Gli Oklahoma City Thunder hanno toccato un vantaggio anche di 20 punti nella partita vinta contro i Los Angeles Clippers.
Shai Gilgeous-Alexander ha segnato ben 10 dei suoi punti totali negli ultimi 5.25 minuti del match, realizzando anche due tiri liberi a 22.7 secondi dalla fine per fermare la rimonta degli avversari.
Shai è anche diventato il primo giocatore nella storia dei Thunder/Seattle SuperSonics a registrare almeno 45 punti e 5 palle rubate in una sola partita. Ma non ne sembrava troppo entusiasta.
Lui, a 26 anni, ha in mente imprese ben più grandi. Ed è per questo che ha pensato costantemente a come preparare al meglio la sua squadra, ogni sera, per vincere le partite di playoffs. E forse è per questo che la sua carriera non è stata così tanto straordinaria. Non che non lo sia stata, certo. Ma non come poteva essere. Perché lui è concentrato su un qualcosa di più grande, su un obiettivo più importante.
“Quando abbiamo perso contro i Dallas Mavericks, ai playoffs, ho pensato al perché abbiamo perso e ovviamente ci sono tante cose da modificare” ha detto Gilgeous-Alexander. “Ma posso controllare solo alcune cose, e cerco di guardare alla squadra attraverso questa lente. Molte persone non lo capiscono finché non è troppo tardi. E io non voglio che sia troppo tardi, quindi ho cercato di agire in anticipo”.
Dopo aver raggiunto il secondo turno di postseason, perso contro i Mavericks, Gilgeous-Alexander si è infatti concentrato sulla preparazione dei suoi giovani compagni di squadra per una corsa più lunga, in vista della stagione imminente.
“Non lo dico per offendere i miei compagni” ha spiegato. “Ma mi sembra che la fine della nostra stagione, l’anno scorso, sia stata dovuta al fatto che per molti di loro fosse la prima volta nei playoffs e che non avessero mai giocato partite così importanti. Non voglio dire che non fossero pronti, ma credo che avrei potuto aiutarli e prepararli meglio durante la scorsa regular season a prendere certi tiri, a fare più punti e a trovarsi più a loro agio in certe posizioni del campo, soprattutto in attacco. Mi sembra che nei playoffs siamo stati bravi in difesa e che l’attacco sia stato il motivo per cui abbiamo perso. E parte del mio lavoro è assicurarmi che i miei compagni siano fiduciosi e pronti per i prossimi momenti importanti che stiamo per affrontare”.
Infatti, anche dopo aver giocato la miglior partita della sua carriera da professionista (da 45 punti, 9 assist e 5 palle rubate, per far vincere OKC per 134-126 contro i Clippers), non ha sentito chissà quale sensazione.
E questo perché, dopo aver visto Chet Holmgren subire una frattura all’anca destra, che verrà rivalutata tra 8/10 settimane, Gilgeous-Alexander e i suoi compagni hanno dovuto voltare pagina con molta velocità per per farsi trovare pronti contro i Clippers. Il tutto, senza i lunghi della squadra. Holmgren, Isaiah Hartenstein e Jaylin Williams sono infatti tutti rotti.
Holmgren ha giocato tutte le 82 partite di regular season della scorsa stagione, ma ha saltato la sua prima stagione in NBA a causa di un infortunio al ginocchio. E, ora, dovrà stare fuori per almeno altri 2 mesi. Ma non sembra essere stato un problema. E non sembra che lo sarà ancora.
“Ci siamo già passati” ha detto Gilgeous-Alexander a proposito della mancanza di lunghi disponibili. “Abbiamo vinto delle partite senza lunghi e possiamo farlo di nuovo. Giocare così contro i Clipper non è stato chissà che. Non mi è sembrato di aver fatto qualcosa che non avevo mai fatto prima. Mi è sembrata un’altra partita di basket come un’altra. Ho pensato che avrei dovuto fare di più, ho sbagliato alcuni tiri facili, ma questo è il gioco”.
L’allenatore dei Clippers, coach Ty Lue, prima della partita ha infatti dichiarato che Gilgeous-Alexander ha raggiunto un livello a cui sono arrivati solo pochi grandi nella storia della pallacanestro, in grado di lasciare che la partita fosse nelle loro mani e di prendere il controllo della situazione.
“In quanto giocatore più giovane, puoi tendere a perdere il controllo o cercare di ottenere più punti” ha detto. “Shai sa che il loro stile di gioco lo porterà a giocare come vuole, sa che la palla tornerà sempre da lui. Permette agli altri di muoversi, permette di segnare. Ma sa che in qualsiasi momento può prendere il controllo della partita. Ricorda molto i grandi, in questo. Come Michael Jordan”.