Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsDenver Nuggets La storia dei loghi NBA: i Denver Nuggets, Rocky Mountain High

La storia dei loghi NBA: i Denver Nuggets, Rocky Mountain High

di Giacomo Greco
I 9 loghi nella storia di Denver

Prosegue il viaggio alla scoperta dell’origine dei nomi e dei loghi delle franchigie NBA; l’ottava puntata ha come protagonista i Denver Nuggets e il loro logo, cambiato tante volte nella loro storia.

Denver è la capitale del Colorado,  730.000 persone, che la porta ad essere la quinta capitale di uno stato USA per popolazione.

Soprannominata “mile high city” per la sua altitudine (più di 1.600 metri, un miglio), la città si trova ai piedi delle Montagne Rocciose e conta oltre 200 parchi.

Soprattutto, è sede dei Denver Nuggets, franchigia che ha cambiato diversi loghi nella sua storia, scopriamo la loro evoluzione.

La storia del logo dei Denver Nuggets: le origini

Tutto parte da James Trindle, uomo d’affari californiano, e dalla sua cordata, a cui viene affidato l’incarico di dar vita a una nuova franchigia ABA , con sede Kansas City.

Missione fallita in Kansas; dietro imbeccata del commissioner ABA, George Mikan (proprio lui, l’ex dominante big man dei Lakers anni 50), si dirigono a Denver, città che aveva già ospitato i Nuggets (per una sola stagione NBA, nel 1949/50).

Qui hanno miglior fortuna, e nascono i Denver Larks (le “allodole”, uccelli tipici del Colorado), squadra iscritta alla stagione ABA 1967/68.

La cordata capeggiata da Trindle ha però gravi problemi finanziari, e arriva l’aut aut di Mikan: o versate una cauzione di 100.000 dollari o cedete la franchigia.

La soluzione è vendere i due terzi della azioni dei Larks a Bill Ringsby, uomo d’affari di Denver proprietario della Rocket Truck Lines, una grossa società di trasporti. Ringsby, diventato azionista di maggioranza, cambia subito il nickname della squadra, che diventa “Rockets”.

Il primo logo dei Nuggets? “Ringsbiano”

E’ sempre Ringsby a progettare il primo logo dei Denver Rockets.

Un pallone da basket tagliato orizzontalmente dalla scritta nera ROCKETS iscritta in un rettangolo arancione contornato di nero, completato dalla scritta DENVER in alto e RINGSBY SYSTEM in basso. Queste ultime due scritte sono incluse in un cerchio bianco che contorna la palla, e a loro volta da un cerchio arancione con contorno nero.

Il logo usato dai Denver Rockets dal 1968 al 1971

Logo Denver Rockets 1968-1971

Possiamo dirlo, Ringsby non si sforzò più di tanto …

La città risponde entusiasta alla nuova squadra che comincia le prime due stagioni con un record positivo ma senza fare strada nei playoffs.

Nuggets, arriva la prima star: Spencer Haywood

La prima vera star a giocare a Denver è Spencer Haywood.

Haywood fa scalpore perché diventa il primo giocatore professionista a non completare i quattro canonici anni di college (con Detroit Mercy). I Rockets furono costretti a difendere la scelta del ragazzo, che doveva mantenere la madre e nove fra fratelli e sorelle.

Inizia un rapporto di amore/odio fra Haywood e i Rockets. Sul campo fa sfracelli (30.0 punti e 19.5 rimbalzi a partita!) ma le frizioni cominciano dopo il primo anno, per i continui ritardi nei pagamenti dello stipendio.

Haywood decide quindi di trasferirsi nella NBA, ai Seattle Supersonics, non prima di aver vinto una battaglia legale con la sua ex squadra.

Nel 1972 la franchigia cambia proprietà e viene acquistata da Frank Goldberg e Bud Fischer, uomini d’affari californiani.

Decidono subito di cambiare il logo, più in stile cartoon e associato in maniera più stretta al nickname.

La base è un razzo giallo/viola mentre palleggia sulle Montagne Rocciose, completato nella parte superiore dalla scritta DENVER e nella parte inferiore dalla scritta ROCKETS (entrambi viola), il tutto su sfondo bianco e all’interno di un cerchio viola.

Il logo usato dai Denver Rockets dal 1972 al 1974

Logo Denver Rockets 1972-1974

1974, cambia il nickname: ecco i Denver Nuggets

Cominciano a rincorrersi voci di una possibile fusione fra ABA e NBA a cui sarebbero interessati anche i “razzi” di Denver.

Dovrebbero però cambiare anche nickname, nella NBA giocano già gli Houston Rockets.

Siamo nel 1974 e in seguito ad una votazione popolare vince l’opzione Nuggets (“Pepite”), un ritorno al passato e un chiaro riferimento storico; nel 1800 il Colorado era letteralmente invaso da cercatori d’oro e d’argento in cerca di fortuna.

Va cambiato anche il logo, il razzo gialloviola non è più adeguato e si sceglie l’immagine di un minatore.

Il protagonista diventa “Maxie the Miner”, riferimento a Yukon Cornelius, uno dei personaggi della storia natalizia “Rudolph la renna dal naso rosso”.

Il barbuto minatore è immortalato entusiasta per aver scoperto un pallone ABA che tiene nella mano sinistra, mentre nella mano destra stringe il suo piccone. Maxie si trova all’interno di un cerchio blu con DENVER al di sopra e NUGGETS al di sotto della sua figura.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 1974 al 1976

Logo Denver Nuggets 1974-1976

Lo sbarco nella NBA

Il 1976 è il grande anno del salto nella NBA, (oltre che dell’ennesimo cambio di proprietà) a fare compagnia alle Pepite ci sono anche New York Nets, San Antonio Spurs e Indiana Pacers.

Denver è una squadra molto competitiva, forte delle superstar David Thompson e Dan Issel e allenata da Larry Brown, che però non riesce a fare strada nei playoffs e con problemi finanziari (dopo aver pagato una tassa d’iscrizione alla NBA di due milioni di dollari).

Lo sbarco in NBA porta alla riprogettazione del logo, con diversi particolari cambiati:

  • scompare la scritta ABA sul pallone
  • toni più scuri
  • la bocca di Maxie è annerita
  • vengono eliminati il nome della squadra e il cerchio in cui era iscritto il minatore
Il logo usato dai Denver Nuggets dal 1976 al 1981

Logo Denver Nuggets 1976-1981

Denver, la città arcobaleno

Arriviamo al 1982 con un cambiamento radicale del logo della franchigia.

Un semicerchio con linee orizzontali color arcobaleno nella parte superiore e quadratini color arcobaleno nella parte inferiore, in stile mosaico. Sullo sfondo le Montagne Rocciose ricoperte di neve. A completare il tutto, la scritta Denver Nuggets al di sotto del semicerchio. Nasce il “Rainbow Skyline” logo.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 1982 al 1993

Logo Denver Nuggets 1982-1993

Gli anni ’80 vedono i Nuggets come una delle squadre più divertenti da seguire, con un attacco atomico armato da Alex English (miglior realizzatore dell’intera decade e miglior realizzatore della storia della squadra), Kiki Vandeweghe, Fat Lever, ma anche una difesa porosa (la partita col punteggio più alto di sempre nella storia NBA è appunto un Nuggets-Pistons del 13/12/1983 vinta da Detroit 186-184 dopo 3 tempi supplementari).

La squadra arriva sempre ai playoffs per tutto il decennio con il punto più alto toccato nel 1985 quando Denver arriva in finale ad Ovest prima di essere eliminata dai Los Angeles Lakers.

Gli anni ’90 dei Denver Nuggets: un clamoroso upset e poi il buio

Nel 1994 nuovo logo: una cima di montagna blu scura innevata sopra la scritta NUGGETS color oro tagliata diagonalmente dalla scritta bianca DENVER su sfondo rosso. Il tutto rivestito di rosso.

Nasce il “Mountain Peak” logo.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 1994 al 2003

Logo Denver Nuggets 1994-2003

Questo nuovo logo è propiziatorio alla clamorosa impresa dei Nuggets nei playoffs del 1994.

Denver si qualifica per la post-season come ottava testa di serie e a detta di tutti sarà facile preda dei Seattle SuperSonics di Gary Payton, Shawn Kemp e Detlef Schrempf, che hanno dominato la regular season.

Invece… invece i Nuggets compiono uno dei più clamorosi upset mai visti nella storia NBA, e vincono la serie 3-2.

Ma non basta: nel turno successivo gli avversari sono gli Utah Jazz di Karl Malone e John Stockton, che vanno avanti 3-0 nella serie.

Tutto finito? Macchè… Denver trova la forza di vincere 3 gare consecutive e porta Utah a gara 7 prima di arrendersi.

Una versione operaia di quei Nuggets, la stella è Dikembe Mutombo che chiude la post-season con 5.8 (!) stoppate di media, altri giocatori di rilievo sono Laphonso Ellis, Mahmoud Abdul-Rauf, Reggie Williams e Robert Pack.

La squadra da lì in poi cade in un baratro con ben 8 stagioni consecutive senza playoffs, in cui sono incluse anche le terrificanti stagioni 1997/98 e 1998/99, chiuse rispettivamente con 11 e 14 vittorie.

Fallimenti dovuti anche alle tribolate vicende societarie con diversi cambi di proprietà e il rifiuto iniziale della città a concedere l’appezzamento di terreno su cui sorgerà il Pepsi Center, se non dietro l’assicurazione di mantenere i Nuggets a Denver per almeno 25 anni.

L’arrivo di Stan Kroenke e la stabilità

Il nuovo millennio porta finalmente stabilità e buone notizie.

Luglio 2000, Stan Kroenke acquista i Nuggets, i Colorado Avalanche della NHL e il Pepsi Center (inaugurato nel 1999 con un concerto di Celine Dion) il tutto per 450 milioni di dollari.

Nell’acquisto c’è una condizione accettata da Kroenke: dovrà mantenere i Nuggets e gli Avalanche a Denver per almeno 25 anni.

Il 2004 è un altro anno importante.

La squadra seleziona nel draft Carmelo Anthony, che sarà il faro dei Nuggets per 7 stagioni e mezza, con la squadra sempre ai playoffs: soprattutto Denver arriva a giocarsi l’accesso alle Finals nel 2009, dove ancora una volta a imporre lo stop saranno i Los Angeles Lakers, poi campioni.

Ma è anche l’anno in cui il logo passa a toni più allegri: diventano protagonisti una combinazione di azzurro e oro brillante, lo sfondo da rosso diventa blu.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 2004 al 2008

Logo Denver Nuggets 2004-2008

Piccole modifiche vengono apportate nel 2009, con la parola NUGGETS più brillante e il ritorno del colore blu navy a contornarne la scritta.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 2009 al 2018

Logo Denver Nuggets 2009-2018

Carmelo Anthony lascia Denver nel febbraio 2011, dopo voci durate mesi e finisce ai New York Knicks in una megatrade; fra gli altri, in Colorado arriva anche Danilo Gallinari.

Il logo dei Denver Nuggets oggi

E si arriva al passato recente.

La stagione 2018/19 porta con sé un nuovo moderno logo, iscritto in due cerchi giallo e rosso.

Dopo il cerchio rosso ecco un altro cerchio blu in cui si trovano il nome della squadra e due stelle dorate.

Al suo interno un altro cerchio rosso, con la parte graficamente più interessante: due picconi dorati incrociati fra di loro, con in mezzo le cime delle Montagne Rocciose che sembrano illuminate dal sole, e al di sotto dei picconi un pallone da basket con le cuciture bianche e dorate.

Il logo usato dai Denver Nuggets dal 2019 ad oggi

Logo Denver Nuggets 2019-oggi

Ecco le parole di Josh Kroenke, presidente dei Nuggets, sulla nuova creazione:

La nostra franchigia ha una ricca storia, con numerosi loghi e design passati durante la nostra incredibile storia quasi cinquantennale qui a Denver. Il viaggio che ha portato all’attuale logo è iniziato diversi anni fa, con ricerche di mercato e conversazioni approfondite con i nostri fan, giocatori chiave e i nostri sponsor.

I Denver Nuggets hanno sempre accolto con favore il cambiamento e sono sempre favorevoli all’innovazione, come dimostra la nostra evoluzione: dai Denver Rockets dell’ABA, a Maxie the Miner, all’iconico Rainbow Skyline e al Mountain Peak.

Ogni era del basket targato Nuggets ha avuto il suo tratto distintivo, e i nostri fantastici tifosi devono sapere che quest’ultima evoluzione ha lo scopo di celebrare la nostra storia e nel frattempo girare pagina per rappresentare il presente e il futuro della nostra squadra.

I Nuggets puntano a diventare una contender NBA, grazie ai giovani rampanti, Nikola Jokic, Jamal Murray, Gary Harris, Michael Porter Jr e Bol Bol.

Occhio però, fra cinque anni scade la promessa di Kroenke…

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