“Ho un buco nello stomaco. Ci sono tante persone che non rimangono sposate per 19 anni”.
Stiloso, mai banale. E in questo caso anche sensibile. Così Gregg Popovich ha commentato il ritiro di Tim Duncan, dopo una vita al servizio della causa San Antonio Spurs. Dopo anni di gioie e trionfi, e anche qualche delusione. Un’era è finita, ma il cerchio non è ancora chiuso (Tony Parker e Manu Ginobili son lì ancora a dare una mano): proprio per questo bisogna andare avanti ed affrontare una stagione per certi versi enigmatica, con l’intenzione comunque di voler far bene.
‘The Big Fundamental’ è stato sostituito da Pau Gasol, arrivato via free agency (dopo l’assalto fallito a Kevin Durant). Il reparto lunghi è stato quello che ha subito maggiori variazioni: sono stati firmati David Lee e Dewayne Dedmon, mentre hanno lasciato il Texas Boris Diaw (via trade), Matt Bonner, David West e Boban Marjanovic. Senza contare anche le partenze di Kevin Martin e Andre Miller. Il draft ha inoltre portato in dote Dejounte Murray e Livio Jean-Charles. Il lettone Davis Bertans, dopo l’esperienza col Saski Baskonia, farà il suo esordio assoluto in NBA.
Il quintetto sarà probabilmente questo: Parker-Green-Leonard-Aldridge-Gasol.
I CAMBIAMENTI DI GIOCO
La scorsa annata, soprattutto durante i playoff, la ‘Spurs Culture‘, il tanto decantato e lodato sistema di gioco, si è inceppato spesso, a causa dei tanti, troppi isolamenti che hanno visto protagonisti LaMarcus Aldridge e Kawhi Leonard. Bisognerà far circolare il pallone, creare spaziature e costruire azioni per prendere tiri puliti: in tal senso Gasol, con le sue mani educate, potrà essere utile sia come passatore (anche dal post, dato i suoi fondamentali enciclopedici) che col suo range di tiro. Lo spagnolo infatti è in grado di allargare il campo per permettere le penetrazioni di Parker e compagnia. Il problema però è legato all’atletismo e alla difesa. L’ex Los Angeles Lakers e Chicago Bulls non è più un giovanotto, e potrebbe faticare a marcare colleghi più giovani e pimpanti: Dedmon presumibilmente avrà un significativo impiego. Le sue mansioni principali saranno catturare rimbalzi in quantità industriale e proteggere il ferro. Ma basterà?
Non è un mistero che la coperta del frontcourt sia troppo corta. Lee è un discreto giocatore ma anche lui è in avanti con l’età. E Bertans è tutto da scoprire. L’impiego dello small ball, con Leonard da PF è tutt’altro da escludere. Ci si aspetta che il numero 2 continui nella scalata come leader emotivo e tecnico del team (già nella RS 2015/2016, nella quale ha vinto per la seconda volta consecutiva il DPOY, ha registrato progressi in attacco con 21.2 punti di media).
Jonathon Simmons potrebbe trovare più spazio nel pacchetto guardie, dando fiato al 39enne Ginobili, che potrebbe giocare meno minuti, ma più intensi. Più graduale sarà l’inserimento delle matricole Murray e Jean-Charles. Senza scordare Kyle Anderson, chiamato a compiere quel salto di qualità che può renderlo più incisivo nelle rotazioni dei neroargento.
PREVISIONI SAN ANTONIO SPURS
La panchina è, almeno sulla carta, un po’ carente e alcuni elementi del roster come già accennato sono anzianotti. L’impressione è che Pop vorrà centellinare attentamente le forze in modo da disputare una regular season senza grossissime pretese. I texani potrebbero collocarsi presumibilmente tra la terza e la quinta piazza della Western Conference. E ai playoff? Ai playoff l’idea è sempre quella di giocarsela senza paura, ma molto dipenderà dalle condizioni e dallo stato di forma che il team avrà quando calcherà il palcoscenico della postseason.