Una risposta, giudicata non abbastanza forte e soprattutto “fuori fuoco” della commissioner WNBA Cathy Engelbert ha messo in difficoltà la massima dirigente della lega di basket femminile USA, dopo un suo intervento al programma TV “Power Lunch” su CNBC.
Durante un episodio andato in onda due giorni fa, il conduttore Tyler Mathisen ha chiesto a Engelbert cosa ne pensasse della tendenza “inquietante” in termini di contenuti nella discussione, soprattutto sui social media, sulla rivalità tra Caitlin Clark e Angel Reese. Commenti e giudizi che a dire di Mathisen nella sua domanda hanno assunto connotazioni razziste nel confronto tra le due giocatrici, e anche di discriminazione sessuale e di genere. “Come sta intervenendo o può intervenire la WNBA per contenere questo fenomeno, quando vede che due delle atlete più rappresentative sono coinvolte, non in prima persona ma tramite le rispettive fanbase che dicono cose oltre il limite?“.
Nella sua risposta, Cathy Engelbert ha preferito sottolineare quanto questo tipo di rivalità sportive possano funzionare da cassa di risonanza per la promozione di un movimento, e ha paragonato gli esordi WNBA di Caitin Clark e Angel Reese, a lungo rivali al college a Iowa e LSU, a quello nel 1979 di Larry Bird e Magic Johnson, e della dicotomia, anche basata sul colore della pelle dei due, cavalcata dai media dell’epoca “anche se i social media ovviamente non esistevano (…) ora non c’è più apatia (verso la WNBA, ndr), a tutti interessa cosa succede. Se c’è qualcosa che so, è che le rivalità sportive servono, la gente vuole vederle, vuole vedere le partite tra rivali come conseguenza, la gente non vuole vedere carinerie e gentilezze tra rivali“. E sull’odio, a volte neppure nascosto, distribuito a piene mani a mezzo social, Engelbert si è limitata a dire di “spiegare sempre alle atlete di ignorare ciò che si scrive“.
Una risposta che ha anche senso dal punto di vista del marketing di un prodotto, ma che dal lato umano difetta non poco. Ed è per questo motivo che la commissioner ha incassato le critiche anche delle giocatrici, per voce del sindacato WNBPA e di alcune delle atlete più rappresentative. “Questa è la risposta che la commissioner avrebbe dovuto dare” così la WNBPA in un comunicato “a una domanda molto chiara che riguardava razzismo, misoginia e discriminazioni che le giocatrici devono subire. Che non c’è assolutamente spazio nello sport e nella vita per le parole d’odio, razziste, omofobe e misogine che le nostre giocatrici debbono leggere e sentire sui social media. I nostri tifosi dovrebbero elevare il nostro Gioco e non gettare a terra le persone che lo animano (…) questo tipo di tido tossico non deve pèiù essere tollerato né ignorato, c’è bisogno di azioni immediate, cosa che si sarebbe dovuta fare francamente già tempo fa“.
Breanna Stewart, star delle New York Liberty e 2 volte MVP WNBA, nonché 3 volte medaglia olimpica in carriera, si è detta “delusa da ciò che ha sentito, perché abbiamo visto come la popolarità di Reese e Clark sia stata utile ma abbia portato con sé aspetti come quello razziale, a livelli mai visti. Noi vorremmo che il nostro sport sia uno spazio inclusivo in cui le persone possano essere sé stesse. Engelbert avrebbe dovuto approfittare in modo diverso dell’occasione, spiegarsi meglio e semplicemente dire ai tifosi che basta così“.
Cathy Engelbert ha cercato di porre rimedio con un post sui social: “Durante una recente intervista in TV, mi è stato chiesto di rispondere circa la tendenza inquietante che il discorso sulle rivalità nella WNBA ha preso sui social media. Voglio essere chiara: non c’è assolutamente spazio per odio e razzismo di alcun tipo nella WNBA, né altrove“.