip comunicare con i propri fan immediatamente tramite i social. Quindi il peso di ogni parola detta, ad esempio, di un giocatore NBA, può contribuire a cambiare le cose. Banalmente possiamo dire che è come il concetto alla base dei testimonial pubblicitari: “Se LeBron dice che questi cereali sono buoni, mi fido.” Per questo devono usare i social con raziocinio. Non è facile, però devono imparare a convivere con questo aspetto dell’essere famosi. Ragazzi neri provenienti da brutti quartieri, tendezialmente saranno più propensi ad ascoltare uno che ha fatto il loro medesimo percorso di vita e ce l’ha fatta, piuttosto che persone con background totalmente diverso. Questa situazione è da accettare e da sfruttare.

LBJ to Melo to MJ to…

LeBron James con la maglia "I can't breathe"

LeBron James con la maglia “I can’t breathe”

LeBron ha indossato in passato la maglia commemorativa per Eric Garner, il ragazzo morto in seguito a una manovra proibita condotta da un agente nelle fase dell’arresto. Non fu l’unico a morire per mano della polizia, in quel periodo. Per questo il King, ma pure Kobe, Rose e altri sono scesi in campo anche in quella faccenda.

Qui l’intera lettera di Michael Jordan  https://theundefeated.com/features/michael-jordan-i-can-no-longer-stay-silent/

Melo si è esposto più di tutti invitando i colleghi a fare lo stesso. Per cercare di scuotere l’ambiente, ha scritto parole davvero toccanti: “Sono disposto anche a guidare io stesso la protesta, se necessario. Dobbiamo essere intelligenti in merito a ciò che è necessario fare. Abbiamo bisogno di orientare la nostra rabbia nella giusta direzione. Se sei un essere umano, questi temi ti devono interessare. Dobbiamo chiedere il cambiamento. Dobbiamo essere il cambiamento. Il tempo è adesso. Io ci sono dentro completamente. Prendetevi le vostre responsabilità. Entrate in azione.”  Per approfondire http://www.sportfair.it/2016/07/strage-di-dallas-carmelo-anthony-guida-la-protesta-cosi-puntiamo-al-cambiamento/399260/#CpX5leKOIyPz8uLg.99

Insomma i volti del basket sono schierati compatti, in più Adam Silver ha già convocato Anthony per un incontro con il Consiglio di Amministrazione della NBA.

L’unione fa la forza

Quattro amici che talvolta giocano a basket, che non possono restare in silenzio

Quattro amici che talvolta giocano a basket, che non possono restare in silenzio

Lo sport americano è da sempre un veicolo della protesta razziale. Dalla medaglia olimpica gettata nel fiume da Cassius Clay. Passando per il pugno alzato sul podio olimpico del ’68. Il caos generale esploso per il processo ad OJ Simpson. Fino alle recenti proteste per il caso, Donald Sterling. I giocatori dei Clippers, in segno di protesta, indossarono le magliette al contrario durante il riscaldamento. In prima linea c’era ancora LeBron James: “Non c’è posto per i Donald Sterling nella Nba.”  Compatti si possono ottenere risultati importanti. Quattro tra i giocatori più forti della lega, sono amici, questo deve essere un simbolo da mostrare al mondo. Insieme si può emergere, non c’è bisogno del conflitto aperto, nonostante le barbarie perpetuate dalle forze dell’ordine. L’elezione di Obama aveva illuso che questi problemi si fossero risolti. La polvere dal tappeto è stata solo in parte rimossa, c’è ancora del lavoro da fare. I giocatori NBA e Michael Jordan hanno deliberato che non si può più restare in silenzio, in futuro non ci sarà il filo diretto con un presidente che sogna di possedere una squadra nella lega e che è un grande appassionato di palla a spicchi.

Come si vede da questo video, ma si può facilmente riscontrare nell’imitazione di Curry o in altri video, Obama ha un ottimo rapporto con i giocatori, la speranza è che questa unione continui, affinché la situazione migliori. Gli sportivi hanno un ruolo fondamentale nella società, è ora che tutti se ne accorgano. Il silenzio è terminato. Ora come dice Melo: cambiare le cose, è un dovere!

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