161 punti, 67 su 130 dal campo, 21 su 62 dall’arco, 26 su 34 in lunetta, 30 rimbalzi, 33 assist e 20 palle perse. Questi sono i numeri se sommiamo le ultime quattro prestazioni di LaMelo Ball. In stagione LaMelo si sta prendendo 24.9 tiri a partita, convertendoli nel 43% dei casi e 35.6% quando tira da 3 punti, per un totale di 31 punti di media (secondo solo a Giannis). La sua usage percentage (la percentuale di possessi in cui il giocatore influenza il risultato di tale possesso rispetto a quelli di squadra) è del 38.88%, seconda soltanto a Harden nel 2019 e Westbrook nel 2017 nella storia della NBA. Numeri già giganteschi, che hanno subito un vistoso incremento negli ultimi quattro incontri, con un picco di 50 punti e 10 assist contro Milwaukee.
Ma il tema non sono tanto le statistiche del numero 1 degli Hornets, ma come queste sono correlate ai risultati di squadra: 1 vinta e 3 perse in queste quattro gare, mentre in stagione sono a 6 vinte e 12 perse.
Colpa della squadra o di LaMelo?
Nel momento in cui le prestazioni altisonanti di un giocatore non coincidono con una vittoria ci sono tre possibilità: o la squadra è scarsa o i numeri del giocatore in questione sono fini a sé stessi o entrambi. In questo caso siamo nella terza ipotesi.
In effetti, tolto Brandon Miller, non c’è nessun giocatore che possa creare punti in autonomia. Tre Mann non ha giocato le ultime tre e Micic non sta giocando bene. Gli altri sono tutti tiratori, nemmeno eccellenti a dirla tutta. Il reparto lunghi è decimato e Moussà Diabate, l’unico non infortunato, è un giocatore ancora molto acerbo. Quindi ci sono le responsabilità della squadra, ma adesso parliamo di quelle di LaMelo.
C’è già un problema di fondo quando per parlare di una squadra si devono fare due discorsi separati, uno per parlare della stella e uno per il resto del gruppo. La miglior versione di Charlotte infatti la vediamo quando Ball gioca insieme agli altri quattro, coinvolgendoli nella costruzione, ma spesso questo non accade.
Il fratello di Lonzo ama prendere tiri contestati da oltre l’arco, a volte anche da più lontano; altrimenti se il difensore è più lento di lui riesce a disorientarlo con qualche finta e a batterlo per attaccare il pitturato, dove non cerca quasi mai la via per il ferro, ma preferisce concludere con un floater.
Riuscire a ricavare 31 punti a notte dalla shooting selection appena descritta attesta l’enorme talento di questo giocatore. Infatti il numero 1 degli Hornets ha un grande tocco e una facilità di rilascio disarmante, ma nonostante ciò resta piuttosto inefficiente. Oltre a delle percentuali non scintillanti e a una media di palle perse molto alta (4.5), la causa dell’inefficienza di LaMelo è il basso numero di liberi tentati a partita.
Se prendiamo i 16 migliori scorer della stagione, solo Edwards e Mitchell tentano meno liberi di lui. Ball tira dalla lunetta 5.8 volte a partita ed è un numero che dovrebbe aumentare considerando che il libero è il tiro più efficiente del basket.
Però il motivo principale per cui LaMelo dovrebbe migliorare la propria shooting selection e abbassare il numero di tentativi dal campo è che sarebbe un passatore eccezionale. Pochissimi giocatori in NBA hanno una visione di gioco del suo livello e nonostante ciò gli assist a partita sono 6.9, non così tanti, soprattutto se consideriamo che gestisce ogni possesso degli Hornets.
Ball ha un enorme talento da passatore, aiutato anche dalla sua altezza, superiore alla media dei pariruolo. Non perde mai il controllo di ciò che fa, non va mai nel pallone e sa gestire le situazioni di pick-and-roll sia quando viene raddoppiato fuori dall’arco che quando entra nel traffico del pitturato. Le 4.5 palle perse a partita dovrebbero contraddire ciò che ho appena detto, ma in realtà derivano maggiormente da pigrizia o leziosità.
Il problema di LaMelo è che non sfrutta a pieno la sua migliore qualità, cioè quella da passatore, mentre si concentra maggiormente sullo scoring, dove non è allo stesso livello. Questo non è da imputare solo a lui, ma anche alla squadra, che in certi momenti lo costringe a giocare da solo. Infatti nelle ultime tre sconfitte il plus/minus di Ball è sempre stato migliore della differenza tra i punteggi finali tra le due squadre. Senza dubbio gli Hornets sono meglio con lui in campo e senza dubbio è compito del coach quello di rendere la propria squadra indipendente dalla propria stella, anche se pure LaMelo potrebbe contribuire nel fare entrare in partita i compagni.
Leader difensivo… sì ma per numero di falli
LaMelo non è un difensore orrendo, ha mani veloci, intuisce le linee di passaggio e ha la stazza per marcare i suoi pari ruolo. Infatti è il leader della sua squadra per deflections (palle sporcate) con 47 e ha una media di 1.1 rubate a partita. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia…
Chris Herring ha pubblicato un bellissimo articolo per ESPN in cui analizza approfonditamente sia la difesa che l’attacco di Ball. L’articolo è lungo, quindi riporterò solo idati difensivi più interessanti.
LaMelo è il leader in NBA per falli per partita: 70 falli in 17 partite, 4 delle quali lo hanno visto fuori dal campo nel finale dopo aver commesso il sesto personale. Queste statistiche sarebbe giustificabili per giocatori come Anunoby, Gobert, Adebayo, Jones, cioè grandi difensori che ogni partita marcano l’avversario più forte. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno questi 70 falli potrebbero essere visti come un indicatore di impegno nella metà campo noiosa. Difatti LaMelo quando c’è da mettere la mano non si tira indietro, si butta sulle linee di passaggio e cerca di non essere un buco difensivo alla Trae Young.
Herring riporta anche alcuni dati non incoraggianti riguardo la difesa sulla palla di Ball. Chi lo attacca dal palleggio segna 1.37 punti di media ogni volta che conclude con un tiro (dato più alto in NBA tra i giocatori che hanno difeso almeno 90 volte in una situazione come questa). Quando è lui a difendere il portatore di palla Charlotte deve mandare un aiuto il 91% delle volte. Infine c’è anche l’impatto generale sulla difesa di squadra: gli Hornets subiscono 5 punti in più su 100 possessi se LaMelo è in campo.
Ball ha tutto per diventare un difensore almeno competente e, fino a quando non sarà un attaccante da 30 punti, 10 assist che tira col 50/40/90, è costretto a evolversi anche sulla metà campo meno divertente.
LaMelo Ball è un volto fondamentale per la NBA
Dopo aver parlato degli aspetti tecnici del giocatore vorrei riservare qualche riga anche per parlare della parte mediatica. Si parla di LaMelo già da prima che entrasse in NBA. Un po’ per la spinta del padre, un po’ per le giocate sopra le righe, i fratelli Ball sono sempre stati sulla bocca di tutti. Melo vanta 10 milioni di followers su Instagram, dove è bravo a creare interesse sulla sua figura non solo per ciò che fa sul parquet, ma anche per i suoi outfit e il suo lifestyle in cui ostenta grandi macchine, denti dorati e case lussuose. Uno può pensarla come gli pare, ma indubbiamente è capace di attirare l’attenzione.
In campo è uno dei giocatori più divertenti da guardare. Negli USA definiscono il suo modo di giocare shifty, smooth o anche swag. LaMelo usa in maniera spettacolare le finte di corpo e le esitazioni, è bravissimo a far sparire la palla e prova dei circus shot impossibili. Vederlo giocare fa venire voglia di andare al campetto per provare a imitarlo.
Un giocatore così serve. Servono i giocatori capaci di creare interesse, di appassionare le persone. Preferisco al 100% che LaMelo resti questo giocatore e continui a far appassionare i ragazzi che si approcciano al basket, piuttosto che evolversi in un giocatore più convenzionale, magari anche più vincente, ma con meno appeal. Anche se questo interesse dovesse rimanere superficiale o soltanto finalizzato a copiare la tripla su una gamba sola al campetto, comunque sarebbe un successo per il basket.