Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Manuale Toronto Raptors 2018/2019: l’ultima chiamata

Manuale Toronto Raptors 2018/2019: l’ultima chiamata

di Olivio Daniele Maggio
Toronto Raptors 2018/2019

L’ultima chiamata, gli ultimi squilli che preannunciano l’arrivo di una chance, l’ennesima, allettante. Una possibilità per diventare grandi dopo alcuni flop rovinosi: c’è da vedere se i Toronto Raptors risponderanno presente o se cadranno ancora una volta nel tranello. Dopo che l’incubo LeBron James ha fatto le valigie per Los Angeles, lecito aspettarsi che la franchigia canadese faccia un salto di qualità, anche perché stavolta c’è il go-to-guy che da quella parte serviva come il pane: Kawhi Leonard.

La blockbuster trade che ha cambiato le sorti del team sa tanto di una mossa ‘o la va o la spacca’. Masai Ujiri ha strappato l’ala piccola (ai box da un anno per infortunio) ai San Antonio Spurs riuscendo a non sfaldare il gruppo e dando in cambio DeMar DeRozan, uomo che pareva destinato ad essere il franchise player. Ne varrà la pena? C’è da considerare che Kawhi è in scadenza di contratto e nel prossimo luglio potrebbe decidere di volare verso altri lidi; ma è altrettanto vero che se le cose fileranno tutte lisce si potrebbe costruire qualcosa di grosso a Toronto. In ogni caso, il roster è comunque messo in condizione di affrontare la rebuilding se ci sarà un altro fallimento. Una cosa è certa: i Raptors dovranno rispondere presente all’ultima chiamata. Come? Scopriamolo assieme attraverso il manuale Toronto Raptors 2018/2019.

MANUALE TORONTO RAPTORS 2018/2019: L’ANNATA PRECEDENTE

  • Record: 59-23
  • Piazzamento: seed #1, Eastern Conference
  • Rendimento playoff: semifinali di Conference (sconfitta contro i Cleveland Cavaliers, 4-0)
  • Offensive rating: 111
  • Defensive rating: 103.2
  • Team leaders: DeMar DeRozan (23 PTS); Jonas Valanciunas (8.6 REB); Kyle Lowry (6.9 AST)

MANUALE TORONTO RAPTORS 2018/2019: I MOVIMENTI ESTIVI

Il mercato estivo dei Toronto Raptors si è costituito di un numero di movimenti tanto esiguo quanto significativo. Prima di tutto, l’addio a coach Dwane Casey, Coach of The Year nel 2018 dopo il primo posto in regular season. L’ennesima eliminazione ai playoff per opera dei Cleveland Cavaliers è costata carissima al nuovo allenatore di Detroit. Il suo posto è stato rilevato dall’assistente Nick Nurse, specialista della fase offensiva e degno di nota per i progressi fatti dall’attacco dei Raptors nell’ultima annata. Insieme a questo, l’altra mossa inattesa si colloca al 18 luglio: Jacob Poeltl e la bandiera e stella DeMar DeRozan vengono spediti a San Antonio insieme a una prima scelta, in cambio arrivano Danny Green e, soprattutto, Kawhi Leonard. I due costituiscono figure che mancavano nel roster e, allo stesso tempo, un tentativo quasi estremo. Green è quella figura di 3&D tanto imprescindibile nella pallacanestro attuale, Leonard si deve ergere a stella di assoluto valore nelle due metà campo, con il dubbio delle sue condizioni fisiche e mentali e con una spada di Damocle che pende sulle teste del front office canadese; Kawhi sarà free agent a fine stagione e il suo desiderio è sempre stato quello di giocare nella natia Los Angeles. Una scommessa insomma.

MANUALE TORONTO RAPTORS 2018/2019: L’ANALISI

La manovra dei Raptors, almeno nella passata regular season, è parsa corale e fluida grazie al pick and roll/pop con l’handler di turno, Jonas Valanciunas (ormai abile ad aprire il campo) e alle spaziature pulite, che hanno permesso ai vari giocatori di attaccare il ferro o di colpire sugli scarichi. Ora, persa una stella, si tratta di inserirne un’altra, senza perdere la fluidità creatasi e cercando di perpetrarla anche nel decisivo momento dei playoff.

Kawhi Leonard, nell’ultima stagione giocata in casacca Spurs, ha dimostrato di essere divenuto un giocatore in grado di catalizzare e cambiare l’inerzia in attacco (una crescita, visto che precedentemente è stato sempre apprezzato per le abilità nell’altra metà campo). Nel contesto canadese l’ala piccola gestirà molti possessi, aggredendo in palleggio il proprio marcatore (oppure sfruttando un gioco a due) e andando ad insaccare in layup o con un lob beffardo; il suo passo potente e cadenzato gli permettere di essere rapido ed efficiente, anche quando c’è da concludere dal midrange. Leonard è freddo e pulito nell’esecuzione, tanto che possiamo parlare di garanzia sotto questo aspetto: in fondo, ha tirato con il 43.2% da palleggio nella stagione 2016/17. Senza contare la sicurezza con cui riesce a tirare in step back. Il suo lavoro, nella metà campo offensiva, dovrà essere non dissimile da quello che faceva DeRozan, comportando il ruolo di primo terminale.

 

Le qualità nell’uno contro uno di Leonard potranno essere utili quando ci saranno da sbloccare situazioni difficili.

La circolazione di palla potrebbe essere a tratti bloccata dalle scorribande del nativo di Riverside, che d’altro canto può essere efficace in modalità catch and shoot, pur non essendo questa la sua soluzione prediletta (nel 2016/17 solo il 25.7% dei suoi tiri arrivava da ricezione, contro il 45.8% dei tiri da palleggio); ma in tale campo è Danny Green quello che ai Raptors può giovare di più: la sua capacità di trovare tiri all’interno del sistema e di generare movimento lontano dalla palla con le uscite dei blocchi (37.2% nel tiro dall’arco da ricezione diretta nella scorsa annata) sarà elemento di ulteriori attenzioni per la difesa, aprendo spazi più ampi allo stesso Leonard, ma anche ai giochi a due di Lowry con Valanciunas e Ibaka.

La panchina di Toronto darà sicuramente una mano, visto che il nucleo è rimasto lo stesso; in particolare, la crescita delle riserve potrebbe passare in gran parte dai miglioramenti offensivi di giocatori d’energia come Anunoby e Siakam, i quali dovranno trovare la maniera di esibire discrete percentuali da fuori, in modo da aprire il campo per le scorribande dell’estroso Van Vleet.

Con la partenza del centro di riserva Poeltl e grazie all’arrivo di Leonard, Nurse potrà schierare un interessante quintetto small ball formato da Lowry, Green, Anunoby, Leonard e Ibaka. La difesa usufruirebbe della versatilità e prontezza nei cambi, conditi dalla copertura sulle linee di passaggio e sulla prestanza fisica dei giocatori. Inoltre, verrebbe più naturale giocare in transizione, cosa poco amata dalla squadra di Casey (giocava a neanche 100 possessi a partita) e che potrebbe invece giovare, soprattutto ai playoff, occasione in cui la staticità dell’attacco Raptors si è sempre rivelata fatale. D’altronde proprio dalla difesa del proprio canestro passano le fortune dei Raptors, non brillanti in questo fondamentale nella scorsa stagione. La questione principale sarà quella di tutelare Valanciunas, giocatore lento di piedi e di spirito non proprio guerriero. L’idea di Nurse potrebbe essere quella di attorniarlo di giocatori versatili e capaci di cambiare contro ogni avversario, in modo da permettere al pivot lituano di limitare le escursioni lontano dall’area.

 

Con una difesa più aggressiva e attenta, Toronto ha la possibilità di attaccare in transizione.

CONCLUSIONE

Il roster lungo e di qualità, insieme con i sacrifici fatti per portare Leonard in Canada, pongono un unico obiettivo alla truppa di Nurse: raggiungere le Finals. Sulla carta, i Raptors sono i primi rivali dei Celtics nella corsa al trono lasciato sguarnito da LeBron James e questa volta non potranno deludere in postseason, come succede da troppe stagioni. Se l’inserimento di Leonard procedesse bene e la fluidità offensiva della regular season si trasferisse anche al palcoscenico dei playoff, a Toronto l’obiettivo andrà ben oltre quello sopra annunciato…

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