I Minnesota Timberwolves, rispetto ad ottobre dell’anno scorso, sono una squadra completamente diversa, ma basterà per avere un’annata buona come ci si aspetta? Una fase di ricostruzione, iniziata già dalla trade deadline di febbraio 2020 con la mega trade a 4 squadre che aveva mosso parecchio pedine in entrata e in uscita. Il tutto fatto per arrivare a ciò che volevano, ovvero D’angelo Russell spedendo Andrew Wiggins ai Golden State Warriors. L’ipotetica seconda stella da affiancare a Karl-Anthony Towns, grande amico e principale sponsor di D-Lo. Arriviamo, quindi, ai giorni nostri , dove Minnie post NBA draft 2020 e free agency 2020 ha cambiato ancora, per l’ennesima volta. Vediamo come.
I movimenti nella off-season
Partiamo dal Draft 2020. I Timberwolves hanno scelto di guardare il puro upside dei giocatori a disposizione, ad ogni chiamata che avevano. Scelta un po’ azzardata, che però alla lunga potrà pagare i dividendi. Minnesota ha scelto con la chiamata numero 1 Anthony Edwards, ottimo prospetto da Georgia University. Una shooting guard dal punto di vista tecnico-fisico esplosivo, principalmente in attacco, da valutare come si armonizzerà con D-Lo e KAT e soprattutto in difesa. Leandro Bolmaro e Jaden Mcdaniels sono le altre aggiunte. Il primo resterà in Europa a farsi le ossa (draft and stash) in attesa dell’approdo in NBA prossimamente, il secondo invece sarà da valutare specialmente dal punto di vista mentale. Carattere a dir poco particolare il suo.
Per quanto riguarda la free agency, hanno ottenuto tanto, senza perdere troppo. Una free agency fatta di rifirme, ma anche di molti scambi. Minnesota ha riaccolto dopo 3 anni Ricky Rubio, arrivato via trade dai Suns passando da OKC nell’affare Chris Paul. Hanno messo nero su bianco sulla propria permanenza sia Malik Beasley (contratto forse un po’ troppo oneroso, 60 milioni di dollari per 4 anni), che Juancho Hernangomez (21 milioni in 3 anni): dunque i due arrivi da Denver prima della scorsa trade deadline sono stati confermati. Inoltre è stato ottenuto Ed Davis via trade, a portare un po’ di esperienza e difesa dalla panchina.
Al termine delle due fasi, la domanda da porsi è sempre la stessa da parte del front office. “Siamo più forti dello scorso anno?” Assolutamente sì, visti gli innesti. Almeno sulla carta. E’ aumentato e non poco il potenziale della squadra grazie a Rubio ed Edwards su tutti. Ciò che fa storcere un po’ il naso è che ci sono tanti caratteri forti/teste calde, per il coaching staff non sarà facile trovare una quadratura di gruppo nel breve periodo. In questa stagione che è così breve tra free agency e inizio delle partite, ce n’è davvero poco. Poi il nodo legato al capire come intendono giocare. Ma ora ci arriviamo.
Timberwolves preview 2020/2021: il gioco
Il nuovo President of Basketball Operations Gersson Rosas era stato chiarissimo: le cose stanno per cambiare. Non è stata una frase detta per scaldare i cuori dei tifosi, stanca di sentire proclami puntualmente non seguiti dai fatti; le cose sono effettivamente cambiate da subito. Ora il coaching staff con a capo Ryan Saunders ha a disposizione un roster che in un anno è stato rivoltato come un calzino per cercare di andare incontro all’idea e agli schemi di gioco dell’allenatore. Il sistema è quello già provato lo scorso anno dello space and pace. Un sistema dove le bocche di fuoco principali saranno le due stelle amiche, Russell e Towns, con attorno giocatori funzionali che abbiano un buon fit con i due sui due lati del campo. I giocatori sono incentivati ad aumentare il ritmo, cercando più spesso soluzioni dalla lunga distanza.
Due sono i dati che già hanno visto dei sostanziali cambiamenti, rispetto alle precedenti annate e che con gli innesti di Russell, Edwards e Rubio sperano di vedere ancora migliorare in quel di Minneapolis. Il pace è passato dal 100.88 della stagione 2018/2019 al 103.81 di quella passata, che ricordiamo ha visto i T’Wolves terminarla con l’arrivo della pandemia Covid-19 a marzo. Passare da essere tredicesimi a terzi per pace nella classifica ad hoc è bel salto in avanti.
Il cambiamento più grande è avvenuto col tiro da tre. Sempre nella stagione 2018/2019 con Tom Thibodeau i Timberwolves allenatore tiravano da tre 28.7 volte a partita. Una filosofia di gioco che forse va a cozzare con i canoni della NBA moderna. Nella stagione passata invece, c’è stato un netto miglioramento. In primis Towns, senza troppi dubbi tra i migliori tiratori in NBA vista anche la sua prestanza fisica e altezza, viene lasciato libero di colpire dalla lunga con tutti gli altri giocatori che lo seguono a ruota. Minnesota è passata da essere nei bassifondi ad essere terza in questa speciale classifica, dietro solo a Houston e Dallas. Il ruolo di KAT sarà fondamentale tanto quanto quello di Russell. Non ci son più scuse ora. Dovrà dimostrare di poter essere uno dei due volti della franchigia, in grado di guidarla ai playoff nel medio breve tempo. Nonostante l’enorme talento offensivo del quale è dotato, non è stato mai davvero il punto focale dell’attacco, qui dovrà far click e prendersi le giuste responsabilità.
Ciò che si aspettano quest’anno è che con l’aggiunta di qualità, anche l’efficacia dei tiri migliori dato che l’anno scorso erano terz’ultimi per percentuale di tiri da tre messi a bersaglio col 33.7%. Ci sono giocatori come Malik Beasley e Anthony Edwards che hanno problemi di shots selection. Questo sarà un altro punto di snodo per la stagione dei T’Wolves, cercare di mettere in ritmo anche i giocatori cosiddetti comprimari, senza forzarli a prendere tiri complicati, ma invece cercando di metterli nelle condizioni di far vedere il loro potenziale offensivo, senza che questo torni indietro negativamente a mo’ di boomerang. Il creatore principale del gioco ora c’è ed è Russell, dunque loro saranno sgravati da compiti di playmaking e si potranno concentrare nel portare punti ed essere più funzionali possibili all’attacco di Minnesota. Ma l’innesto di Rubio potrebbe portare più ordine e discipilna che aiuterebbero a rendere la circolazione di palla più armonica e, di conseguenza, trovare spazio per conclusioni pulite.
Di sicuro invece c’è che questi Timberwolves non saranno tra le migliori difese della prossima stagione. La compresenza di così tanti giocatori carenti difensivamente rende complicato il compito di David Vanterpool, assistant e defensive coach. L’idea che si è portato con sè dagli anni di Portland è quella di cercare di impedire le penetrazioni e allo stesso tempo contestare efficacemente i tiri da tre punti, concedendo il tiro dalla media. Va da sè che è fondamentale avere giocatori duttili e capaci di difendere su più posizioni, visto che le posizioni dall’1 al 4 devono costantemente cambiare su tutti, mentre il centro deve ‘droppare‘ fino a sotto il proprio canestro, lasciando al portatore di palla la scelta tra prendersi un tiro dal mid-range o sfidarlo al ferro.
Ciò che è mancato alla squadra l’anno scorso è stata la solidità e la costanza nell’applicarsi. KAT, ad esempio, ha fatto vedere qualche buona prestazione da rim protector ma più spesso risultando indeciso sul posizionamento difensivo e sul tempismo degli aiuti. Hernangomez non è un rimbalzista sufficiente e a questi si aggiunge che Russell e Beasley sono due difensori ben sotto la media, con il primo che a volte manca anche di voglia e concentrazione adatta per essere un fattore quantomeno non nocivo, specialmente quando viene coinvolto nei giochi a due; per questo motivo diventeranno fondamentali Jarrett Culver e Josh Okogie. Culver ha avuto un rookie year complicato dal punto di vista offensivo anche se verso la fine ha fatto vedere qualche miglioramento, ma è un plus a livello difensivo sia on ball che off the ball. Okogie invece è il fattore difensivo per eccellenza. Certamente il migliore in quel lato del campo ed è fondamentale per portare intensità a un quintetto ben sotto la media difensivamente.
Dunque la differenza la dovranno fare le due stelle ed Edwards che dovranno applicarsi per migliorare difensivamente, quanto meno per essere un neutro in difesa e non un minus. La strada è difficile e tortuosa, specie se si parla di giocatori che non hanno una gran predisposizione al sacrificio difensivo. Sarà compito di Vanterpool trovare la quadra, cercando di far diventare i Timberwolves una squadra quantomeno accettabile dal punto di vista difensivo.
Un potenziale fattore: D’Angelo Russell
L’arrivo di D-Lo ha risolto diversi problemi che Minnesota si portava dietro da tempo. La mancanza di un giocatore capace di crearsi un tiro dal palleggio oppure di giocare in isolamento. Rispetto al periodo pre-trade Minnesota ha registrato un aumento considerevole nei tiri al ferro e da tre punti, ma ha mantenuto costante il numero dei tiri dal mid-range. Così ha detto coach Saunders su di lui: “È uno scorer, non sono preoccupato. Sa come segnare e sa come trovare quelle zone del campo in cui è più a suo agio. Non riguarda solo lui, riguarda tutti noi, il nostro compito è quello di aiutarlo e di metterlo nelle migliori condizioni per segnare”.
Un altro aspetto che Minnie è migliorata con l’arrivo di Russell, sono le situazioni di giochi spezzati dove si lascia carta bianca all’ex Nets di inventare e dar spazio al suo talento. Inoltre con lui, è stato aggiunto un altro tiratore temibile, da quando indossa la casacca dei Timberwolves sta tirando 9.2 volte a partita dalla lunga, convertendoli con il 35%, anche se il range di partite è ancora troppo poco. Le capacità al tiro di Russell sono indiscutibili, ma ciò che spesso viene sottovalutata è la possibilità di utilizzarlo lontano dalla palla. e questo potrebbe risolvere due problemi in un colpo solo. Alcune carenze di D-Lo riguardano i pick and roll e di conseguenze le troppe palle perse, 3.6 a partita. Ecco che l’arrivo di Rubio può risultare provvidenziale. Mettere l’ex Suns a guidare l’attacco palla in mano e sfruttare Russell sugli scarichi e quindi in situazioni di movimenti senza palla. Chiaro che poi sarà da migliorare l’intesa con i compagni e soprattutto con l’amico Towns, dato che con l’infortunio al polso di KAT si può dire che inizieranno quest’anno a giocare insieme.
Senza nascondersi dietro un dito, la difesa è il vero tallone d’Achille di Russell. Quindi ciò che ci farà dire che Russell per questa squadra sarà un fattore ottimale è la testa e l’attitudini che ci metterà in quel lato del campo. E’ un difensore sotto la media e difficilmente cambierà. Talvolta sembra che qualche errore derivi proprio da un calo di concentrazione, qualcosa che lui stesso ha confermato: “Mi conosco abbastanza bene, so che a volte mi distraggo e divento soft, per questo motivo ho bisogno che ogni tanto qualcuno mi scuota”
Tirando le somme i Timberwolves, seppur con qualche mese di ritardo, hanno avuto la point-guard che volevano, e sta a loro verificare che le loro valutazioni erano corrette a febbraio. Di sicuro D-Lo dovrà dimostrare di valere il contratto da All-Star che ha.
Timberwolves preview 2020/2021: Le aspettative stagionali
Alla luce di quanto detto per trovare un certo equilibrio nei due lati del campo, lo starting five potrebbe essere Russell, Edwards, Beasley, Hernangomez e Towns. Dalla panca giocatori funzionali come Rubio, Culver, Okogie, Davis. Ed infine al completamento del roster ci sono Layman, Mcdaniels, Naz Reid e Jarred Vanderbilt. E’ però una situazione in divenire e soggetta a cambi in corsa, quindi la possibilità di inserire Culver e/o Okogie per garantire maggior qualità difensiva.
Nelle ipotesi più rosee, il tandem Towns-Russell potrebbe finalmente girare, con Edwards che si inserisce bene e a livello di attitude si presta al sacrificio e all’aiuto dei compagni soprattutto in difesa. Il nuovo sistema porterà i Timberwolves a segnare parecchio in attacco avendo due stelle giovani con tanti punti nelle mani. E gli altri gregari in tal caso sarebbero pronti a fare il proprio compito per bene. Può comunque succedere che lacune difensive soprattutto di Towns e Russell continuino a persistere con la conseguenza di a dover variare le lineup spesso per trovare la quadra nei due lati del campo. E tutto porterebbe a non avere gerarchie delineate, col rischio che si crei troppa confusione. Vederre partite che finiscono 120-130 per gli avversari non è un’utopia, in tal caso.
L’obiettivo rimane quello di poter crescere, migliorare il gioco sia in termini di quantità che di qualità. Con due stelle a roster o stelle potenziali i playoffs son da acciuffare nel breve tempo per non ricadere in un ennesimo progetto nato, provato ma poi non riuscito fino in fondo. Cercare di togliersi dal limbo della decima, undicesima posizione della Western Conference deve essere una priorità di questa stagione per continuare a progredire. Ma non sarà facile…