Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsBoston Celtics Green Characters: Danny Ainge & Larry Bird – Part II

Green Characters: Danny Ainge & Larry Bird – Part II

di Gabriel Greotti
Larry Bird The Legend

Larry Bird e Danny Ainge, giocatori inseparabili per la storia dei Boston Celtics.

Siamo alla fine degli anni Settanta, quando a Boston arriva un giocatore che cambierà per sempre la storia di questa gloriosa franchigia. Larry Bird, nato a West Baden, in Indiana nel 1956, verrà infatti ricordato come il giocatore bianco più forte della storia. Un’ala pura di 208 cm, con una classe sopraffina ed un carisma unici al mondo.

L’inizio di una leggenda: Larry Bird

Larry Bird e Magic Johnson, due autentiche leggende della palla a spicchi

Larry Bird e Magic Johnson, due autentiche leggende della palla a spicchi

Il mito di Larry Joe Bird si sviluppa e cresce nella piccola cittadina di French Lick, dove la famiglia conduceva una vita piuttosto spartana. Il giovane Larry cresce con la passione per la palla a spicchi nel sangue, tanto da appassionare gran parte dei suoi concittadini. La biografia dell’ex Celtics sul sito di NBA.com, infatti, racconta che molti cittadini di French Lick si recavano spesso a vedere le partite del futuro Hall Of Famer, che intanto si era iscritto alla Spring Valley High School.  In Indiana, il basket giovanile è sempre stato preso molto sul serio, e su un totale di 2000 abitanti a French Lick, si vocifera che la presenza al palazzetto raggiungesse a volte le 1600 persone.

I tifosi accorrevano a guardare incantati il biondo mago del tiro, che però non ha brillato sino alla sua stagione da Junior. Alla sua terza stagione alla Spring Valley High School, si assiste alla vera e propria esplosione di Bird. La sua squadra ottiene un record stagionale di 19 vittorie e 2 sconfitte, trascinata dal carisma e dai canestri di un astro nascente della palla a spicchi.

Un passaggio complicato: l’università per Larry Bird

Circondato da un’aura quasi divina, però, Bird incontra qualche ostacolo di troppo durante il periodo di passaggio all’università. Le indecisioni sono molte, e Bird cambia ben due volte università prima di approdare ad Indiana State University. Il giovane Larry arriva ai Sycamores in un periodo in cui la pressione sulla squadra non era poi molta, ma il ragazzo nato in Indiana veste sin da subito i panni del trascinatore. La sua prima stagione parla da sola: medie di 30 punti e 10 rimbalzi fanno schizzare l’hype della sua squadra alle stelle, e Bird diventa il beniamino di compagni e tifosi. La stagione migliore dei Sycamores coincide con l’anno da Senior del biondo dal tiro perfetto, quando la squadra chiude imbattuta la stagione ma perde in una finale epica con Michigan State, dove militava un certo Earvin ‘Magic’ Johnson.

Il ragazzo dai capelli biondi, però, nella stessa stagione, viene nominato College Player of The Year, e lascia la sua università come quinto marcatore di sempre. In tre stagioni passate al College, Bird porta i Sycamores ad un record storico di 81 vittorie e 13 sconfitte.

L’approdo tra i Pro: Il Draft e gli inizi di Larry Bird

Larry Bird in azione.

Larry Bird in azione.

Bird viene scelto con la sesta chiamata assoluta nel Draft del ’78 dai Boston Celtics. Larry Bird, tuttavia, decide (non senza stupori generali) di rimanere un altro anno al College. Il momento dei Celtics, in quel periodo, era del tutto particolare: nella stagione ’77-’78 la franchigia del Massachussets colleziona un record di 32 vittorie e 50 sconfitte, record peggiore dal 1950. Nella stagione successiva le cose peggiorano ulteriormente, con i bianco-verdi che peggiorano ulteriormente il record stagionale con 3 sconfitte in più rispetto all’annata precedente.

Nella stagione 1979-80, Bird fa il suo ingresso ufficiale nella lega professionistica americana, impattando su di essa in modo determinante. Con lui, i Celtics si trasformano completamente: nella stagione da rookie del ragazzone biondo nativo dell’Indiana, i C’s vincono la loro Division con un record di 61-21. Bird gioca tutte le partite, risultando il migliore in quasi tutti i fondamentali, e non solo. L’ex Sycamores viene nominato Rookie of The Year e riceve la prima di dodici convocazioni al All-Star Game.

La stagione successiva vede grandi movimenti in casa bianco-verde: Boston inanella una serie di movimenti di mercato che portano in maglia verde Robert Parish e Kevin McHale (inizialmente utilizzato da sesto uomo in favore della presenza di Cedric Maxwell da ala grande titolare), futuri protagonisti degli anni ’80 nel Massachussets. Il titolo NBA non tarda ad arrivare: dopo una serie finale di Conference a dir poco entusiasmante, in cui i bianco-verdi rimontano uno svantaggio di 3-1 con i Sixers, Bird fa cadere anche i Rockets di Moses Malone, guidando i suoi ad una vittoria schiacciante.

Impatto devastante: The Legend

Dopo due sole stagioni tra i Pro, un nuovo fenomeno stava incantando il mondo intero. L’impatto devastante di Bird sull’intera lega era sotto gli occhi di tutti: costanza, carisma, capacità di risultare determinante in ogni aspetto del gioco. Questo era il numero #33 dei Boston Celtics, un gioiellino più unico che raro nella storia di questo Sport.

Bird si candida a essere il personaggio più rappresentativo degli anni ’80 nella lega, anni in cui domina in lungo e in largo sbaragliando il campo e vincendo quanti più riconoscimenti personali possibili. L’armata biancoverde, guidata prima da Bill Fitch e da K.C. Jones in seconda battuta, vince tre anelli nel giro di 5 anni (1981, ’84, ’86).

“When you’ve got Larry Bird on the court, anything can happen” (Clyde Drexler)

“Quando Larry Bird è in campo, può succedere qualsiasi cosa”  

Così Clyde Drexler ama definire un’autentica leggenda del basket.

Il ritiro: Once a Celtic, Always a Celtic, Larry Bird

Un ultimo valzer, quello che lo porta alla conquista dell’Oro olimpico a Barcellona ’92, dopo il quale Bird annuncia ufficialmente il suo ritiro, nella giorno 18 Agosto dello stesso anno. In un Garden in festa, dove presenzia anche l’avversario di sempre, e amico, Magic Johnson, l’atmosfera è di grande commozione ma anche di gioia e celebrazione di un campione rimasto fedele a Boston per un’intera carriera.

Bird was the embodiment of “Celtics Pride.” He was a classy, confident, hardworking player who thrived on pressure and inspired teammates to excel.

una nuova vita chiamata Indiana Pacers

Dopo una breve collaborazione con lo staff dei C’s, Bird viene nominato nel 1997 Head-Coach degli Indiana Pacers. Nonostante Bird non avesse mai allenato una squadra di basket, Donnie Walsh, allora presidente della franchigia, spende per lui parole al miele.

Questo ragazzo è l’incarnazione di tutto ciò che ho cercato di fare qui. Quando ho iniziato a lavorare qui, ho voluto vedere i mondi delle scuole superiori, delle università e quello che Bird ha significato in tutto questo. Penso che possa essere un grande allenatore. Sa coinvolgere le persone ed è carismatico, ciò che un allenatore deve essere

Dal canto suo, la Leggenda biancoverde risponde:

Sono nuovo a questo  gioco, ma sento di poter fare bene. Ho tutta la fiducia nel mondo, sarò in grado di gestire questi ragazzi e fare le cose che sono necessarie per vincere le partite.

D’altra parte Larry non sbaglia: nelle tre stagioni da Head-Coach dei Pacers, Bird colleziona una finale di Conference (persa al cospetto dei Bulls di MJ in sette gare) ed una finale assoluta (persa contro i Lakers di Shaq in sei gare). Proprio dopo le finali perse con i losangelini nel 2000, Bird lascia la panchina e diventa presidente degli stessi Pacers.

Un Palmarès invidiabile, ed un ragazzo che i tifosi biancoverdi non smetteranno mai di ringraziare.

Thanks for All, Larry.

 

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