Darius Garland e Jarrett Allen
“Se Mitchell dovesse decidere di restare a lungo termine, fonti informate sulla questione dicono che il rappresentante di Garland, il CEO di Klutch Sports, Rich Paul, potrebbe avere una conversazione con i dirigenti dei Cavs sulla potenziale ricerca di una nuova casa per l’ex All-Star”. Con queste parole Shams Charania ci fa capire bene come la situazione tra coloro che sarebbero dovute essere la coppia di guardie del futuro dei Cleveland Cavaliers non sia idilliaca.
Dopo una stagione da All-Star nel 2021-22 in cui ha viaggiato ad una media di 21.7 punti, 3.3 rimbalzi e 8.6 assist, i minuti, i tiri dal campo, i tentativi da 3 punti e la percentuale di utilizzo di Garland sono tutti diminuiti con l’arrivo di Mitchell. E dopo due stagioni giocate a livello All-Star, il prodotto di Vanderbilt sembra aver fatto due passi indietro invece che uno in avanti. Le medie da 18 punti, 2.7 rimbalzi e 6.5 assist a partita sono infatti le più basse dalla sua seconda stagione nella lega.
D’altro canto Jarrett Allen è reduce da una delle sue migliori stagione della carriera, se non la migliore. Il prodotto di Texas ha tenuto medie da 16.5 punti (massimo in carriera), 10.5 rimbalzi e 2.7 assist (massimo in carriera) a partita, e viaggiato a 17 punti e 13.8 rimbalzi nelle prime quattro gare della serie contro gli Orlando Magic prima dell’infortunio.
Proprio come la questione Garland-Mitchell, però, anche la convivenza tra i due lunghi della squadra, lui ed Evan Mobley non sembra aver dato ancora gli effetti sperati. Quello che però ha fatto più torcere il naso alla società, ma soprattutto ad alcuni compagni, è stata la volontà di rifiutare un’iniezione per cercare di intorpidire il dolore e giocare nelle ultime partite dei playoffs quando ne aveva la possibilità. La possibile uscita dell’ex giocatore dei Brooklyn Nets farebbe sì che Mobley si debba prendere più responsabilità sia in attacco che in difesa nel futuro dei Cleveland Cavaliers.