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La rivoluzione olandese: la Openjobmetis Varese vola con Roijakkers

di Omar Valentini
Roijakkers Openjobmetis Varese

Con l’arrivo del tecnico olandese, la Openjobmetis Varese ha cambiato marcia, trovando sempre nuovi protagonisti: un piccolo capolavoro che ha ribaltato le sorti di una stagione molto delicata. La squadra sembrava essere destinata ad una stagione sofferente, in mezzo alla lotta salvezza, ma dopo l’arrivo di coach Roijakkers è lanciata prepotentemente verso i playoff di Lega Basket Serie A.

Openjobmetis Varese, con Roijakkers un percorso (quasi) inarrestabile

Sette vittorie in otto partite: due volte Venezia, due volte Trento, poi Reggio, Napoli e Cremona in ordine sparso. E quando Varese ha dovuto arrestare la propria corsa è stato solo di un punto, contro la Virtus Bologna campione d’Italia in carica, con l’ultima palla nelle mani giuste, quelle di Marcus Keene, il quale è stato più delizia che croce nelle situazioni scottanti e rappresenta uno dei punti di svolta di questa incredibile stagione che sta attraversando la Openjobmetis Varese.

Alzi la mano chi lo avrebbe detto due mesi fa, quando di Johan Roijakkers si sapeva solo che fosse olandese e che avesse allenato per un po’ in Germania. C’è poco da aggiungere, il coraggio di Luìs Scola è stato premiato, e anche se alla fine del campionato mancano molte partite e l’esperienza insegna a non volare mai troppo in alto, appare chiaro come l’impronta del pluricampione argentino alla sua prima stagione da dirigente sia stata marcata e abbia rappresentato un vero e proprio valore aggiunto.

Da Arcieri a Woldetensae: come è cambiata la Openjobmetis Varese

Tutto ciò che ora appare come un’orchestra perfetta è stato frutto di studio e di estrema conoscenza cestistica. E se è vero che la differenza in un club la fa in primis chi lo governa, sarebbe ingeneroso non partire dalla scelta di Scola di chiamare a Varese Micheal Arcieri, che in qualità di GM ha di fatto preso il posto che fino a poco tempo prima era di Andrea Conti. E’ apparso subito chiaro come con Arcieri, uomo di grande esperienza dirigenziale a livello NBA, la sintonia fosse pressoché totale: condivisione e chiarezza di obiettivi a breve e medio termine e sicurezza nelle proprie competenze, quelle che hanno spinto alla scelta di Roijakkers e alla rischiosa decisione di lasciar andare via da Varese i cinque componenti del quintetto base, trovando negli uomini già presenti nel roster e nei giovani varesini Librizzi e Virginio delle risorse preziose per ribaltare totalmente una stagione che sembrava presagire al peggio.

Il ritorno (l’ennesimo) di Siim-Sander Vene sotto il Sacromonte è stato il primo vero segnale di un possibile cambio di trend: l’estone è l’elemento imprescindibile di questa Varese, gioca quasi 30′ di media e rappresenta la certezza, sia offensiva che difensiva, attorno a cui si può costruire il resto della squadra. Dopo la discussione con Alessandro Gentile che ha portato all’allontanamento di quest’ultimo, la rivoluzione Roijakkers ha potuto avere ufficialmente inizio: chiavi della squadra in mano a Giovanni De Nicolao, l’inserimento in quintetto del giovane Librizzi e l’utilizzo costante di Sorokas da centro puro, lui che del 5 classico ha ben poco.

Il coach olandese ha totalmente stravolto la mentalità della sua squadra, puntando sull’alta intensità dal primo minuto di gara: Varese difende di fatto lungo tutti i 28 metri del parquet, sfruttando l’incredibile tenuta atletica di De Nicolao (asfissiante su ogni portatore di palla avversario) e la propensione al sacrificio degli altri elementi, fra cui spicca Anthony Beane, passato da ottimo solista in attacco a giocatore decisivo soprattutto nella metà campo difensiva. E proprio dalla retroguardia nasce l’idea primaria di questa nuova Openjobmetis: sfruttare il contropiede sempre, anche da canestro subito, e cercare il tiro veloce, senza paura di andare fuori giri. Della difesa a zona, che nelle ultime giornate del corso Vertemati sembrava l’unica ancora di salvezza di una squadra che non riusciva a difendere né individualmente né di collettivo, nemmeno l’ombra: pressing, recupero palla sulle linee di passaggio, aiuti, e anche accettazione dell’uno contro uno senza timore reverenziale.

Roijakkers si concede persino il lusso di sfruttare in uscita dalla panchina il talento di Keene, che entrando nel secondo quintetto trova sempre il modo di spaccare la partita, anche quando la mira da tre punti non è quella delle giornate migliori (vedasi la recente trasferta contro la Gevi Napoli). L’ex Cedevita Lubiana rappresenta indiscutibilmente il talento più puro e imprevedibile del roster della Openjobmetis Varese, ed è il vero leader nei momenti decisivi: quando è arrivato, le chiacchiere sui presunti dissidi con alcuni compagni (in particolare Egbunu) avevano contribuito a creare scetticismo nei suoi confronti, e anche in questo caso si è percepita la consapevolezza dell’asset dirigenziale, che ha deciso di puntare forte sul folletto americano lasciando andar via da Varese coloro che non si sentivano realmente coinvolti nel progetto.

Oltre al già citato Vene, il mercato ha portato altri due elementi, cercati e voluti: Justin Reyes, dominicano che giocava in Messico, ha esordito col botto nel sacco di Trento (17 punti e 7 rimbalzi), salvo poi scomparire dai radar per qualche partita. “Finchè non difende, non gioca” aveva spiegato il coach, e così il nuovo arrivo si è messo a lavorare, e ora colpisce da tre punti con continuità, gioca da 4 atipico, va a rimbalzo, difende vicino e lontano da canestro. E poi c’è Tomas Woldetensae, che si è guadagnato la copertina nelle ultime due settimane trasformandosi da comprimario in Legadue a realizzatore al piano superiore: 21 punti contro Cremona, 19 con uno strabiliante 5/5 da tre a Napoli. Quando la piazza chiedeva un centro per sopperire alla mancanza di centimetri e chili sotto le plance, la società si è mossa su un giocatore duttile, capace di giostrare da 2, 3 e 4 e all’occorrenza di portare palla. Il 23enne bolognese è stato firmato per tre stagioni, con la lungimiranza che in breve tempo il nuovo corso varesino ha dimostrato di avere. Finalmente si intravede ciò che nella Città Giardino si chiedeva da tempo: freschezza, programmazione e sguardo al futuro.

Dove può arrivare questa Openjobmetis?

L’entusiasmo della piazza in questo momento è ai massimi, ma tornando con i piedi per terra è inevitabile pensare che dopo questo momento magico possa arrivare un calo di rendimento. Certo, la situazione in classifica è allettante, e il calendario non è dei peggiori: Varese si trova nel gruppetto di squadre a quota 20 punti in piena corsa per la post season, giocherà cinque delle ultime nove partite in casa, contro avversari del proprio livello (Pesaro, Fortitudo Bologna, Treviso, Trieste e Sassari) e andrà in trasferta in campi terribili, da Milano a Brescia passando per Tortona e Brindisi.

Ma gli obiettivi di questa Openjobmetis, che come priorità ha sempre la messa in sicurezza della salvezza, vanno oltre questa stagione. La rivoluzione olandese ha portato aria nuova in un ambiente che stava rischiando davvero di spegnersi, e ciò che conta è che per la prima volta da tanto tempo a Varese si può guardare con serenità e fiducia al futuro.

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