Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Cosa resta di MJ: i numeri dei 13 anni di Jordan agli Hornets

Cosa resta di MJ: i numeri dei 13 anni di Jordan agli Hornets

di Filippo Beltrami
jordan hornets

Era da più o meno metà marzo che la notizia della possibile vendita degli Charlotte Hornets da parte di Michael Jordan ha cominciato a diventare sempre più insistente. Alla fine di molte trattative, nella giornata di sabato, è stato ufficializzato il passaggio di proprietà della franchigia dall’ex giocatore dei Bulls ad una cordata composta da Gabe Plotkin, ex proprietario di minoranza, e Rick Schnall, comproprietario degli Atlanta Hawks.

Se da giocatore Jordan è stato indiscutibilmente uno dei migliori di tutti i tempi, altrettanto indiscutibilmente non si può dire da dirigente. Ecco alcuni numeri che dimostrano quanto la sua carriera cestistica a livello dirigenziale non si avvicini minimamente a quella sul parquet.

5, come gli allenatori che si sono seduti sulla panchina degli Hornets durante la gestione Jordan

In ordine cronologico: Larry Brown, Paul Silas, Mike Dunlap, Steve Clifford e James Borrego. Brown è stato il primo allenatore della gestione Jordan, in quelli che ancora erano gli Charlotte Bobcats. Nonostante abbia allenato i Bobcats solamente per sei mesi l’ex allenatore dei Sixers era riuscito a portare la franchigia ai playoffs grazie ad un record di 44 vittorie e 38 sconfitte. Nei due anni e mezzo sotto Silas, invece, i Bobcats erano una delle peggiori franchigie della NBA. Nelle 120 partite da allenatore di Charlotte la franchigia ne ha vinte solamente 32.

Dunlap è stato l’allenatore della franchigia solamente nella stagione 2012-13. Nonostante un mediocre record di 21 vittorie e 61 sconfitte, Dunlap è diventato l’unico allenatore nella storia della NBA a triplicare il totale delle vittorie di una squadra rispetto alla stagione precedente. Il successore di Dunlap sulla panchina dei Bobcats è stato Clifford. Con lui in panchina la squadra ha registrato la prima regular season vincente dalla stagione 2009-10. Grazie ad un record di 43 vittorie e 39 sconfitte Charlotte è riuscita a qualificarsi ai playoffs. Sotto la sua guida è arrivata anche un’altra apparizione ai playoffs, quella della stagione 2015-16. Dopo essere stato esonerato nel 2018, gli Hornets hanno riassunto Clifford come loro allenatore all’inizio della stagione 2022-23.

Subito dopo il licenziamento di Clifford gli Hornets decisero di affidare la loro panchina a Borrego. Così facendo Borrego diventò il primo capo allenatore di origini latino-americane nella storia della lega. Nei quattro anni sotto la sua guida Charlotte si è qualificata per due volte ai play-in venendo però eliminati entrambe le volte. In totale, nei 13 anni di proprietà di Jordan, Charlotte ha registrato un record di 423 vittorie e 600 sconfitte. Questo è il quarto peggior record della lega per quanto riguarda quel periodo di tempo.

3, come le apparizioni ai playoffs dei Bobcats/Hornets durante la gestione Jordan

Nei 13 anni in cui Michael Jordan è stato proprietario di maggioranza, la sua Charlotte è riuscita a qualificarsi ai playoffs solamente tre volte. La prima è arrivata nella stagione 2009-10 grazie alle 44 vittorie della regular season che sono valsi alla franchigia il settimo seed. Con Larry Brown in panchina e Stephen Jackson, Gerald Wallace, Raymond Felton e Tyson Chandler in campo quella squadra perse 4 a 0 al primo turno contro gli Orlando Magic.

La seconda volta è arrivata con Steve Clifford in panchina nella stagione 2013-14. Trainati dalla coppia Kemba WalkerAl Jefferson i Bobcats hanno vinto 43 partite in regular season, qualificandosi così ai playoffs come settima testa di serie. Purtroppo per loro i Miami Heat del “Big 3” si sono rivelati troppo forti sconfiggendoli per 4 a 0 al primo turno.

La terza, ed ultima, apparizione ai playoffs degli Hornets è stata nella stagione 2015-16. Con l’arrivo di Nicolas Batum in città e il solito Walker, Charlotte è riuscita a vincere 48 partite nella stagione regolare e a qualificarsi come sesto seed ai playoffs. Anche questa volta l’avversario erano i Miami Heat. E come nel 2014 la franchigia della Florida è riuscita ad uscirne vincitrice dallo scontro, questa volta però solamente al termine di Gara 7.

7-59, il record dei Bobcats nella stagione 2011-12

Come già accennato prima, nella stagione accorciata per colpa del lockout, gli Charlotte Bobcats si sono resi protagonisti di uno di quei record per cui in molti non vorrebbero essere ricordati. Nella stagione 2011-12 i Bobcats hanno finito la regular season con 7 vittorie e 59 sconfitte, segnando così la peggior percentuale di vittorie di sempre in una stagione regolare (10.6%). Precedentemente il record apparteneva ai Philadelphia 76ers 1972-73, che conclusero la stagione con 9 vittorie e 73 sconfitte (e una percentuale di vittorie dell’11%). Facendo parte della storia della NBA, sembra opportuno ricordare gli eroi di quella storica stagione.

  • Bismack Biyombo, F/C
  • Derrick Brown, F
  • Matt Carroll, G
  • DeSagana Diop, C
  • Cory Higgins, G
  • Corey Maggette, G/F
  • Jamario Moon, F
  • Byron Mullens, F/C
  • Eduardo Najera, F
  • Tyrus Thomas, F
  • Kemba Walker, G
  • D.J. White, F
  • Reggie Williams, G/F

8, come i draft “buttati” via

I Golden State Warriors di Curry, Thompson e Green. I Cavaliers di James e Irving. Gli Spurs di Duncan, Parker e Ginobili. Gli stessi Bulls di Jordan e Pippen. Si sa che la maggior parte delle grandi squadre vengono costruite attraverso il draft. Nel 2012 i Bobcats scelsero Michael Kidd-Gilchrist con la seconda scelta assoluta e Jeffrey Taylor con la 31esima. In quel draft però c’erano anche Bradley Beal (scelto alla 3), Damian Lillard (scelto alla 6), Andre Drummond (scelto alla 9), Draymond Green (scelto alla 35) e Khris Middleton (scelto alla 39).

Nel 2013 i Bobcats scelsero Cody Zeller con la quarta scelta assoluta nonostante ci fossero C.J. McCollum (scelto alla 10), Giannis Antetokounmpo (scelto alla 15) e Rudy Gobert (scelto alla 29) ancora liberi. Per quanto riguarda il draft del 2014, con la nona scelta assoluta, gli Hornets scelsero Noah Vonleh. Gente come Zach LaVine (scelto alla 13), Jusuf Nurkic (scelto alla 16), Clint Capela (scelto alla 25), Jerami Grant (scelto alla 39), Nikola Jokic (scelto alla 41) e Jordan Clarkson (scelto alla 46) è stata scelta dopo di lui.

Al draft del 2015 Charlotte scelse Frank Kaminski con la nona scelta assoluta. Purtroppo per gli Hornets Devin Booker (scelto alla 13), Bobby Portis (scelto alla 22), Kevon Looney (scelto alla 30, Montrezl Harrell (scelto alla 32) e Norman Powell (scelto alla 46) erano ancora disponibili. Nel 2016 Charlotte decise di puntare su Malachi Richardson con la 22esima scelta nonostante Pascal Siakam (scelto alla 27), Dejounte Murray (scelto alla 29) e Malcolm Brogdon (scelto alla 36) fossero ancora disponibili. Stesso discorso anche nel 2017, quando gli Hornets scelsero Malik Monk alla 11 anche se Donovan Mitchell (scelto alla 13), Bam Adebayo (scelto alla 14), Jarrett Allen (scelto alla 22), OG Anunoby (scelto alla 23) e Kyle Kuzma (scelto alla 28) fossero erano ancora “on the board”.

Nel 2018, dopo aver scelto Shai Gilgeous-Alexander con la 11esima scelta, la franchigia del North Carolina decise di scambiare SGA nella notte del draft in cambio di Miles Bridges e due seconde scelte (che poi si sono rivelate Vernon Carey Jr e Scottie Lewis). Nel 2019 scelsero P.J. Washington con la 12 scelta assoluta. Sfortunatamente per loro Tyler Herro (scelto alla 13), Jordan Poole (scelto alla 28), Keldon Johnson (scelto alla 29) e Nic Claxton (scelto alla 31) erano ancora disponibili.

25, come il numero di maglia di Al Jefferson

Nonostante sia stato il miglior compagno di squadra che Kemba Walker abbia avuto in quel di Charlotte, in pochi si ricordano di Al Jefferson. Nei suoi migliori anni Jefferson è stato sempre un giocatore che ha flirtato sia con i 20 punti che i 10 rimbalzi. “Big Al” arrivò a Charlotte nella free agency del 2013 grazie ad un triennale da 40.5 milioni di dollari e, nonostante non sia mai riuscito a giocare più di 73 partite a stagione nei tre anni trascorsi nella Buzz City, il prodotto della Prentiss High School ha lasciato un bel ricordo nelle menti dei tifosi degli Hornets.

Nella stagione 2013-14, la prima a Charlotte, le sue medie sono state 21.8 punti, 10.8 rimbalzi, 2.1 assist e 1.1 stoppate, tirando con il 50.9% dal campo. Grazie a questi numeri gli allora Bobcats riuscirono a qualificarsi ai playoffs come settimi nella Eastern Conference. In più venne nominato anche nel terzo quintetto All-NBA. Quella fu la miglior stagione registrata da un compagno di Walker nei suoi otto anni di permanenza nella Queen City. Nei due anni successivi i tanti infortuni, che lo costrinsero a giocare 65 partite nel 2014-15 e solamente 47 nel 2015-16, condizionarono le sue prestazioni. Nonostante ciò, nella sua ultima stagione, grazie ai 12.6 punti e ai 6.1 rimbalzi di media riuscì ad aiutare comunque Walker e gli Hornets a qualificarsi per i playoffs.

275, come i milioni di dollari spesi da Michael Jordan per comprare la franchigia

Forse il ricavo della vendita della squadra è uno dei pochi lati positivi dell’esperienza di “His Airness” come proprietario degli Hornets. L’ex giocatore dell’università di North Carolina era diventato socio di maggioranza della franchigia nel 2010 spendendo la modica cifra di 275 milioni di dollari. Nel 2023 ha venduto la franchigia per una cifra attorno ai 3 miliardi di dollari.

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