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I quintetti del millennio: Toronto Raptors

di Stefano Belli
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Sbarcati in NBA nel 1995, i Raptors sono entrati presto nel cuore dei tifosi grazie alle acrobazie di Vince Carter. Con il cambio di millennio si sono progressivamente affermati come un punto fermo nella Eastern Conference, e negli anni Dieci hanno iniziato una scalata che li ha portati sul trono della lega. Ecco il quintetto ideale dei Toronto Raptors dal 2000 in avanti.

Point guard: Kyle Lowry

Quando arriva in Canada, nell’estate 2012, Lowry non ha ancora trovato la sua dimensione. Non l’ha trovata a Memphis, dove ha dovuto lasciare il posto in quintetto a Mike Conley, e nemmeno a Houston, frenato dai problemi fisici e da un rapporto non idilliaco con coach Kevin McHale. I Raptors, però, credono in lui, e decidono di affidargli le chiavi della squadra. A febbraio 2013 José Calderón viene ceduto e Lowry diventa il playmaker titolare. Nel 2014 sfiora i 18 punti di media, l’anno dopo gioca il primo di 6 All-Star Game consecutivi e nel 2016 viene inserito nel terzo quintetto All-NBA. La sua crescita individuale accompagna di pari passo quella di Toronto, che fa presenza fissa ai playoffs e che nel 2018 ottiene il miglior record a Est.

A infrangere i sogni dei Raptors, stagione dopo stagione, è sempre lo stesso mostro: LeBron James, che con i suoi Cleveland Cavaliers dà vita a un vero e proprio “regno del terrore” sulla Conference orientale. Le fortune dei canadesi cambiano nell’estate del 2018, quando King James fa le valigie in direzione Los Angeles e da San Antonio arriva Kawhi Leonard. Di fianco alla nuova stella, Lowry gioca un ruolo fondamentale, su entrambi i lati del campo, nella conquista dello storico titolo 2019. Dopo le tante critiche subite in carriera per dei cali di rendimento ai playoffs, Kyle trova un riscatto da sogno nella partita che decide le Finals contro Golden State, in cui smette a referto 26 punti, 10 assist e 7 rimbalzi. Al termine della parata celebrativa, il numero 7 resta altre due stagioni in Canada, con esisti alterni; dopo un grande 2019/20, chiuso nella Bolla di Orlando al termine di una memorabile serie contro i Celtics, Toronto rimane fuori dai playoffs nel 2021. Il ciclo è ormai finito, e in estate capitan Lowry viene ceduto ai Miami Heat.

Guardia: DeMar DeRozan

Nona scelta del draft 2009, DeRozan deve lasciare la natia Los Angeles per trasferirsi nel freddo Canada. Parte subito come guardia titolare in una squadra che sta cambiando molto, e mette in mostra un atletismo straripante e delle ottime doti realizzative. Dopo l’addio di Chris Bosh e le cessioni di Rudy Gay e Andrea Bargnani, DeMar e Kyle Lowry vengono messi al centro del progetto, e i risultati non tardano ad arrivare. Toronto scala rapidamente le gerarchie a Est e DeRozan si afferma tra le migliori guardie della lega. Nel 2014 debutta all’All-Star Game, nel 2017 viene inserito nel terzo quintetto All-NBA e l’anno seguente nel secondo. I Raptors, però, non riescono mai ad arrivare fino in fondo. Nel 2018, dopo la seconda eliminazione consecutiva per mano dei Cleveland Cavaliers, la dirigenza tenta un clamoroso all-in, prendendo Kawhi Leonard e spedendo a San Antonio DeRozan. Quello di DeMar, che lascia come miglior realizzatore nella storia della franchigia, è un addio doloroso per i tifosi canadesi, i quali però avranno modo di consolarsi qualche mese più tardi.

Ala piccola: Vince Carter

La leggenda di “VinCredible” è stata in gran parte scritta nei suoi primi due anni da professionista, con le elettrizzanti schiacciate che hanno reso popolari i Raptors tra i fan di tutto il mondo e la memorabile performance allo Slam Dunk Contest di Oakland 2000. Nel nuovo millennio, però, Carter trascina la franchigia in quella che, fino a quel momento, è la miglior stagione della sua storia. Il suo straordinario 2000/01 vale a Vince l’inserimento nel secondo quintetto All-NBA e a Toronto le semifinali di Conference. Quella serie si trasforma in un epico duello fra Carter e l’MVP Allen Iverson, e vede i Sixers prevalere in gara-7 dopo che Vince manca la tripla del possibile sorpasso.

Da lì in avanti, il rapporto fra i Raptors e la loro stella si logora lentamente. Carter si ferma prima dei playoffs 2002 per un’operazione al ginocchio sinistro. Torna in tempo per la opening night, ma dopo appena tre apparizioni è di nuovo ai box, per una tendinite allo stesso ginocchio. Tra una ricaduta e l’altra, Vince disputa solo 43 partite, contribuendo alla mancata qualificazione della squadra ai playoffs. I crescenti malumori di pubblico e dirigenza in merito agli eccessivi tempi di recupero portano a una fase di stallo deleteria per la squadra, che non riesce a raggiungere la post-season nemmeno nel 2004. Carter vuole cambiare aria, la dirigenza lo accontenta a dicembre, quando lo spedisce ai New Jersey Nets. La frattura tra Vince e i tifosi canadesi, innamorati delusi, ci metterà parecchi anni a risanarsi, ma è probabile che, prima o poi, la maglia numero 15 di quell’icona generazionale verrà issata al soffitto della ScotiaBank Arena.

Ala grande: Kawhi Leonard

L’esperienza canadese di Leonard è durata meno di un anno solare, ma ha regalato a una franchigia e a un’intera nazione un sogno che il tempo non potrà mai cancellare. Il 18 luglio 2018 arriva la notizia di una clamorosa trade: Kawhi, da tempo in rottura con la dirigenza degli Spurs, finisce oltreconfine in cambio dell’idolo di Toronto, DeMar DeRozan. Quello del general manager, Masai Ujiri, è un azzardo bello e buono: Leonard sarà free agent al termine della stagione, e in quella precedente ha disputato la miseria di 8 partite per recuperare da un infortunio.

Il giocatore, lo staff tecnico e il front office si accordano per far saltare a Kawhi i back-to-back, in modo da farlo arrivare alla post-season in condizioni ottimali. Una strategia che si rivelerà vincente. Leonard gioca comunque 60 partite di regular season, disputa il suo terzo All-Star Game e viene inserito sia nel secondo quintetto All-NBA, sia in quello All-Defensive. Ai playoff, Kawhi sale ulteriormente di livello, dominando come pochi altri nella storia della lega. Decide gara-7 del secondo turno, contro Philadelphia, con uno dei canestri più iconici di sempre, poi fa la voce grossa su entrambi i lati del campo contro i Bucks dell’MVP Giannis Antetokounmpo, quindi si abbatte come un flagello sui malconci Golden State Warriors, portando per la prima volta il Larry O’Brien Trophy in Canada da MVP delle Finals. Un’impresa che fa giustamente passare sottotraccia quello che accade al termine della parata celebrativa. Alla scadenza del contratto, Leonard si trincera nel silenzio, e il 10 luglio, dopo qualche settimana di valutazione decide di tornare a casa e di firmare per i Los Angeles Clippers. Lascia Toronto dopo nemmeno un anno, che gli è bastato comunque per diventare l’unico e incontrastato Re del Nord.

Centro: Chris Bosh

Il lungo texano viene selezionato con la quarta chiamata del mitico draft 2003. Affiancandolo al rientrante Vince Carter, i Raptors sperano di risollevarsi dopo un’annata da dimenticare, ma i continui problemi fisici di “VinSanity” inducono la dirigenza a un drastico rebuilding. Chris diventa il nuovo volto della squadra, ed emerge rapidamente tra i migliori lunghi NBA. Nel 2006 esordisce all’All-Star Game, evento a cui prenderà parte in ogni singola stagione fino al termine della carriera, e l’anno seguente viene inserito nel secondo quintetto All-NBA. Guidati da Bosh e da Andrea Bargnani, quei Raptors si riaffacciano ai playoffs, ma non vanno oltre il primo turno sia nel 2007, sia nel 2008. Dopodiché si inabissano nuovamente nei bassifondi della Eastern Conference. Nell’estate del 2010, Bosh, in scadenza di contratto, decide di lasciare il Canada per raggiungere Dwyane Wade e LeBron James ai Miami Heat.

Sesto uomo: Pascal Siakam (Fred VanVleet, Scottie Barnes)

Scelta a fine primo giro del draft 2016, l”ala camerunense si rende protagonista di un’ascesa repentina e imprevedibile. Quando arriva nella NBA mette in mostra un atletismo invidiabile, ma un bagaglio tecnico tutto da costruire. Nella sua stagione da rookie passa gran parte del tempo in D-League, dove trascina i Raptors 905 alla vittoria del campionato e viene eletto MVP della serie finale. Questo exploit gli vale l’inserimento nelle rotazioni della prima squadra, e nel 2017/18 Pascal diventa un elemento chiave dell’ottima second unit di coach Dwane Casey. La sua esplosione, però, avviene nella stagione successiva; Siakam passa da 7 a quasi 17 punti di media, viene nominato Most Improved Player e dà un contributo fondamentale nella corsa al titolo NBA, disputando una grande serie finale. Con la partenza di Kawhi Leonard, “Spicy P” si impone come il leader tecnico della squadra. Tra il 2020 e il 2023 si guadagna due convocazioni all’All-Star Game e due inserimenti nei quintetti All-NBA. Toronto non riesce però a ripetere il trionfo del 2019, e si avvia lentamente alla ricostruzione. A gennaio 2024, Siakam viene ceduto agli Indiana Pacers, chiudendo ufficialmente il glorioso ciclo dei Raptors.

Allenatore: Nick Nurse

Gran parte del merito per la costruzione della squadra che salirà sul trono NBA è certamente di Dwane Casey, che nel giro di sette stagioni ha portato in alto i Raptors. Nick Nurse, che ne ha preso il posto nel 2018, ha fatto però compiere alla squadra l’ultimo passo. La cavalcata al titolo 2019 è resa possibile dalle performance stellari di Kawhi Leonard, ma anche dalla solidità di un gruppo pieno di leader, dall’esplosione della second unit e da un’organizzazione difensiva con pochi eguali, nella storia recente. Partito Leonard, coach Nurse riesce a mantenere la squadra ad alti livelli nel 2019/20, poi le partenze dei grandi veterani portano all’inevitabile rebuilding. Nel 2023, dopo l’eliminazione al play-in per mano dei Chicago Bulls, l’allenatore del titolo viene esonerato. Dopo pochi giorni, firma per i Philadelphia 76ers.

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