Se lo “shut up and dribble” è rivolto da una star dello sport a un’altra, ne cambia il senso?
E’ quello che è successo al campione del Milan Zlatan Ibrahimovic, che parlando di LeBron James durante un’intervista andata in onda su Discovery + Sport in Svezia ha dichiarato di “ammirare ciò che LeBron fa” ma di considerare sbagliato che una star dello sport come lui debba parlare di politica, invece di “fare solo quel che sa fare meglio“. Ovvero giocare.
“Non penso che le persone con un certo status debbano parlare di politica“, così Ibra, che comprende anche sé stesso nel discorso. “Fai ciò che sai fare, io gioco a calcio perché sono il migliore a farlo, se fossi stato bravo a fare politica, avrei fatto quello“.
“Questo è il primo errore che le persone famose fanno quando pensano di essere arrivate. Io credo sia meglio stare alla lontana da certe cose e fare solo ciò che si sa fare“.
LeBron James non ha mai fatto mancare nella sua carriera di esercitare il suo peso e la sua influenza mediatica per cause alte, come l’attivismo e l’educazione giovanile, così come in politica e in sostegno alla candidatura di Joe Biden e Kamala Harris e soprattutto per combattere l’astensionismo e le pratiche di voter suppression in America contro le fase di popolazione con meno accesso ai seggi elettorali.
La “More Than A Vote” lanciata da James e altri colleghi e campioni dello sport USA ha contribuito durante le ultime presidenziali a portare al voto una fetta più grande di elettorato afroamericano. LeBron James in prima persona ha spesso attaccato l’ex presidente Donald Trump, scontrandosi in due occasioni con la giornalista di Fox News Laura Ingraham che avrebbe – suo malgrado – coniato l’espressione “Shut up and dribble” poi usata da LeBron e da altri atleti USA come slogan.
Il coinvolgimento mediatico di LeBron James è costato in passato alla star dei Lakers anche duri attacchi, come nell’ottobre 2019 quando James svicolò dalla scivolosa questione Daryl Morey-Hong Kong dicendo che l’allora gm dei Rockets avesse parlato “senza conoscere a fondo” la situazione e le causa della proteste a Hong-Kong contro il governo cinese. James ricevette critiche negli USA di piaggeria verso il regime cinese, motivata da ragioni commerciali e diplomatiche anche per la stessa NBA, e persino a Hong-Kong dove il numero 23 gialloviola divenne un bersaglio delle proteste, con tanto di slogan e divise da gioco bruciate dai manifestanti.