Per celebrare i suoi settantacinque anni di storia, la NBA ha voluto gettare uno sguardo anche oltre i propri confini, esplorando quei luoghi che vibrano di passione per la pallacanestro collocati al di fuori degli Stati Uniti. Nasce da qui Hoop Cities, documentario a episodi confezionato da NBA Europe che racconta la passione del basket nel Vecchio Continente.
Disponibile su NBA League Pass, la serie racconta il rapporto tra alcune città, come Belgrado, Istanbul o Kaunas e il basket. Per rappresentare l’Italia è stata scelta Bologna, e proprio nel giorno del patrono della città felsinea, il 4 ottobre, nella suggestiva cornice del PalaDozza (e non avrebbe potuto essere altrimenti) è stato proiettato l’episodio dedicato al capoluogo dell’Emilia-Romagna.
Che impressione se ne è potuto trarre? Vediamo di approfondire.
Cosa funziona
Complessivamente, ciò che risulta più riuscito di questo prodotto è senza dubbio il comparto visivo. La fotografia è dettagliata, curata, e restituisce allo spettatore un’immagine da cartolina, che però allo stesso tempo pare estremamente realistica.
La scelta di come riprendere una determinata scena o un certo spazio fisico, poi, è sempre appropriata: se la fotografia offre una rappresentazione da cinema verité, il montaggio spettacolarizza il contesto urbano di Bologna come se ci si trovasse di front non a un documentario, ma di un film d’azione hollywoodiano tipo Mission Impossible o Avengers.
Complementare a questa spettacolarizzazione è, invece, la raccolta di aneddoti tramite interviste ad addetti ai lavori conosciuti e non, un aspetto da non sottovalutare perché dà una prospettiva “dal basso” che tocca direttamente chiunque pratichi pallacanestro, indipendentemente dal livello.
Cosa non funziona
Sicuramente a soffrire maggiormente in questo documentario è una struttura narrativa non all’altezza: essa procede a sprazzi, senza un filo logico unitario che non sia la città di Bologna in sé.
Salti logici da un tema all’altro si accompagnano a una eccessiva insistenza su alcuni luoghi comuni che non è esagerato definiti triti e ritriti (la Bologna del buon vivere, la Bologna del cibo, la Bologna accogliente), che pallidamente si collegano alla pallacanestro felsinea, a volte oscurando il fatto che la palla a spicchi fino a prova contraria è (o meglio, sarebbe) la vera protagonista dell’episodio.
In conclusione
Ne emerge quindi, a conti fatti, una panoramica storica e culturale di sicuro valore, con testimonianze interessanti che rendono vivo il racconto di cosa sia la Bologna del basket, ma che a volte dà l’impressione di essere un lungo spot turistico.
Voto: 6+