I vincenti hanno un’aura che li accomuna, quasi un marchio addosso che permette loro di riconoscersi anche ad occhi chiusi e senza essersi mai visti prima. Così è stato per Michael Jordan e Kobe Bryant, così è stato per ognuno dei due e Phil Jackson, storico coach simbolo in entrambe le carriere di queste leggende NBA, ai Chicago Bulls con il primo e ai Los Angeles Lakers col secondo. Il confronto Jordan-Kobe (se proprio tale vogliamo definirlo) è stato riaperto dallo stesso Jackson in un’uscita pubblica, affrontato dal proprio punto di vista di profondo conoscitore della pallacanestro organizzata e di questi due complicatissimi esseri umani.
Due modi di intendere la pallacanestro e la vita. Jordan-Kobe eterno dilemma
Ospite alla conferenza annuale dell’azienda tecnologica dello Utah Domo, mercoledì scorso Phil Jackson ha regalato nuovi dettagli sull’eterna, irrisolvibile questione del “Meglio l’uno o l’altro?”. Stavolta dal punto di vista della tattica e, perché no, del modo di affrontare la vita stessa. Liesl Nielsen di KSL.com riporta le parole di coach Zen, interrogato sull’annoso dilemma:
C’era qualcosa di gestibile e allenabile in Michael, che Kobe non aveva. Ma Kobe aveva un fuoco irrefrenabile.
Quel “qualcosa” altro non è che la capacità di rendersi conto di quando, come e perché certe scelte dell’allenatore andassero recepite e accettate. A detta di Jackson, MJ era in grado di realizzare e non contestare determinate situazioni nelle quali il coach lo preferiva in panchina. Ad esempio nelle occasioni di hero ball in cui, per la foga di realizzare punti a tutti i costi, Jordan rischiava di rovinare l’attacco di squadra. Se finiva in panca, His Airness sapeva già che al suo rientro sul parquet avrebbe fatto decisamente di meglio. “Aveva una coscienza”, la riflessione finale di Phil Jackson.
Kobe? Un’altra storia. La proverbiale e inarrestabile competitività dell’8 & 24 gialloviola non faceva prigionieri, nessuna eccezione neppure per coloro al cui nome era anteposta la parola “coach”. Perciò, al contrario di Michael Jordan, in più occasioni Bryant è stato protagonista di siparietti nei quali cercava insistentemente di farsi rigettare nella mischia da Jackson, dopo l’uscita temporanea dal campo. Due personalità diverse; stesso, cristallino talento da considerare patrimonio del gioco e dello sport tutto. Ma mai e poi mai finendone assoggettati, parola di coach Zen. Jordan-Kobe eterno dilemma, ma a Jackson non importa: due campioni, e lui il loro allenatore. Se avete dubbi, chiedetegli dei 6 titoli vinti con l’uno e dei 5 vinti con l’altro.
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