L’odio online è un problema con cui la WNBA ha avuto a che fare fin dalla sua nascita. E questa stagione non ha fatto eccezione.
Nel corso dell’anno, le compagne di squadra e le avversarie di Caitlin Clark sono state bersaglio di commenti razzisti e pieni di odio.
Tuttavia, le cose hanno raggiunto un punto di non ritorno questa settimana, durante i playoffs WNBA, quando le Connecticut Sun hanno spazzato via le Indiana Fever per avanzare alle semifinali.
Alyssa Thomas ha voluto affrontare la questione, affermando che l’odio online quest’anno è stato nettamente peggiore rispetto alle stagioni precedenti, perché condito anche da minacce di morte.
La Clark ha attirato molta attenzione mediatica sulla lega, ma la sua popolarità ha anche portato più haters.
Alla rookie è stato infatti chiesto cosa ne pensasse della questione durante la conferenza stampa di venerdì. Lei ha quindi condannato il razzismo e l’odio che sono stati rivolti alle giocatrici WNBA durante questa stagione.
“Nessuno nella nostra lega dovrebbe affrontare razzismo o commenti offensivi, irrispettosi, odiosi e minacce di morte” ha detto la giocatrice. “Quelli non sono tifosi”.
La Clark e Angel Reese sono state spesso messe l’uno contro l’altro fin dai tempi del basket universitario, ma entrambe hanno pubblicamente smentito le voci di una faida personale.
Molti tifosi hanno infatti segnalato gli attacchi che ha subito la Reese, sostenendo che è stata aspramente criticata per il suo trash talking durante le partite, mentre le giocatrici bianche (come la Clark) sono state trattate in modo diverso per comportamenti simili.
“Negli ultimi due anni, i media hanno tratto vantaggio dal mio dolore e dal fatto che io sia stata colpevolizzata per creare una narrazione che in realtà è sbagliata” ha scritto la Reese su X. “Lo hanno permesso. Questo è stato vantaggioso per loro. A volte condivido le mie esperienze su cose che mi sono accadute, ma ho anche permesso che questo mi accadesse per troppo tempo e ora altre giocatrici in questa lega stanno affrontando le stesse cose. Qualcosa deve cambiare”.
Anche le veterane della lega si sono esposte a sostegno delle giocatrici che sono entrate nel mirino dei tifosi più agguerriti. Brittney Griner è una che sa benissimo come funziona.
La giocatrice ha infatti voluto dire la sua. La Griner ha chiarito che non stava criticando la crescente fanbase della lega, o la classe di rookie 2024. Ma che questa storia non può più andare avanti.
“Non apprezzo i nuovi tifosi che si siedono e urlano insulti a me, alle mie compagne di squadra e alle persone contro cui gioco perché, sì, possono essere avversarie ma sono anche amiche” ha detto. “Non se lo meritano, quindi non apprezzo i nuovi tifosi che pensano che sia giusto farlo. Ma apprezzo i fan che rispettano il gioco, che sono qui per far crescere la nostra lega, portando a una partita della WNBA persone che magari non l’hanno mai guardata. Apprezzo le giocatrici che hanno giocando al livello a cui stanno giocando. Abbiamo bisogno di altre giocatrici pronte a dare spettacolo e a fornire un buon prodotto per continuare a crescere ogni anno”.
Venerdì, la Woman National Basketball Players Association (WNBPA) ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sui social media, in cui prendeva le difese delle giocatrici.
“Il nostro rapporto con i media è delicato e continueremo a rafforzarlo, perché i media sono essenziali per la crescita del gioco” recita il comunicato. “Ma le giocatrici hanno diritto ad avere di meglio. Hanno diritto alla professionalità”.
Eppure, come molte giocatrici e tifosi, c’è anche chi ritiene che la dichiarazione ufficiale della lega sia stata tardiva, e che la WNBA avrebbe dovuto fare di più per proteggere le sue giocatrici.
La Griner è una di queste.
“Ci voleva un’azione rapida, senza aspettare di rilasciare una dichiarazione che è arrivata molto in ritardo” ha detto. “Ci sono sicuramente cose che si possono fare sui social media. Si possono bloccare alcuni profili, applicare restrizioni e cose del genere. Oppure, bastava essere rapidi, prendere una posizione. I tifosi che fanno un certo genere di cose non dovrebbero stare lì, e questo dovrebbe valere per tutti, non solo per certe arene e certi giocatori”.