C’era una volta l’operazione “conquista del basket globale”, e che una sconfitta per 89-69 contro il Sud Sudan ha chiuso definitivamente, ovvero quella della Cina come superpotenza della pallacanestro mondiale maschile.
La nazionale guidata da coach Sasha Djordjevic ha rimediato due sconfitte nelle prime due partite del girone B, un rovescio per 105-63 contro la Serbia e il KO netto contro il Sud Sudan di Carlik Jones, Wenyen Gabriel e Maral Shayok. Un totale di 62 punti di scarto in due incontri che se non è il punto più basso nella storia della nazionale maschile cinese, poco ci manca.
Una Cina scarsa, va detto. Scarsa come poche altre volte, con un solo giocatore NBA attuale in Kyle Anderson-Kaier Li, e con l’ex Rockets Qui Zhou a cannoneggiare (con poca mira). Il resto è davvero poca roba, per una squadra che in passato aveva collezionato anche posizioni più che dignitose ai mondiali FIBA, come nel 2002 e nel 2006 ma che già nel 2019 col mondiale organizzato in casa aveva fatto vedere che la qualità del roster fosse bassa. E lo si era visto anche nelle ultime due edizioni della Asia Cup, in cui la Cina è arrivata quinta nel 2017 e ottava nel 2022, competizione che il Dragone ha vinto per ben 16 volte.
Oggi la Cina è 27esima nel ranking FIBA, altro scivolone recente verso il basso, e nel 2024 ci sono le Olimpiadi, presumibilmente da raggiungere via torneo preolimpico con l’unico posto diretto per l’Asia in palio ai mondiali 2023 che premierà nazionali più forti, come Australia e Giappone che stanno facendo meglio (i Boomers sono tra le squadre favorite per una medaglia). Nel 2021 la nazionale non prese parte ai Giochi di Tokyo post Covid, la prima volta dal 1980 che la nazionale maschile non partecipava alle Olimpiadi, e non esserci nel 2024 sarebbe grave, e un suggello alla crisi del movimento cestistico cinese, in una disciplina che è un’ossessione per tanti.
Negli ultimi 20 anni la Cina era riuscita a costruire discrete squadre sulle spalle di Yao Ming, dei “colleghi” NBA Mengke Bateer, Yi Jianlian, Wang Zhizhi e con coach stranieri come Del Harris, Jonas Kazlauskas, Bob Donewald Jr e Panagiotis Giannakis. Dal 2014 la federazione aveva lanciato un’operazione autarchica per la guida tecnica, cambiando però ben 3 coach in 8 anni, Gong Luming, Du Feng e Li Nan, prima di affidarsi a Sasha Djordjevic nel 2022. Ciò che manca sono però i giocatori.