Chi conosce Stephen Curry, sa che dimenticare le cose gli riesce facile.
Mi spiego meglio. Quando capita che Steph sbagli un tiro, giochi male in un quarto oppure giochi una serie opaca e sottotono, sembra ci voglia un istante per far sì che se ne dimentichi e torni a fare paura in campo.
Ieri sera i Golden State Warriors hanno iniziato il loro turno contro i Dallas Mavericks, per le Finali di Conference, con una vittoria sui texani per 112-87.
Il miglior tiratore di tutti i tempi, nel primo quarto della partita di ieri sera non sembrava proprio essere tale. Ha tentato 5 tiri, e di questi ne è entrato solo 1. Ha tirato con uno 0% dalla linea dei tre punti, e ha sbagliato 3 tiri liberi. Decisamente non da lui.
E infatti, Steph si è subito dimenticato che quella sembrava essere una brutta serata. Nel secondo e terzo quarto ha segnato ben 6 tiri su 11 tentati, ha registrato ben 3 triple a bersaglio su 5, e poi ha concluso il match con un totale di 21 punti e 12 rimbalzi, l’unico della notte in doppia doppia.
Coach Jason Kidd, prima dell’inizio della serie, aveva detto che non voleva il match si trasformasse in una gara di atletica tra Stephen Curry e il suo Luka Doncic. Ma sembra che i rimbalzi di Steph abbiano portato proprio a questo.
E questo perché il n°30, durante il match, ha anche dimenticato che forse sia quasi giunta l’ora di passare lo scettro a Luka Magic, per essere il nuovo volto della lega. Forse è effettivamente così, ma ieri sera la Old Generation ha avuto la meglio sulla New Generation.
Certo, non è stata la miglior prestazione di Steph ai playoffs, ma il fatto che abbia recuperato il suo primo quarto sottotono è stato fondamentale per la vittoria finale dei Dubs. E questa capacità di dimenticare gli errori è un motivo di ammirazione anche per coach Steve Kerr.
“Tutti i migliori giocatori hanno la capacità di trasformare una brutta partita in una buona partita” ha detto il capo allenatore degli Warriors dopo la partita. “È una cosa molto difficile da fare, ma quando si ha questo tipo di fiducia ed esperienza, quando si ha affrontato tutto e si ha giocato molte partite in cui l’inizio è lento, allora ci si sente a proprio agio in quella situazione. Penso che questo sia stato il caso di Steph stasera”.
Steph sta giocando una buona post-season, ma molti probabilmente direbbero che non è lo Steph di sempre. Eppure, sembra che gli Warriors non abbiano più bisogno dello Stephen Curry da 40 punti a partita, perché la squadra è talmente bilanciata che basta anche meno.
Se proprio volete rimproverare qualcosa al n°30, potremmo forse parlare dei liberi. Sembra che in questa post-season Steph sia stato particolarmente incline allo sbagliarli, ma ciò non lo turba particolarmente.
“Devi parlare con te stesso” ha detto il diretto interessato. “Non importa se stai sbagliando dei tiri, dei liberi, o qualsiasi altra cosa. Devi parlare con te stesso in modo positivo, pensando a ciò che verrà dopo. Credo di aver trovato la causa dei miei errori al tiro nella pausa di 4 giorni che abbiamo avuto tra le partite. Ma ho cercato di scrollarmela di dosso. Non perdo mai la fiducia in me stesso. È solo l’autocelebrazione che mi aiuta”.
Dunque il segreto di Steph, per eliminare il pensiero di un brutto tiro o un crollo momentaneo, è semplicemente l’autostima. E questo sentirsi a proprio agio sembra essere una sensazione che tutta la squadra prova dalla serie contro Memphis. Non possiamo quindi non considerarlo un motivo per cui gli Warriors sono diventati improvvisamente i favoriti per le Finals 2021/22.
D’altronde, non tutte le squadre hanno uno Stephen Curry nel loro roster.
Certo, anche lui è un essere umano, e il tempo prima o poi passerà anche per lui. Ma le prime 12 partite di questa postseason sembrano dimostrare che non è ancora arrivato il momento.