Annichilire LeBron James non è mai facile, anzi, è quasi impossibile. Soprattutto, in questo periodo della stagione, nel suo terreno ideale. Ma la locomotiva Boston ha praticamente asfaltato il Re e i suoi sudditi, in due gare giocate e studiate magistralmente dal condottiero Brad Stevens. Sicuramente il pronostico non ha rispecchiato i reali valori in campo, almeno per adesso. E questo, non solo per lo score di 2-0, ma per come si sono succedute le due partite. Non c’è stato un momento evidente in cui Cleveland è stata padrone della gara: al contrario, quando in gara-2 Cleveland sembrava poter essere in controllo(+5 verso la fine del 3° periodo), Boston ha cambiato marcia con una parziale di 9-0 che ha svoltato l’andamento del match.
Inerzia totalmente nelle mani del roster di Stevens, capace di limitare James come solo Golden State è riuscita a fare negli ultimi anni. Una tattica perfetta, in cui Al Horford e Marcus Morris hanno potuto esprimere il loro miglior basket, giocando a livelli forsennati per 90 minuti circa. Ora si vola in Ohio per gara 3: i Celtics per cercare continuità anche fuori casa (finora 1-4 on the road), i Cavs cercano la spinta della Q Arena per cercare un altro miracolo. La statistica viene incontro a LBJ (6-0 quando è sotto di 2 in una serie playoff, dopo le prime due gare), ma questa sembra essere un’altra storia..
CELTICS-CAVALIERS: L’ANALISI DI GARA 1
Pronti, partenza, via e Marcus Morris è già a 2 falli, dopo 5 minuti del primo quarto. Partito in quintetto con Rozier, Brown, Horford e Tatum. Ma lì Stevens stravince gara 1: decide di lasciare in campo Morris, nonostante l’infausto inizio. L’output sarà straordinario: Morris risulterà la causa numero uno delle 7 palle perse di LeBron James (su 9 totali dei Cavaliers), con solo 15 punti a referto a fine Game 1. Per Morris, una prestazione sensazionale da 21 punti e 10 rimbalzi e palma di MVP della contesa.
Un inizio straripante per Horford e compagni, con il centro dei Celtics protagonista di 8 dei 17 punti consecutivi che hanno permesso a Boston di concludere 36-18 il primo periodo. Stessa storia anche nel secondo quarto, con Brown e Horford ancora sugli scudi: il tabellino segnerà 61-35 all’intervallo, il deficit peggiore in una gara playoff nella carriera di Lebron James. Da lì in po, garbage time per i Celtics (tranne per il momentaneo rientro a -14 dei Cavs a 3/4 di gara).
La difficoltà maggiore che ha afflitto la partita dei Cavs è stata l’impossibilità di creare tiri puliti dall’arco. Merito della difesa perimetrale di Boston, aggressiva e stringente sui tiratori (Korver, Love e JR Smith). Infatti, il primo field goal della partita di Cleveland è arrivato dopo 14 tiri sbagliati: primo tempo da dimenticare, con il 32% dal campo (contro il 55% circa dei Celtics). Unici giocatori in doppia cifra, in quintetto, Lebron James e Kevin Love, con Kyle Korver inchiodato a quota 0 fino alla prima tripla della squadra di Lue, a 9 minuti dalla fine del terzo quarto. Unica notizia positiva (subito contraddetta due giorni dopo), il contributo della panchina: 35 punti tra Thompson, Hood, Green e Clarkson, che hanno avuto un buon impatto nel match.
CELTICS-CAVALIERS: IL RACCONTO DI GARA 2
Gara 2 inizia con una musica difesa per i Cavs. Lue inserisce Thompson al posto di Korver in quintetto e la squadra sembra girare bene. Il King è fantasmagorico nel primo quarto: realizza 21 dei 27 punti dei Cavs nei primi 12 minuti. Concluderà con 42 punti, 10 rimbalzi e 12 assist, per la quinta volta sopra quota 40 in questi PO. Purtroppo, neanche questa prestazione consentirà a LBJ di sbancare il TD Garden. A lungo andare, l’attacco Cavs va scemando (tranne per LeBron): a testimonianza di questo, i numeri del match. Kevin Love conclude con 22 punti e 15 rimbalzi e Kyle Korver con 11 punti, del resto non v’è segno di vita. Un JR Smith nervoso viene espulso, dopo aver commesso un flagrant foul su Horford.
La svolta del match arriva nel terzo quarto, vinto dai Celtics per 36-22. I Cavs sono avanti 61-52, quando Boston infila una striscia di 17-4 che spezza in due la gara, inspirata da Smart e Rozier. A dispetto della vittoria finale abbastanza larga di 108-94 dei Celtics, ci sono delle percentuali al tiro allineate (32.3% da 3 per entrambe) che ci dimostrano una piccola inversione di tendenza di Cleveland. Stessa inversione, ma ad effetto negativo, è stata quella che ha coinvolto la panca e i gregari dei Cavs: Smith inesistente con 0/7 dal campo e con Korver unico membro della second unit da salvare.
Dall’altra parte, i Celtics concludono con 6 giocatori in doppia cifra (compreso Smart dalla panca). Dopo un primo tempo più scialbo del solito, la difesa ha avuto la meglio nel lungo periodo. Terzo quarto da incorniciare con un ottimo Rozier e con un Jaylen Brown da 23 punti. Totale amministrazione nell’ultimo periodo, con Cleveland ormai alle corde.
Fine terzo quarto, Rozier mette la tripla dell’allungo decisivo in gara 2.
CELTICS-CAVALIERS: COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?
Come detto prima, la serie si sporta in Ohio. La gara 3 di stanotte sarà decisiva per James e compagni. Per tentare il tutto per tutto, serve una prestazione d’orgoglio. I Celtics non sono irresistibili lontano dalle mura amiche. Nell’ottica di una serie al meglio delle 6 o 7 sfide, occhio sempre al fattore TD Garden, oramai una chimera per qualunque squadra sfidi Boston (9-0 per i Celtics nei PO at home). Fin quando LeBron James non tirerà i remi in barca, questa serie avrà ancora ben donde di esistere. Però, oltre al suo apporto, servirà la presenza della panchina e di altri elementi fondamentali, come JR Smith e Tristan Thompson. Una loro riscoperta, anche costante per il resto della serie, potrebbe significare molto per Cleveland. Ci affidiamo, quindi, alle mani sapienti del 23 , per vivere una spettacolare finale di conference, magari al meglio delle 7.