Reyer Venezia, 150 anni di storia non sono per tutti, anzi. Il 16 novembre 1872 nasceva infatti la Reyer Venezia, ma – come capiremo a breve – non direttamente la società di pallacanestro. In questo articolo andremo ad approfondire la storia di quella che è una delle società più storiche del panorama sportivo e cestistico italiano, viaggiando nel tempo tra i successi, gli uomini simbolo e gli obiettivi del team lagunare.
La società Reyer Venezia: nascita e primi successi
La società sportiva Reyer Venezia viene fondata il 16 novembre 1872 da Pietro Gallo, insegnante di ginnastica ed amico di quel Costantino Reyer che – triestino – darà il nome a quella che a tutti gli effetti sarà la prima società di ginnastica a Venezia. Il nome Costantino Reyer verrà scelto dalla seduta fondante del 9 novembre ed approvato dallo stesso insegnante triestino – trasferitosi a Graz – nei giorni successivi. La seduta definitiva dove verranno conclusi gli accordi sarà – appunto – quella del 16 novembre di 150 anni fa.
La pallacanestro a Venezia – però – arriverà nel 1907 grazie alla professoressa Ida Pesciolini che approda in laguna con le sue allieve della Mens Sana per la dimostrazione della palla al balzello. Ufficialmente la pallacanestro entra a far parte della società soltanto 18 anni più tardi, nel 1925. Nel frattempo la polisportiva ha trovato casa presso la Scuola Nuova della Misericordia, eretta dal Sansovino tra il 1534 ed il 1583.
I primi grandi successi con la pallacanestro in laguna arriveranno nel 1942 e 1943: sono gli anni della Seconda Guerra Mondiale ed a Venezia spopola questo nuovo sport, saranno proprio questi gli anni che segneranno il grande amore della società Reyer Venezia verso la pallacanestro. Il primo scudetto del 1942 è vinto dopo una grande lotta di testa con Milano, Bologna e la Bruno Mussolini Roma. Battendo le prime due citate, sbancando Pavia e con l’omologazione del risultato di Monfalcone la squadra veneziana si gioca il titolo alla Misericordia contro il team romano: pari punti in classifica, scontro pari, l’incontro della laguna decreterà dunque chi sarà campione d’Italia. La sfida del 14 giugno è equilibratissima, con i padroni di casa a dare il colpo decisivo nei minuti conclusivi. La sfida terminerà 33-28 per il team guidato da Carmelo Vidal.
Il secondo scudetto – se possibile – arriva ancor di più al cardiopalma: dopo il penultimo turno i lagunari hanno 3 punti di ritardo dal club emiliano, ma c’è da giocare lo scontro diretto a Venezia e – soprattutto – la Reyer deve recuperare la sfida di Trieste. Il big match con Bologna giocato nell’entusiasmante cornice della Misericordia è teso, vibrante e giocato punto a punto, con i padroni di casa a spuntarla per 28-24 e l’occasione di vincere il tricolore nel recupero di Trieste della settimana dopo. Per la terra giuliana partiranno tantissimi tifosi a seguito della squadra, un esodo: la sfida sarà a senso unico e si chiuderà sul 24-53 per i ragazzi reyerini, che festeggeranno così il secondo scudetto consecutivo della loro storia.
74 anni per tornare grandi, è la Reyer Venezia di Bramos e De Raffaele
Bisognerà attendere 74 anni prima di rivedere la Reyer Venezia tornare grande, o meglio, tornare Campione d’Italia. Sono passati tantissimi grandi campioni per la laguna, ma non sono arrivati trofei. Arriva una cocente sconfitta in finale di Coppa Korac nel 1981 contro Badalona a Barcellona, era la grande squadra di Dalipagic, Haywood, Grattoni, Carraro, Gorghetto; arriveranno fallimenti, rinascite e quel Luigi Brugnaro che agli inizi del secolo 21° unirà le due squadre maschile e femminile sotto il marchio Umana.
Proprio con a capo l’imprenditore veneziano la squadra oro-granata tornerà grande, anzi, grandissima. L’anno domini è il 2016-2017, in panchina c’è quel Walter De Raffaele arrivato in laguna al primo anno di Serie A nel 2011-2012 da vice allenatore di Andrea Mazzon. Il coach livornese prenderà – poi – il posto di Carlo Recalcati nel febbraio 2016 dopo che i veneti hanno trovato posto tra le prime 4 società in Italia nei precedenti playoff. La stagione 2016-17 non è delle più semplici ed a novembre la squadra si trova con un record del 50% in classifica e sotto di 13 contro Pistoia in casa: all’intervallo del match con i toscani – con il Taliercio che fischia – cambia la stagione. Da quel match poi vinto arriveranno altre 9 vittorie consecutive tra LBA e Champions League, con una grande sterzata verso lidi più sereni e carichi di entusiasmo. A febbraio l’arrivo di Batista e Stone, giocatore che diventerà idolo del Taliercio, implementa un pacchetto stranieri di prim’ordine e la Reyer Venezia ne trae giovamento: dopo le Final Four di Champions League, nei playoff italiani vengono eliminate in successione Pistoia (3-1) ed Avellino (4-2), con la costante di aver chiuso la serie lontano dal Taliercio. La finale con Trento è vibrante, dopo 4 sfide serratissime si torna in laguna per Gara 5 sul 2-2: la partita del Taliercio è brutta, a basso punteggio, clamorosamente fisica e intensa, con gli ospiti guidati da un grande Hogue sul +9 a 5′ dal termine. Arriverà in quel momento con una grande mossa tattica di De Raffaele la svolta: Stone cancella Hogue mettendosi come 5 tattico, gli oro-granata recuperano punto su punto ed arrivano con il possesso del sorpasso a 6″ dal termine che capita tra le mani di Bramos. L’esterno greco in uscita dai blocchi spara la tripla del sorpasso a pochissimo dal termine, sarà questa l’immagine della serata e di quello che 2 giorni dopo – a Trento – diventerà lo scudetto numero 3 della storia.
La stagione successiva arriverà uno storico primo posto in regular season di LBA con la macchia di un infortunio gravissimo ad Orelik al Forum: il lituano verrà sostituito da Austin Daye, giocatore che l’anno successivo farà pentole e coperchi nei momenti topici. Tornando al 2018, arriverà un’eliminazione per 3-1 in semifinale playoff contro Trento, ma qualche settimana prima gli oro-granata trovavano comunque il modo di alzare un trofeo: la FIBA Europe Cup alzata da Ress al Taliercio dà continuità ad un progetto vincente al termine di una cavalcata culminata con lo scontro finale contro Avellino.
La stagione successiva svolta a marzo, quando De Raffaele lascerà fuori dai 12 Daye: per il fuoriclasse della California si vocifera un taglio. L’infortunio di Washington rimette in pista il giocatore ex Detroit Pistons, che cambia le carte del team oro-granata: prestazioni da fuoriclasse, talento al servizio della squadra e – soprattutto – un ruolo da sesto uomo cucito su misura. I playoff sono tiratissimi, Trento viene distrutta in Gara 5 al Taliercio, Cremona cade dopo una bella Gara 7 tra le mura amiche. Sassari è la finalista: il team di Pozzecco è imbattuto da un sacco di partite e dimostra di essere avversario forte, in salute e di qualità, ma la Reyer trova dalla sua una Gara 7 praticamente perfetta. La sfida cruciale si gioca al Taliercio, Bramos con 11 punti consecutivi sfonda il muro isolano e porta i suoi sul +22 a metà terzo quarto: è il momento topico, i bianco-blu non hanno energie e perdono partita e scudetto. Dopo 2 anni è di nuovo grande gioia in laguna.
La stagione 2020 dura a metà per l’avvento del Covid-19, ma la Reyer trova il tempo ugualmente di alzare un trofeo: è la Coppa Italia, coppa che era diventata maledetta per gli oro-granata. Entrati con la testa di serie numero 8 ed all’ultimo respiro, i veneziani eliminano la Virtus Bologna ai quarti con una prodezza di Daye a fil di sirena, spediscono a casa l’Olimpia Milano con una grande rimonta e stendono Brindisi dopo 40′ solidissimi e molto intensi. MVP del torneo sempre Daye.
Dalipagic, Haywood, Bramos, Szewczyk, quanti grandi nomi
Sono tantissimi i nomi che hanno vestito la gloriosa casacca della Reyer Venezia, l’epoca brillante legata a Tonino Zorzi, Carraro, Gorghetto, Dalipagic e Haywood, una squadra fortissima che ha perso all’ultimo tiro una finale di Coppa Korac che pareva già vinta contro Badalona, come già detto in precedenza. Sono nomi che si sono legati a doppio filo alla storia di questo club. Praja ha il record di 70 punti realizzati all’Arsenale contro Bologna, l’americano leggiadro 4 volte All-Star NBA ha dominato in lungo ed in largo in laguna. Carraro e Gorghetto hanno legato il loro nome indissolubilmente alla Reyer di fine anni 70 e primi anni 80: simboli di una grande squadra, zoccolo duro di un nucleo italiano di alto livello. Ce ne sarebbero anche molti altri, ma scegliamo Szewczyk e Bramos: il primo non può che essere un simbolo della Reyer al primo anno di A avendo segnato la tripla che ha affossato Treviso nel derby al Palaverde. D’altronde basta questo per entrare di diritto nella storia…. Il secondo – invece – ha messo una firma indelebile sugli ultimi 2 scudetti, è in laguna dal 2015 ed ha alzato 4 trofei da quando è arrivato: campione vincente se mai se ne trova uno.
Per non perderti neanche una news di LBA clicca qui.