Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Russia “chiusa” e prioritization: la lunga offseason 2022 delle giocatrici WNBA

Russia “chiusa” e prioritization: la lunga offseason 2022 delle giocatrici WNBA

di Carmen Apadula

Dopo l’All Star Game 2022, Breanna Stewart, Jonquel Jones, Emma Meesseman, Courtney Vandersloot e Allie Quigley hanno voluto scattare una foto insieme.

Le cinque non formavano né il quintetto del Team Stewart, né quello del Team Wilson. A dir la verità, la Quigley non era nemmeno un’All-Star. E allora cosa hanno in comune le giocatrici della foto? Semplice, tutte quante hanno passato le ultime due offseason WNBA a giocare nella squadra di club russa UMMC Ekaterinburg. 

Ma Quigley, nella didascalia della storia Instagram che ha pubblicato con le compagne, ci ha tenuto ad aggiungere che “manca BG”.

Brittney Griner, otto volte All-Star WNBA ed ex giocatrice ad Ekaterinburg, è ingiustamente detenuta in Russia dal 17 di febbraio, giorno in cui alcuni funzionari russi hanno detto di aver trovato nella sua valigia delle cartucce da svapo contenenti olio di hashish, mentre la giocatrice stava entrando nel Paese per giocare con la squadra.

Il processo della giocatrice è iniziato il 1° luglio, e la giocatrice è stata condannata a 9 anni di reclusione nonostante il Segretario di Stato Antony Blinken avesse continuato a sollecitare la Russia per accettare il rilascio della Griner e di Paul Whelan (un altro americano che il Governo degli Stati Uniti considera un detenuto illegittimo) in cambio del trafficante di armi russo Viktor Bout.

Per anni, i club russi come Ekaterinburg sono stati il top dell’esperienza di gioco estero per le star della WNBA e altri club internazionali. Si sono formate super squadre che hanno dominato e vinto campionati, le giocatrici hanno ottenuto stipendi anche a sette cifre, e hanno ricevuto tutte le comodità che si addicono alle migliori cestiste professioniste del mondo.

Ma dalla prossima off-season non sarà più così.

Infatti, al di là della prolungata detenzione della Griner, anche l’invasione ucraina da parte della Russia, e la tensione tra la nazione sovietica e gli Stati Uniti, impedisce alle ex giocatrici di Ekaterinburg di tornare a giocare nel Paese.

Dunque: cosa succederebbe se decidessero di tornarci comunque? Dove andranno in alternativa? E come cambia la situazione salariale?

Andiamo a vedere.

Cosa succederebbe se le giocatrici WNBA tornassero in Russia?

Al momento, scegliere di firmare un contratto con una squadra russa o bielorussa significherebbe automaticamente l’essere esclusi dalle selezioni per l’EuroBasket di settembre 2022, per la Coppa del Mondo FIBA di fine agosto 2023 e per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. 

La Federazione francese della pallacanestro (FFBB), che sostiene le sanzioni e le misure contro la Russia e la Bielorussia, ha infatti già reso pubblico un comunicato stampa in cui è stato chiarito che i giocatori e gli allenatori legati a club russi o bielorussi non potranno essere disponibili sia per le prossime competizioni continentali europee che per i prossimi tornei internazionali, a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte del paese sovietico e della guerra ancora in corso. 

E anche la FIBA stessa, l’organo di governo dello sport, ha sanzionato le squadre russe dalla partecipazione agli eventi internazionali.

Fino ad ora, tutti i giocatori e le giocatrici che si stanno preparando per l’EuroBasket e per la Coppa del Mondo, non hanno firmato con alcuna squadra che abbia sede in Russia o Bielorussia, e devono impegnarsi a non accettare eventuali contratti. 

E ciò potrebbe essere difficile soprattutto per le giocatrici WNBA che hanno dichiarato (in maniera molto uniforme) di aver avuto esperienze positive giocando in Russia. 

La Vandersloot, veterana WNBA al suo dodicesimo anno nella lega, che ha contribuito a guidare le Chicago Sky al loro primo titolo l’anno scorso, aveva l’obiettivo di concludere la sua carriera all’estero, nell’Ekaterinburg, prima dell’inizio della guerra. E la Jones, MVP WNBA in carica, aveva rifirmato con il club all’inizio di quest’anno.

Ma il bollettino di viaggio degli Stati Uniti continua a designare la Russia al quarto livello tra i paesi in cui è opportuno “non viaggiare” in questo momento. 

“Ad essere onesti, la mia esperienza in Russia è stata meravigliosa, ma con BG ancora detenuta ingiustamente lì, nessuno ci andrà” ha detto la Stewart in un’intervista con ESPN. “Onestamente non so cosa succederà”.

E, come ha aggiunto la Meesseman: “Non vedo molte persone andare in Russia ora che la guerra è ancora in corso”.

Russia fuori discussione. Dove andare quindi?

Per la prossima offseason, la Stewart, la Jones e la Meesseman hanno firmato con due club turchi (la Stewart e la Meesseman con il Fenerbahce, la Jones con il Mersin), mentre la Vandersloot giocherà per il club ungherese Sopron. Tutti e tre i club fanno parte dell’EuroLeague della FIBA, da cui le squadre russe sono attualmente bandite.

Inoltre, la Turchia è considerata dagli Stati Uniti come paese in cui “esercitare una maggiore cautela”, mentre l’Ungheria è inserita tra i luoghi in cui “esercitare le normali precauzioni”.

Con l’Ekat fuori dalle possibilità, le giocatrici WNBA hanno dovuto trovare in alternativa un club in cui potessero avere l’opportunità di giocare con e contro squadre di alto livello, e in cui potessero comunque essere trattate bene.

Firmare con la “potente” Fenerbahce aveva senso per Breanna Stewart, in quanto così non si trova troppo lontana dalla Spagna, dove la moglie Marta Xargay Casademont ha la sua famiglia. Sopron era invece la scelta più logica per la Vandersloot, che ha ottenuto la cittadinanza ungherese nel 2016. Ad accompagnarla ci sarà poi anche la Quigley (sua moglie dal 2018), che però non giocherà.

“Volevo solo andare in un posto dove si preoccupassero veramente di me” ha detto la Jones, che si era consultata con DeWanna Bonner prima di firmare con il Mersin, team in cui sarà presente anche Tiffany Hayes.

“Sopron è uno di quei club in cui si sta bene” ha invece detto la Vandersloot a proposito della squadra ungherese che, piena di stelle WNBA quali Gabby Williams, Stefanie Dolson e Briann January, ha sconfitto il Fenerbahce ad aprile per vincere il titolo di EuroLeague 2022. “Si prendono cura di te e lo fanno nel modo giusto. Non si può dire lo stesso di tutti i club”.

Ma sono molte le ex giocatrici dell’Ekaterinburg che non sono sicure di aver avuto la loro ultima esperienza in Russia.

“Non posso sostenere che non ci tornerò mai, ma è molto difficile dire qualcosa” ha continuato la Vandersloot. “L’intera situazione con BG rende davvero, davvero difficile pensare che sia sicuro tornare lì in questo momento”.

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L’UMMC Ekaterinburg 2021: al centro Brittney Griner

La Stewart ha invece sostenuto, quando le è stato chiesto se prenderebbe mai in considerazione la possibilità di giocare di nuovo in Russia dopo il rilascio della Griner, che prenderà le cose “una stagione alla volta”. Completamente all’opposto della Jones, che ha confessato le piacerebbe ritornare se la situazione geopolitica migliorasse.

“Nella mia carriera professionale, giocare per l’Ekat è stata la migliore possibilità professionale che ho ricevuto” ha detto. “Sarei sicuramente disposta a tornare lì con le persone che ci sono, perché è stata un’esperienza così genuina per me”.

”Posso solo sperare che in futuro la Russia venga accettata di nuovo” ha detto la Meesseman, MVP delle Finals WNBA 2019, durante la corsa al titolo delle Washington Mystics. “Perché la pallacanestro lì è davvero separata dalla politica, e penso che meritino di mostrare il loro talento, perché hanno dei grandi giocatori”.

Situazione salariale: migliore o peggiore?

Con i campionati francesi, spagnoli e turchi nel pieno della fioritura, le squadre russe che non fossero l’Ekaterinburg non hanno dominato il panorama del basket internazionale degli ultimi anni, perlomeno in termini di qualità di gioco. 

Ma non c’è neanche il minimo dubbio che gli stipendi che la Stewart, la Jones, la Meesseman e la Vandersloot percepiranno in Turchia e in Ungheria saranno significativamente inferiori a quelli che hanno percepito con l’Ekat che, come molte squadre russe, è sostenuta da grandi aziende controllate da oligarchi.

Ad esempio la Jones, che aveva confessato avrebbe guadagnato tutto il suo stipendio WNBA (pari a 205.000 dollari nel 2022) in un solo mese in Russia, ha detto di aver subito una riduzione “enorme” del suo stipendio quando ha firmato con il Mersin, ma che sta ancora guadagnando “davvero bene”.

Gli stipendi turchi per le cestiste WNBA che giocano ad un alto livello possono aggirarsi tra i 300.000 e i 400.000 dollari, in quello che al momento è considerato un mercato in ribasso, mentre negli altri Paesi pagano meno. Inoltre il mercato è stato ulteriormente influenzato dalla scarsità di concorrenza siccome le squadre russe possono competere solo a livello nazionale e, secondo diversi agenti WNBA, la Cina non accetta ancora le giocatrici internazionali a causa della pandemia da Covid-19.

“Ci sono altre opportunità per altri club di fare un passo avanti e fare quel salto finanziario che li porterebbe ad essere al livello dell’Ekat” ha detto la Stewart.

“Io mi considero fortunata ad aver avuto quattro anni di tempo per giocare con stipendi molto alti, e ciò mi ha aiutato finanziariamente. E’ stata una cosa che ci ha preparato molto bene per il futuro” ha detto la Vandersloot. “Ma è stata anche una buona opportunità per giocare. Mi piace giocare tutto l’anno”.

E ora la prioritization rule della WNBA è un’altra incognita nel processo decisionale delle giocatrici in merito ai loro impegni all’estero. 

Non sapete di cosa stiamo parlando? Semplice, questa regola è stata introdotta con l’intenzione di garantire che le giocatrici si dedichino alla WNBA per tutta la durata della stagione, dando così la priorità al campionato statunitense rispetto a qualsiasi altro campionato estero. 

L’EuroLeague inizia il 12 ottobre, con le Final Four previste per metà aprile, ma i campionati nazionali possono durare fino ad aprile inoltrato (quando si apre il training camp della WNBA), o addirittura fino a maggio (quando inizia la stagione).

A partire dal 2023, le giocatrici dovranno quindi affrontare delle sanzioni (previste dalla prioritization rule) in caso di ritardo ai loro allenamenti WNBA, partendo con delle multe e salendo di livello fino ad arrivare a delle sospensioni per tutta la stagione. E ciò significa che le cestiste multate perderebbero il loro intero stipendio WNBA.

Infatti, la Stewart ha detto che questa regola è stato il principale motivo per cui ha firmato un contratto di un solo anno con le Storm durante la scorsa offseason.

Ma con i grandi guadagni che si possono fare all’estero, a prescindere da ciò che accadrà con l’Ekat, e nessun aumento massiccio degli stipendi WNBA in un futuro prossimo, il fascino di giocare in Turchia o in Ungheria potrebbe essere ancora più forte per i migliori talenti WNBA.

“La prioritization rule è per me il più grande argomento di conversazione della WNBA, soprattutto nei prossimi due anni” aveva detto la Stewart a febbraio. “Con la prioritization rule, si taglia una delle mie fonti di reddito”.

La commissioner WNBA Cathy Engelbert: “Rendere più conveniente alle giocatrici restare qui”

A tal proposito, la commissioner WNBA Cathy Engelbert ha detto che il monte bonus per i playoffs di quest’anno aumenterà a 500.000 dollari, quasi raddoppiando la cifra che ogni giocatrice riceverà per la vittoria del campionato.

“Stiamo cercando di trovare delle soluzioni per le giocatrici, per sollevarle e per pagarle di più” ha detto la Engelbert, sottolineando anche l’impegno della lega a “raddoppiare” gli accordi di marketing con le sue cestiste. “Probabilmente quest’anno spenderemo circa 1.5 milioni di dollari per aiutare le giocatrici a far crescere il loro marchio personale, per elevare il marketing e per aiutare la lega a commercializzare, perché si tratta di un’esposizione a tutto tondo”.

E anche se non è chiaro come le giocatrici soppeseranno i vantaggi finanziari di giocare all’estero rispetto alla potenziale sospensione per un’intera stagione WNBA, la Engelbert ha detto che spera gli sforzi mirati della lega (per fornire ulteriori opportunità di guadagno) possano invogliare più cestiste ad evitare di firmare contratti con squadre estere. 

“Penso che più riusciamo a far sì che le giocatrici collaborino con le aziende e gli sponsor, e più riescono a commercializzarsi, più sponsorizzazioni otterranno” ha detto. “E noi avremo delle giocatrici che arriveranno con contratti NIL e che avranno un reddito significativo in aggiunta al loro stipendio WNBA. Tutto si svilupperà nei prossimi due anni, ma stiamo davvero facendo il possibile per rendere più conveniente per le nostre cestiste la decisione di rimanere”.

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