E’ tempo di All-Star Game e quindi della conferenza stampa di rito del commissioner NBA Adam Silver sullo stato dell’Associazione, al giro di boa di una stagione che ogni giocatore coinvolto davanti a un buon bicchiere di rosso vi definirebbe come “stressante”, se non peggio.
Una delle prime questioni affrontate da Silver è stato proprio l’All-Star Game, con le critiche di alcune grandi star come LeBron James, Giannis Antetokounmpo, De’Aaron Fox (che non sarà ad Altanta), Paul George e Kawhi Leonard alla decisione di NBA e sindacato giocatori (NBPA) di scendere in campo ad Atlanta. La stagione – hanno spiegato LeBron e gli altri – era iniziata con l’intendimento che non ci sarebbe stato All-Star Game. Evento però compreso tra gli obblighi contrattuali de giocatori nel collective bargain agreement e quindi irrinunciabile se non per cause di forza maggiore.
“Se chiedessi a LeBron James di parlare e dire la sua sui problemi nel resto del mondo, e tacere su quelli interni alla NBA sarei un ipocrita“, dice Silver “Siamo un’unica comunità e io rispetto il suo punto di vista. Ma apprezzo anche la sua professionalità“.
James aveva dichiarato all’indomani dell’annuncio ufficiale dell’All-Star Game 2021 che sarebbe stato ad Atlanta “con il corpo ma non con la mente” e di avere “zero energia da impiegare” per una partita di esibizione e senza pubblico. Parole che altri giocatori, di tanti livelli avevano appoggiato e forse profferite in un momento di delusione e disappunto. “Io so che si presenterà ad Atlanta col consueto approccio professionale e che giocherà come sa. Come dicevo, io rispetto la sua opinione, diciamo che avremmo potuto discuterne in privato come una vera famiglia“, così il commissioner.
L’All-Star Game NBA 2021 sarà un evento solamente televisivo, che si svolgerà per intero in un’unica giornata e che, stima Adam Silver, “sarà visto da oltre 100 milioni di persone” tra TV e social network. “Non ho mai negato che gli interessi economici siano un fattore, ma quando parlo di interessi parlo di quelli di un brand come la NBA e di un evento che è il nostro evento principale per quanto riguarda l’interazione con i nostri tifosi“.
Giocatori e staff sono sottoposti dall’inizio della stagione a un rigido protocollo di sicurezza sanitaria e per limitare i rischi di contagio. La NBA ha già dovuto posticipare 31 partite di stagione regolare e avrà dopo l’All-Star Game a disposizione poco più di due mesi per recuperarle tutte. Questo per alcune squadre (come Wizards, Grizzlies e Spurs, tra le più colpite dai rinvii) significherà un tour de force da 40 partite in 70 giorni, mal contante.
Il 2021 sarà però l’anno della grande campagna vaccinale contro il Covid-19, nel mondo e negli USA. Gli Stati Uniti hanno già somministrato 85 milioni di dosi di vaccino, l’amministrazione Biden lancerà per le prossime settimane un ambizioso piano da quasi 2mila miliardi di dollari per vaccinare “ogni americano adulto” entro la metà di maggio.
Categoria in cui sono compresi ovviamente anche gli atleti NBA.
Adam Silver ha dichiarato in conferenza stampa di non avere notizia di giocatori che abbiano già ricevuto il vaccino: “Credo che la grande maggioranza tra loro sarà però favorevole, è una decisione personale“. I timori della NBA di resistenze alla campagna vaccinale tra i giocatori non sono cosa nuova, la lega vedrebbe di buon occhio il coinvolgimento di alcune star in campagne progresso e alcuni grandi nomi come coach Gregg Popovich, Kareem Abdul-Jabbar e Bill Russell hanno fatto la loro parte, pubblicizzando il loro vaccino.
Altra cosa sarebbe però vedere LeBron James e Stephen Curry (ad esempio) vaccinarsi in diretta e lanciare il loro messaggio. Occorrerà della diplomazia. “Gli scienziati ci hanno detto che quando si è vaccinati non c’è bisogno di isolarsi in quarantena quando si viene a contatto con un positivo al Covid. Come sapete tanti stop ai giocatori quest’anno sono stati dovuti al contact tracing e non a positività dirette. In più, una volta vaccinati i giocatori potranno essere più liberi di spostarsi e interagire e abbiamo già cominciato a parlarne con la NBPA“.
Silver ha però spiegato che molto difficilmente i giocatori NBA potranno ritrovarsi coinvolti nella campagna vaccinale entro la fine della stagione regolare (16 maggio 2021: “Sappiamo però che il protocollo e l’uso delle mascherine funzionano. Il vaccino aiuterebbe di certo ma non siamo nella posizione in cui ci serve una vaccinazione di massa“.
Quel che è certo per Adam Silver, è che dal 2021\22 la NBA tornerà alla normalità alla sua stagione da 82 partite tra ottobre e aprile, e a riavere il prezioso pubblico nelle arene (pubblico che in piccola parte è già ricomparso in almeno metà degli impianti).
Costi quel che costi.
“Se la campagna vaccinale prosegue ai ritmi attuali e si dimostra efficace come pare essere, allora siamo fiduciosi che per l’anno prossimo potremo avere delle arene ragionevolmente piene. Il piano? Avere una stagione quanto più possibile normale“.