Home NBA, National Basketball Association Anthony Bennett: dalla chiamata numero 1 alla D-League

Anthony Bennett: dalla chiamata numero 1 alla D-League

di Antonio Cannizzaro

L’ala grande dei Toronto Raptors, Anthony Bennett, dopo esser tornato in estate in terra natia, alla fine delle esperienze deludenti con le maglie di Cleveland Cavaliers e Minnesota Timberwolves, in questa Regular Season è sceso in campo solo per 48 minuti complessivi.

Il front office del team canadese, per cercare di rimediare a questa spiacevole situazione, ha deciso di dare l’opportunità all’ex prima scelta assoluta di giocare con più continuità, assegnandolo alla squadra affiliata dei Raptors in D-League.

Jeff Weltman, vice presidente esecutivo dei Raptors, in un’intervista ha dichiarato: “Anthony è venuto a chiederci di utilizzare questa occasione come un’opportunità per lo sviluppo del suo gioco. Questo è un esempio di come abbiamo immaginato il nostro team di D-League per migliorare i nostri giocatori”.

Anthony Bennett con la maglia dei Raptors 905, la squadra D-League affiliata ai Raptors

Anthony Bennett con la maglia dei Raptors 905, la squadra D-League affiliata ai Raptors, durante il riscaldamento. (Foto scattata da Meghan McPeak, commentatore dei Raptors 905)

Scendere in D-League è senza ombra di dubbio la migliore soluzione per Bennett a questo punto della sua carriera anche se ciò potrebbe significare una caduta di stile per il 22enne dato che è stato scelto con la prima chiamata assoluta nel Draft del 2013.

Bennett ha segnato 14 punti e preso 15 rimbalzi in 9 partite con la maglia dei Raptors. La sua ultima apparizione in NBA è avvenuta lo scorso  14 Dicembre contro gli Indiana Pacers, gara che ha visto la squadra canadese sconfitta e l’ala in campo per soli 3 minuti in cui ha prodotto 2 punti e 3 rimbalzi.

Dopo la deludente esperienza con i T-Wolves in pochi ancora si aspettano che il classe ’93 diventi un All-Star tuttavia l’ala, al terzo anno in lega, può ancora dare il suo contributo in una franchigia NBA.

L’età gioca ancora a suo favore e non è nemmeno il primo caso in cui un giocatore abbia impiegato più tempo del previsto prima di “esplodere”, cestisticamente parlando, spostando gli equilibri dentro un parquet.

A tal proposito uno degli esempi più eclatanti è  Jermaine O’Neal, il quale ha impegato ben cinque anni prima di emergere divenendo poi un All-Star con gli Indiana Pacers per un totale di sei convocazioni all’All-Star Game.

L’augurio è che anche Bennett possa seguire le orme di O’Neal ma nel frattempo forse è meglio ritrovare il ritmo partita scendendo di categoria piuttosto che riscaldare una panchina.

 

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