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Building the future: Philadelphia 76ers alla resa dei conti del “Process”

di Andrea Vulcano
Embiid ai Philadelphia 76ers

26 Maggio 2012, al Boston Garden va in scena gara 7 tra i padroni di casa e i Philadelphia 76ers, valevole per l’accesso alla Finale di Conference. Partita molto tesa, decisa dalla tripla doppia di Rajon Rondo (compresi i canestri decisivi nel finale). I Sixers escono a testa altissima, sconfitti dall’ultima versione dei big 3 di Boston, con la consapevolezza che il team ha potenziale. Il giusto mix di giovani e veterani; una squadra che, se puntellata a dovere, può ambire a posizioni di vertice.

2017. Di quel roster che ha fatto l’ultima apparizione ai playoff per la squadra del Pennsylvania, non ci sono superstiti. E’ cambiato il coach, è cambiata la dirigenza, è cambiato tutto. Per come è concepita la lega, se “soffri” qualche anno in campo, vieni ricompensato dal sistema, sempre che tu riesca a sfruttarlo a dovere. I Philadelphia 76ers probabilmente hanno esasperato il concetto di ricostruzione e di sofferenza, ma i tempi sono destinati a cambiare.

Philadelphia 76res: Scelte al draft e free agency. 

Collezionare sconfitte ti permette di scegliere sempre molto in alto. Dal 2012 Phila ha sempre portato a termine stagioni ben al di sotto del 50 % di vittorie, con un trienno 2013-2015 in cui non sono mai arrivati 20 successi stagionali. Come detto prima, il sistema NBA ti “premia” se lo sai sfruttare. Altrimenti sei destinato a non crescere mai. Se scegli bene hai poi la possibilità di arricchire il roster con i Free Agent. I contratti dei giovani scelti al draft permettono una flessibilità per alcuni anni, che può aiutare a costruire le basi del futuro di una franchigia. I Philadelphia 76ers, in questi anni, hanno mostrato i due lati della medaglia: alcune scelte corrette, altre meno; alcuni giocatori presi per poi essere scaricati mentre sconosciuti portati alla ribalta. Ripercorriamo le tappe del “The Process”:

  1. 2013. Dopo l’esperimento, fallito, di Bynum come perno centrale del team, i Sixers scelgono alla numero 11 Micheal Carter-Williams. Prendendo un playmaker giovane, cedono Holiday ai Pelicans in cambio della scelta numero 6 dello stesso draft, Nerlens Noel. Dopo una partenza buona, le cessioni di Turner e Hawes catapultano il team agli ultimi posti della lega. Nota a margine: sia Carter-Williams che Noel non fanno più parte del roster attuale. Da questo anno vengono messe giù le basi del futuro, con la posizione di Head Coach affidata a Brett Brown (attuale allenatore).
  2. 2014. Da questo anno si intravede la struttura odierna del team. Con la terza scelta del draft viene selezionato Joel Embiid, clamoroso prospetto di Kansas. Con la scelta numero 10 viene chiamato Elfrid Payton, immediatamente girato ai Magic in cambio della scelta numero 12, Dario Saric. Sembra l’inizio della svolta ma una frattura da stress al piede destro ferma per la stagione Embiid, mentre Saric completa la sua maturazione in giro per l’Europa. Vicino alla trade deadline viene ceduto Carter-Williams in cambio di una prima scelta. Ne consegue un’ altra stagione da dimenticare con all’attivo 18 vittorie che “valgono” la scelta numero 3 al draft successivo.
  3. 2015. Nonostante la presenza nel roster di Embiid e Noel, con la terza chiamata viene selezionato Jahlil Okafor, centro proveniente da Duke. I continui acciacchi fisici di Embiid (salterà, per intero, anche questo anno) e in generale la pochezza di talento nel roster, aiutano i Sixers ad ottenere la scelta numero 1 per il draft 2016, che sembra molto promettente, soprattutto nelle prime posizioni.
  4. 2016. Con la numero 1 assoluta viene selezionato Ben Simmons, da molti considerato il miglior prospetto degli ultimi anni. In summer league mostra capacità fuori dal comune nel passaggio e nell’attitudine a rimbalzo. Sembra tutto pronto per una stagione finalmente da protagonisti per i Sixers. A ridosso delle partite di pre-season, però, si frattura il quinto metatarso del piede. Probabilmente nel 2017 avrebbe potuto esordire, ma la dirigenza preferisce non rischiarlo e tenerlo a riposo per tutta la stagione. Nonostante questo, il debutto di Embiid e lo sbarco di Saric in Nba, danno vitalità ad una squadra (e ad una città), che aveva bisogno di una scossa. Il centro camerunese è tutto quello che serve per dare visibilità al team: dominante in campo e folkloristico fuori. Seppur con delle restrizioni di utilizzo, quello che ha mostrato nelle 31 partite disputate, fa impressione. Lo stesso Saric ha mostrato una capacità fuori dal comune, oltre che una padronanza di tecnica e efficacia ottimi per l’età. La stagione viene chiusa con 28 vittorie, ma quello che conta è lo spirito acquisito nell’annata.
  5. 2017. Partendo dalla buona base dello scorso anno e avendo Simmons in rampa di lancio, Philadelphia ha bisogno disperato di qualcuno nei ruoli 1 e 2. Individua in Markelle Fultz, prospetto dell’università di Washington, il tassello giusto nel ruolo di Playmaker ( da dividere con Simmons stesso). Per non rischiare di perderlo, scambia la terza scelta più una scelta futura con Boston, in cambio della numero 1 assoluta. La scelta, al momento, sembra molto logica e concepita per ottimizzare le risorse nel roster. I Sixers ottengono, inoltre, i servigi di JJ Redick, con un contratto di 23 milioni per un anno.

Ora viene il bello. Se proviamo ad abbozzare un quintetto, questo potrebbe essere: Fultz, Redick, Simmons, Saric, Embiid. Un mix di forza e talento che da tantissimi anni non si vedeva nella città dell’amore fraterno. Brown dovrà avere la capacità e la pazienza di inserire tutti i giocatori nel sistema, senza escludere nessuno. Ci sono, oggettivamente, tutte le possibilità di poter fare molto bene, sin da subito. Non scordiamoci che in panchina ci saranno Covington, Okafor, Amir Johnson, McConnell etc. che potranno fornire il loro contributo. Gli aspetti principali per il 2017/2018 saranno 2:

  1. Cercare una chimica di squadra. Redick escluso, l’età media del quintetto è bassissima. In più Fultz e Simmons non hanno ancora giocato un singolo minuto in Nba. Il playmaker dovrà creare tanto per gli altri, oltre che essere uno scorer. L’australiano dovrà lavorare parecchio sul suo range di tiro, oltre che dividere i compiti di gestione della palla con il play. L’aspetto su cui entrambi dovranno lavorare maggiormente, comunque, è quello difensivo. Potendo contare sull’energia e l’intimidazione di Embiid sotto canestro, si può creare un sistema molto proficuo. Solo lavorando tanto potranno dare soddisfazioni ai propri tifosi.
  2. Mantenersi sani. Non ci nascondiamo, i principali attori di questa squadra hanno, purtroppo, dimostrato di essere injury-prone. La speranza è che non ci siano più infortuni gravi da privare il team di pezzi importanti. Fare una stagione completa per tutti, potrebbe essere il trampolino di lancio per un futuro radioso. Incrociamo le dita.

Il “Process” ha iniziato a mostrare i frutti, dopo anni di sofferenze per il pubblico. Da questa stagione dipenderà molto del futuro della franchigia. Le basi sono state gettate e ora serve il passo in avanti decisivo. In molti, come il sottoscritto, aspettano il ritorno ai vertici dopo tanti anni. Ce la fece un fenomeno con il numero 3 ad inizio anni 2000, ce la possono fare i ragazzi a disposizione di Brown. Da “The Answer” a “The Process”. Io ci credo.

 

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