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Blazers-Thunder, le chiavi del successo di Portland

di Antonio Sena
lillard game winner seattle

Blazers-Thunder, Una delle sfide playoff inizialmente accreditata come molto incerta e combattuta, si è in realtà risolta in sole 5 gare. Un 4-1 prepotente per Portland, dove è emersa la differenza di organizzazione offensiva e difensiva, contro una Oklahoma alterna e frettolosa, che ha faticato a prendere il controllo delle partite, anche nei momenti in cui è riuscita a raggiungere vantaggi considerevoli. Sono comunque più i meriti dei Blazers dei demeriti dei Thunder, con Portland che attende ora con impazienza la vincente della sfida Nuggets-Spurs, con una consapevolezza nei propri mezzi cresciuta in maniera esponenziale nella cavalcata vincente del primo turno.

BLAZERS-THUNDER: LA SFIDA DEI NERVI

Westbrook-Lillard-contro

Damian Lillard e Russell Westbrook a duello.

Maturità. Dopo due  sweep consecutivi all’attivo (il secondo pesantissimo, 0-4 contro New Orleans da testa di serie), Portland ha finalmente effettuato quel salto di qualità, che i Thunder non sono ancora riusciti a compiere. Cosi, mentre Westbrook e compagni erano impegnati nelle loro “sciarade” e provocazioni, Lillard e soci non hanno mai perso la concentrazione, ignorando le scenette degli avversari, imponendosi con concretezza.

Col passare delle gare, OKC si è persa nella propria emotività, non riuscendo mai a gestire i vantaggi accumulati nell’arco dei match, sprecando, spesso nel giro di pochi minuti, molti vantaggi in doppia cifra. Guidati dalla leadership di Lillard e McCollum, Portland ha saputo gestire alla grande i propri vantaggi, soffocando ogni tentativo di rimonta  (gara 2 e gara 4) e spuntandola nei finali punto a punto (gara 1 e gara 5).

Dall’altro lato, sono persistenti i problemi di Oklahoma, e sul banco degli imputati non può non finire Russell Westbrook. Con Paul George visibilmente in difficoltà, acciaccato e stretto nella morsa difensiva studiata da coach Stotts, il numero 0 è risultato confusionario ed impreciso per tutta la serie, intestardendosi inutilmente nello scontro diretto con Lillard, da cui tra l’altro ne è uscito con le ossa rotte. Un altro punto a favore per i detrattori di Russell, che dovrebbe ora fare un passo indietro per capire dove finiscono i suoi errori, e dove iniziano quelli della squadra.

 L’ORGANIZZAZIONE VINCE SULL’IMPROVVISAZIONE

Terry Stotts

Il coach dei Blazers Terry Stotts ha stravinto il duello a distanza con Billy Donovan.

Una delle sfide nella sfida di questa serie, era l’interessante testa a testa tra due allenatori in ascesa come Terry Stottse Billy Donovan. Da 6 anni sulla panchina dei Blazers, Stotts ha dimostrato come la sua filosofia di gioco sia ormai rodata, e come sia flessibile e modellabile a seconda dell’avversario da affrontare. Da applausi la ragnatela difensiva costruita intorno a George fin dalla palla a due di gara 1, che non ha permesso al numero 13 di prendere ritmo. L’infortunio di Nurkic, potenzialmente devastante, si è trasformato in motivazioni aggiuntive per Kanter, Collins e Leonard, a tratti strepitosi, soprattutto nei primi due match.

Senza il proprio centro titolare e con uno 0-4 stagionale all’attivo negli scontri diretti, non si può proprio dire che Portland partisse con i favori del pronostico. La scelta del coach è stata quindi quella di aggredire gli avversari, mettendo subito in chiaro chi aveva in mano le redini della contesa. Strappate rabbiosamente le prime due gare, Portland ha gestito alla grande i due match-ball in grado di mettere un ipoteca sulla serie, lasciando sfogare OKC  in gara 3, e stritolandola in gara 4, vero capolavoro tecnico-tattico di giocatori e staff.

In casa Oklahoma, brusco passo indietro per Billy Donovan. Troppo improvvisata e frettolosa la manovra dei Thunder, un’altalena di prestazioni che è aleggiata su OKC per tutta la stagione, con il coach incapace di porne rimedio. I tentativi di strappo di OKC nei singoli match della serie, sono spesso nati da iniziative individuali dei singoli o per conseguenza di un calo fisiologico dei Blazers. La transizione è sembrata l’unica situazione di gioco in cui OKC potesse prendere il sopravvento, un’arma a doppio taglio che Portland ha utilizzato a suo favore per ricucire ogni tentativo di fuga degli avversari.

I miglioramenti di Grant e Adams sono evidenti, come anche il buon impatto sulla serie di Schröder e Noel. Ma il loro apporto è poca cosa rispetto al supporting cast dei Blazers, con Harkless, Aminu, Curry e Kanter decisivi, sia in attacco che in difesa. Se a questo aggiungiamo la netta vittoria del  duo Lillard-McCollum contro i brodies George e Westbrook, l’esito finale non poteva essere diverso.

UN LILLARD STELLARE

Partiamo dai numeri, le medie della serie per Lillard sono: 33 punti, 4,4 rimbalzi e 6 assist con il 46.1% dal campo ed un grandioso 48.1% dai tre punti. Andando oltre i numeri, quello che sbalordisce è la crescente leadership del numero 0, soprattutto se la paragoniamo alle recenti sfortunate apparizioni ai playoff. Cosa è cambiato, nell’arco di un solo anno, dalla disastrosa serie contro i Pelicans, al trionfo contro i Thunder? Dame è sempre lo stesso, con i suoi movimenti felini, la rapidità e la freddezza al tiro. In questa serie quella che è saltata agli occhi, è la solidità mentale.

Che fosse un giocatore clutch lo si sapeva, ma Lillard ai playoff finora difficilmente è stato decisivo. Ma l’aria ora è cambiata, e Damian lo mette subito in chiaro in gara 1, gelando OKC in piena rimonta, con la tripla siderale del +4 a 2 minuti dalla fine, che cambia l’inerzia, girandola verso la franchigia dell’Oregon.

Anche nella decisiva gara 4, il nuovo Lillard formato playoff è decisivo. E lo diventa dopo aver iniziato la gara con un terribile 0/6 dal campo, 2/8 alla pausa lunga, per soli 7 punti all’attivo. Proprio quando sembra non essere proprio aria, Lillard rinasce con 15 nel solo terzo quarto, fondamentali per dare la spallata definitiva ad ogni velleità di vittoria dei Thunder.

Sul 3-1 il più è stato fatto, ma non è ancora finita. Perdere gara 5 tra le mura amiche avrebbe potuto girare l’inerzia verso Oklahoma. Lillard ne è consapevole, e sfodera una prestazione incredibile: 50 punti, 6 assist e 7 rimbalzi. OKC dà tutto, è avanti nel punteggio per gran parte della partita, vola addirittura a +15 ad inizio quarto periodo, ma dall’altra parte c’è un uomo in missione. Dopo un recupero portentoso, dove sono usciti fuori i problemi di gestione di Oklahoma già spiegati, Portland la porta a casa. Lillard chiude con 10/18 da tre, l’ultimo dei quali è il suo tiro allo scadere, che gli abbiamo visto prendere decine di volte. E non importa se siamo a 10 metri dal canestro: stepback dal palleggio e pallone insaccato.

 

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