Home Eurolega Zenit Circus: è di San Pietroburgo la polisportiva più giovane

Zenit Circus: è di San Pietroburgo la polisportiva più giovane

di Luigi Ercolani

Un dato, incontrovertibile, per iniziare: da quando, anno domini 2001, esiste un’unica Eurolega organizzata dai club e non più dalla FIBA il trofeo lo hanno vinto solo polisportive che hanno una sezione calcio trainante. Troppo per essere un caso, specie se consideriamo che in questi vent’anni le finaliste ‘indipendenti’ sono state solo quattro: Virtus Fortitudo e Treviso, che avevano anche altre sezioni sportive ma di livello uguale o inferiore, Baskonia ed Efes. In questo panorama, in cui non sembra più esistere spazio per le aspirazioni di chi si dedica in primis alla pallacanestro, si erge un caso curioso: lo Zenit San Pietroburgo. Non è, come nel caso di Real Madrid, CSKA Mosca o Maccabi Tel-Aviv, una sezione con una propria tradizione vincente. Non è nemmeno come Panathinaikos, Olympiacos o molto più recentemente Fenerbahçe, che hanno cavalcato la crescita di seguito del basket nel proprio paese.

Zenit San Pietroburgo: excursus

Zenit San Pietroburgo

Will Thomas in azione.

Lo Zenit è, semplicemente, nato a tavolino. In principio, nel 2003 nacque come Dynamo Moscow Region, situato a Lyubertsy, nei pressi della capitale russa. Quattro anni dopo divenne il Triumph, mantenendo negli annali quanto la squadra aveva ottenuto con la precedente denominazione. Nel 2014, dopo la sconfitta contro Reggio Emilia nell’Eurochallenge,il team è stato ricollocato sotto l’ala dello Zenit San Pietroburgo, che ne ha fatto la propria sezione cestistica. Non sorprenda un’operazione di questo tipo in stile NBA: nonostante le… divergenze storiche che hanno contrapposto i rispettivi paesi Russia e Stati Uniti hanno dinamiche simili. Si tratta infatti di due nazioni-continenti in grado di spostare ingenti risorse a livello politico ed economico. Una volta diventata economia di mercato, la Russia in effetti ha, per certi versi, riadattato alcune strategie statunitensi sul proprio territorio, e questo è solo un esempio marginale.

Doveroso excursus in ambito calcistico: ‘marginale’ in senso relativo, se si pensa a quale sia l’incidenza che può avere lo Zenit San Pietroburgo nel quadro nazionale, creando profitti ragguardevoli. Una squadra che gode del sostegno dell’intera città, al contrario della capitale che ha diverse compagini tra cui dividersi. La persona più significativa a fare da ponte tra questi due luoghi è nientemeno che Vladimir Putin, pietroburghese di nascita ma che, ça va sans dire, ‘lavora’ a Mosca. Negli anni del premierato e in seguito nel primo mandato il presidente ancora in carica si faceva vedere spesso allo stadio della squadra della propria città, e che da allora verso lo Zenit abbia ottenuto le risorse per rendere fede al proprio nome e toccare l’apice non è quindi del tutto inspiegabile, per usare un eufemismo. La multinazionale nel 2005 Gazprom è intervenuta rilevando il 95% del capitale, e riuscendo a sua volta a coinvolgere realtà economiche importanti come Nissan, MegaFon e Rossiya Airlines. Lo Zenit è riuscito anche a diversificare la propria offerta, lanciandosi nel campo dei media, della ristorazione e… beh, anche del basket. Tra le fila della formazione cestistica hanno militato Gal Mekel, Stefan Markovic, Janis Timma e Kyle Landry, tanto per fare qualche nome conosciuto. I primi anni dopo il trasloco hanno visto stagioni spesso incolori. A un certo punto, dopo il sestennato di Vasily Karasev come coach, il management ha deciso di darsi una dimensione internazionale.

La filosofia di gioco

Sulla panchina pietroburghese sono quindi giunti due catalani: prima Joan Plaza poi, dal 2020, Xavi Pascual. Proprio quest’ultimo è un caso particolarissimo. Nel 2016 si è interrotto il rapporto con il Barcellona, sua alma mater, che guidava come capo allenatore dallo stesso anno in cui Pep Guardiola aveva preso possesso della sezione calcistica. I dirigenti blaugrana pensavano di avviare un nuovo ciclo di vittorie, ma così non è stato, visto che c’è stata una girandola di tecnici che non ha portato né stabilità né titoli, sempre in attesa di vedere cosa farà Sarunas Jasikevicius. Dal canto suo Pascual ha portato in dote al Panathinaikos due titoli, ma è stato defenestrato per un tourbillon parente di stretto di quello coevo che stava avvenendo in Catalogna.

Pascual è così riparato in Russia, dove ancora una volta può dimostrare la propria maestria. La difesa è sempre stata il suo marchio di fabbrica: il mantra, allo Zenit, è la protezione area dell’piccola, con attenzione sempre rivolta verso la posizione della palla, restando a metà per intervenire in caso di incursione, collassando sul penetratore per non fargli trovare spazio e costringerlo a uno scarico difficile. C’è poi sempre un aiuto pronto quando un avversario ha il possesso all’interno dell’arco, aiuto che può arrivare dal compagno più vicino sullo stesso lato o su quello opposto. Sul pick and roll centrale si raddoppia lasciando il rollante a chi protegge l’area e battezzando un tiratore, mentre su quello laterale si resta sul proprio uomo.

In attacco Pangos dà ritmo, e i giochi a due sono l’arma principale, anche grazie a due lunghi mobili bravi a farsi trovare in area come Poythress e Gudaitis, e negli angoli tiratori appostati per eventuale scarico. Se non si crea la superiorità, arriva inoltre un secondo blocco da un esterno, mentre il lungo è lanciato verso canestro. Per far muovere la difesa e creare varchi si fa ricorso alla disposizione con quattro uomini sul perimetro e un unico big man ha la funzione di far muovere la difesa, così come il pick and roll laterale con taglio dal lato debole di un esterno, di solito Ponitka, taglio che può avvenire anche sul gioco a due centrale. In alternativa, con il play palla in mano in punta sono previsti anche due blocchi in post basso per l’uscita di due tiratori o uno doppio in post basso per un solo esterno.

In generale, lo Zenit è una squadra polimorfica. La presenza di Ponitka, uno scorer in grado però anche di attivare i lunghi, o di Poythress che in post alto può redistribuire palla o attaccare il ferro rende i russi un avversario che può trovare la via del canestro in molti modi differenti. Una delle ragioni per le quali ad ora sta viaggiando a pieno regime, candidandosi ad essere un’altra polisportiva in grado di dire la propria in Eurolega.

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