1. Cittadinanza
E sì, perché il cognome originale non è quello con cui tutti quanti lo conosciamo oggi, ma è Adetokunbo, vero cognome di papà Charles, spina dorsale della famiglia assieme a Veronica, e purtroppo scomparso nel 2017 in Wisconsin.
Così, quando anni dopo la Grecia consegna il passaporto a quello che diventerà poi il suo cittadino più famoso, trascrive in greco il suo cognome, che diventa Αντετοκούνμπο. E traslitterato lettera per lettera, diventa, finalmente, Antetokounmpo. Semplice no?
La storia della sua infanzia ormai la conosciamo tutti e tutti ce l’hanno raccontata in questi anni: genitori arrivati dalla Nigeria senza soldi ma con tante speranze, e stabilitisi ad Atene.
O più precisamente a Sepolia, un quartiere non proprio semplicissimo a nord-ovest della Capitale, dove Giannis sarà anche vittima di alcuni episodi di razzismo. Ed è qui che nasce nel dicembre del ‘94.
E infatti i primi anni non sono facili, anche perché la famiglia non solo è numerosa (oltre Giannis, ci sono anche Thanasīs, Kōstas e Alex. Più Francis che però era rimasto in Nigeria), ma è anche discretamente sviluppata a livello fisico.
Come detto, di quel periodo sappiamo tanto. Di come Giannis aiutava i genitori, cioè vendendo oggetti e souvenir per Atene, di quando la famiglia è stata sfrattata di casa, e di come, quando lo vediamo oggi, non possiamo non vedere il risultato di tutte quelle esperienze.
Tra le varie, ce n’è una che forse si conosce poco e che riguarda la sua cittadinanza, a cui avevamo accennato all’inizio del paragrafo.
A posteriori, ci sentiamo di definire la storia quantomeno curiosa, ma doverla vivere in prima persona in quegli anni non dev’essere stato semplice.
La Grecia, per le naturalizzazioni, adotta il sistema dello ius sanguinos (in parte diverso da quello delle maggiori nazioni europee), per cui, nonostante Antetokounmpo sia nato in Grecia, non ha ricevuto automaticamente la cittadinanza ellenica (cosa che prevede, ad esempio, lo ius soli).
Se questo poteva passare inosservato per, diciamo, i primi 18 anni della sua vita, non può più essere così nel 2013, quando gran parte del mondo (sportivo) al di là dell’oceano si accorge di lui e vuole portarlo da loro.
Infatti, fino a quell’anno, Giannis e i suoi fratelli sono praticamente degli apolidi, dei senza stato, dato che non sono né greci né nigeriani. E già questo fa ridere.
Quello che fa meno ridere, è che quando il Segretariato dello Sport inizia i procedimenti per naturalizzarlo, incontra l’avversione di parte del mondo politico.
Non è da dimenticare, tra le altre, che la Grecia di quegli anni è economicamente e socialmente allo sbando, e quando una nazione è allo sbando, spesso, emergono partiti neofascisti che cercano il loro ruolo all’interno della società.
Tra i vari abbiamo “Golden Dawn”, partito guidato da Nikos Michaloliakos che cerca di dare sfogo al sentimento razzista e anti-immigratorio in Grecia, provocato dalla sensazione che i “non greci” siano responsabili delle difficoltà finanziarie della nazione… ricorda qualcosa vero?
Perciò, durante i vari processi per il passaporto, sapete qual è la risposta (non ufficiale) della macchina statale? “Lasciate perdere. Non vogliamo rischiare di andare alle elezioni, per colpa di un tizio che gioca a basket”.
Ma per fortuna, ci sono persone che non si lasciano scoraggiare di fronte a certe uscite. Anche perché, e anche se nemmeno dovrebbe essercene il bisogno, in molti hanno capito che quello non è semplicemente “un tizio che gioca a basket”.
Dopo una serie di appuntamenti con gli agenti dei giocatori e il governo, la reazione di spinta del Segretario allo Sport, Giannis Ioannidis, mitico allenatore dell’Aris Salonicco e della Nazionale greca, e anche grazie all’intervento del primo ministro, si è accelerato il processo fino alla sua conclusione, avvenuta il 9 maggio 2013, quando Giannis Antetokounmpo, con il suo “nuovo” cognome, è diventato a tutti gli effetti cittadino greco.
E così, circa un mese e mezzo dopo, più precisamente il 27 giugno 2013, la fiaba assume i contorni da realtà. Giannis viene scelto al draft con la scelta numero 15 dai Bucks, e lui e suo fratello Thanasīs sono lì, al Barclays Center, a sventolare la bandiera greca in un gesto non richiesto ma voluto.
Curioso è, infine, il fatto che qualche giorno dopo, l’allora primo ministro Antonis Samaras, lo invita nel suo ufficio per congratularsi. E ormai non c’è più nessun Nikos Michaloliakos che tenga.
“Siamo orgogliosi di vederti nella NBA. Speriamo tutti che li farai impazzire con le tue schiacciate”
Antonis Samaras a Giannis Antetokounmpo