Home Basket femminile Dominio tutto americano: perché gli USA non avrebbero potuto perdere l’oro

Dominio tutto americano: perché gli USA non avrebbero potuto perdere l’oro

di Carmen Apadula

Per la prima volta nella storia, la finale di entrambi i tornei di basket ha visto le stesse Nazioni scontrarsi.

Il Team USA e la Francia si sono sfidate per l’oro, sia al maschile che al femminile. E poi, be’, il resto è storia.

 Il 17 giugno del 2022, Steph si trovava sul volo di ritorno da Boston, dopo aver vinto il suo quarto anello NBA. Mancavano ancora 2 anni alla finale olimpica. Ma il numero 30 dei Golden State Warriors già sapeva quello che sarebbe successo a Parigi.

E lo stesso vale per la controparte femminile del Team USA.

Le statunitensi erano sotto di 10 nel terzo quarto della finale. Dopo aver ribaltato la situazione, e dopo che la Francia ha segnato un tiro finale che si è rivelato essere da 2, il Team USA è riuscito nell’impresa: l’ottava medaglia d’oro olimpica consecutiva, che ha consacrato la squadra femminile degli Stati Uniti come la migliore dinastia negli sport di squadra per quanto concerne le Olimpiadi.

Insomma, sia A’ja Wilson che LeBron James hanno espresso un categorico rifiuto all’idea di perdere. E sembra che, non solo compagne e compagni, ma anche la sorte sia stata dalla loro parte.

Tutto così perfetto, tutto perfettamente bilanciato. Come se fosse stato voluto. Già, voluto. Ma da chi? Forse da qualcuno che si trova lassù.

A molti la coincidenza non era sfuggita, già al momento dell’ufficializzazione del calendario del torneo maschile. E, alla vigilia della finale, gli Stati Uniti erano presenti proprio come da pronostico. Quella singolare coincidenza è tornata subito nelle menti di chi ha seguito i Giochi.

Quella data, 10/8/24, che mette in fila i numeri di maglia usati da Kobe nell’avventura con Team USA e con i Los Angeles Lakers, si è trasformata in un portafortuna. Anche se entrambe le squadre rappresentative della Francia si sono dimostrate all’altezza della sfida, e hanno dato un bel po’ di filo da torcere agli americani, in un giorno del genere e con la protezione del Black Mamba, gli Stati Uniti non avrebbero mai potuto perdere. 

Ripercorriamo insieme, dunque, i percorsi che hanno portato entrambe le squadre in finale, e andiamo a vedere quali sono stati i fattori che hanno portato alla vittoria dell’oro

USA-Francia: il percorso che ha portato alla finale maschile

La Germania sembrava la squadra più pericolosa per il Team USA. Invece, si è sciolta. E poi, nulla è stato più lo stesso. 

Il quarto di finale con cui il Team USA (maschile) si è qualificato per le semifinali, non si può certo descrivere come una partita competitiva. E non perché il Brasile sia una squadra scarsa. Oh, no. 

È solo che si tratta degli americani. Andiamo, non c’è bisogno di dire altro. Per il Team USA è stato tutto in discesa, sin dalla palla a due. L’oceano di differenza tecnica e atletica rispetto al Brasile, è venuto fuori al di là delle giocate di LeBron, Steph, Devin Booker e Kevin Durant. Nel quarto di finale sono state infatti le scelte nelle rotazioni di Steve Kerr, che ha schierato Joel Embiid in quintetto e ha preferito giocare con due lunghi in campo. Il CT degli USA ha fatto ruotare 12 giocatori, e ha schierato alla fine Booker Anthony Edwards per un garbage time infinito, buono per mettere punti a referto. 

Insomma, non c’è stata partita, anche grazie al 15 su 31 da tre di Team USA.

Quando LeBron ha accettato di tornare alle Olimpiadi, e ha chiamato con sé Curry e Durant, probabilmente aveva in mente proprio un momento come quello della semifinale contro la Serbia. 

I tre sono arrivati in soccorso ad un gruppo che, senza le loro giocate si sarebbe perso e avrebbe rimediato una figuraccia olimpica da fare invidia a quella di Atene 2004. 

Edwards, Adebayo, Booker, Tatum e persino Anthony Davis, non si sono rivelati così pronti a questo tipo di torneo. Per quanto paradossale possa suonare. E mai avrebbero recuperato uno svantaggio in doppia cifra, in una semifinale olimpica, senza i tre citati prima. 

Team USA è rimasto in vita solo grazie alle triple di Curry, subendo l’ottimo movimento di palla e le altissime percentuali al tiro della Serbia. Ma, poi, ha finito forte la partita. 

32-15 il parziale del quarto periodo, in una partita in cui Steph ha segnato 36 punti e la tripla del primo vantaggio USA. LeBron ha siglato la sua seconda tripla doppia in carriera alle Olimpiadi con 16 punti, 12 rimbalzi e 10 assist. Mentre Kevin Durant ha segnato 9 punti, tutti nel quarto periodo, compreso il canestro che ha tenuto la Serbia a 2 possessi di distanza dal Team USA nell’ultimo minuto. Il tutto, con Carmelo Anthony in prima fila a sbracciarsi come fosse un coach. Sì, ha anche chiesto agli altri 4 in campo di levarsi gentilmente dai piedi. Per far lavorare KD, ovviamente. Sempre per piacere, mai per comando. 

Embiid si è rivelato a volte confusionario, ma coach Kerr ha scelto lui per giocare contro Nikola Jokic. Una scelta che ha pagato. Perché il 3 volte MVP della NBA è stato costretto a giocare l’intero quarto periodo con 4 falli sulle spalle. 

80 minuti alla gloria. Con questo pensiero è entrato in campo il Team USA

Mancava un ultimo ostacolo: la Francia. Bisognava chiudere un cerchio aperto a Pechino 2008 col Redeem team. Per far capire al mondo che il Team USA è ancora il Dream Team.

 

Le chiavi tattiche per vincere l’oro

Visto ora, il video riproposto dai profili social degli Warriors, sembra scontato. 

Eppure, non lo era affatto quando è stato registrato, il giorno in cui Steph, dopo aver vinto il suo quarto anello NBA, disse: “Non sono ancora soddisfatto, devo ancora vincere una medaglia d’oro”. Draymond Green chiamò subito in causa Grant Hill, responsabile del programma di Team USA, dicendogli di stare a sentire cosa avesse detto Steph: “Tenetemi un posto”. E lui un posto gliel’ha tenuto eccome.

E infatti è stata proprio una scarica di triple di Stepha mettere al collo degli americani la medaglia d’oro, che ha battuto la Francia per 98-87. 

Aveva già deciso la semifinale contro la Serbia, e Wardell Stephen Curry II si è rivelato essere l’arma cestistica in più per il Team USA. Il tutto, nelle due partite più importanti del torneo.

La partita stata molto dura, soprattutto fisicamente. La Francia ha schierato tutta la sua presenza fisica sotto canestro: Victor Wembanyama, Rudy Gobert, Mathias Lessort e Guerschon Yabusele. Team USA ha finito stanca, la Francia ci è quasi riuscita. Quasi però. 

Perché i 14 punti (con 10 assist) di LeBron, i 15 di Kevin Durant e altri 15 di Devin Booker sono stati utilissimi nel primo tempo. Jrue Holiday si è invece distinto per la difesa sugli esterni francesi. 

La Francia ha giocato senza alcun timore reverenziale, ma ha tirato molto male da tre e ha sbagliato dei tiri liberi che si sono rivelati essere di troppo. Per vincere la partita serviva più precisione, e non è stato il loro caso. 

Il torneo dei francesi era già partito con diverse difficoltà, una vittoria soffertaa contro il Giappone e una sconfitta pesante contro la Germania. Prestazioni che hanno convinto coach Vincent Collet a togliere dalle rotazioni i veterani come De Colo e Gobert. 

Team USA, dopo un girone facile, ha dovuto sudarsi fino all’ultima goccia l’oro. In finale è emersa la fatica, anche per uno come LeBron, che ha commesso qualche errore e buttato via qualche palla. Ma quando hai nel mazzo così tanti assi da pescare, cadi sempre in piedi.

Anthony Edwards, Jayson Tatum, Devin Booker, Bam Adebayo e Joel Embiid hanno avuto ruoli ridotti, ma hanno accumulato tanta esperienza. 

LeBron James ha aggiunto un altro oro olimpico e il premio di MVP del torneo ad una carriera irripetibile, sia per longevità sia per successi (personali o di squadra, nessuna differenza). Stephen Curry i Giochi Olimpici li aveva sempre sfiorati, quando per infortuni, quando per altri motivi. Al suo palmares mancava solo l’oro olimpico, a lui che è il miglior tiratore mai esistito. Ora ha un argomento in più, se proprio serviva. E poi c’è Kevin Durant, che ha saputo tornare ai massimi livelli di gioco e alla massima forma dopo la rottura del tendine d’Achille subita nel 2019. Ha saputo costruire gran parte della sua legacy con la maglia della Nazionale, di cui è il giocatore più vincente e il più rispettoso del basket internazionale.

Perché sì, gli americani sapranno pur giocarci, a basket. Il Team USA ha vinto il suo quinto oro olimpico di fila, probabilmente il più difficile da quando a partecipare sono le star NBA. Ma in passato si sono distinti anche per una vistosa arroganza nei confronti degli avversari. 

Eppure, arrivare ai livelli di Nicolas Batum e dire che gli americani “non vincono mica perché sono così bravi” non sarebbe corretto. 

Siccome a ogni vittoria dell’oro da parte della squadra olimpica statunitense viene dato un nomignolo, LeBron neha scelto uno poco originale e già protetto dal copyright, ma sicuramente molto evocativo: gli Avengers.

Rispetto a Pechino 2008, Team USA non doveva lavare un’onta così grave, ma la figuraccia fatta ai Mondiali FIBA 2023 ha stimolato i migliori giocatori NBA a rimettersi la canotta a stelle e strisce. 

“È un bel momento per il basket USA” ha detto il Re. “Siamo rimasti uniti come gruppo anche con tutto quello che è successo, dalla preparazione in poi, e siamo stati ricompensati con questo momento, il nostro momento. Volevamo solo questo e siamo venuti qui per questo. Abbiamo costruito questo gruppo in fretta, non ci era piaciuta come era andata ai Mondiali, e in un mese siamo diventati una squadra. L’MVP? Ringrazio ed è importante, ciò che contava di più era l’oro“. 

 Già. L’oro. Quello che hanno vinto anche le ragazze.

USA-Francia: il percorso che ha portato alla finale femminile

È stato un peccato che alla Nigeria di coach Rena Wakama sia toccato incontrare proprio gli Stati Uniti. 

La squadra che ha sorpreso il mondo, diventando la prima formazione africana a raggiungere i quarti di finale di un’Olimpiade, si è fermata così. Troppo forti le americane. Non è servito neanche spingere troppo per raggiungere la semifinale. 

Alle americane è bastata una fiammata di un minutoper portarsi sul +12. La Nigeria ci ha provato a restare a galla, ma la risposta degli USA non ha tardato troppo. D’altronde è stato di nuovo grazie a lei. A’ja Wilson, che è stata la principale fautrice del +30 statunitense. Troppo ampio il divario tecnico. Divario che ha costretto le nigeriane a salutare un’Olimpiade che resterà per sempre nella storia del basket africano.

Contro l’Australia, in semifinale? Il discorso è lo stesso. 

Per capire il significato della parola “dominio” basterebbe mostrare a qualcuno la foto del Team USA femminile.

Laresistenza dell’Australia è durata almeno un quarto, questo bisogna riconoscerlo. Ma poi si è sciolta a causa della Wilson, Breanna Stewart e Jackie Young. Gli Stati Uniti hanno vinto così la loro 60esima partita consecutiva alle Olimpiadi, lasciando l’Australia alla finalità di consolazione (poi vinta) contro il Belgio, per tornare sul podio a distanza di 16 anni dall’ultima volta.

Due superpotenze del basket femminile, la sfida eterna tra Cheryl Reeve e Sandy Brondello, rivali prima sul parquet della WNBA e poi in panchina. Ma c’è anche il fattore sentimentale. Con il 99% delle probabilità, questa è stata l’ultima Olimpiade di Diana Taurasi e Lauren Jackson, rispettivamente la sesta e la quinta disputata.

Dopo Chelsea Gray che, in cabina di regia, ha mostrato cose divine, la Young che prosegue con il suo ottimo stato di forma e la Stewart regina dell’efficienza, l’Australia ha provato a tenere botta. Se solo non fosse stata un’illusione. 

Team USA è una corazzata che fa male, malissimo, in transizione. Le australiane faticano a trovare la retina, nonostante gli 11 punti di Isobel Borlase, la più giovane in campo, che ci mette voglia e coraggio. Peccato che tutto ciò non basti e si arrivial  garbage time.

Gli Stati Uniti sono in finale per l’ottava volta consecutiva. Sono 28 gli anni di dominio.

Le chiavi tattiche per vincere l’oro

La Francia ci ha provato. Ci ha provato contro il Team maschile. E ci ha riprovato contro la controparte femminile. 

Dopo un 4-0 a favore degli USA, ovviamente grazie ad A’ja WilsonGabby Williams dà il via all’avventura francese grazie alla tripla del 4-3. È lei a portare le transalpine avanti. Gli Stati Uniti non trovano punti facili, per un po’ arrivano solo canestri a cronometro fermo.

Il secondo quarto inizia con un break di 7-0 della Francia, con un’altra tripla della Williams che vale il -1. Jackie Young dà una bella scossa agli USA, ma Breanna Stewart non riesce a sbloccarsi e segnare, se non a cronometro fermo, appunto. La Francia mette la testa avanti, prima che Napheesa Collier chiuda il quarto con due punti, buoni per chiudere il primo tempo sul 25-25.

Nel terzo quarto arriva addirittura il +10 transalpino, grazie anche ai liberi di Marieme Badiane. La formazione americana ha bisogno di una risposta e trova una tripla di Kelsey Plum. Si sblocca la Wilson, che aiuta gli USA a portarsi sul -5. Torna a segnare anche la Stewart, che ben accompagna l’energia ritrovata della Wilson.

Ma è nell’ultimo quarto che la tensione arriva a toccare livelli che neanche si potevano immaginare. Si segna poco, ma Kahleah Copper riporta avanti gli USA con due liberi. Botta e risposta tra quest’ultima e la Williams, ma le americane tornano sul +1. La Williams si carica la Francia sulle spalle, ci sono le chance per pareggiare ma i tanti errori (causati dalla superficialità) e alcuni tiri davvero pessimi permettono agli USA di portarsi sul +3 grazie ai tiri liberi

La difesa pressante della Francia ha costretto le americane a numerose palle perse, e non sono mai riuscite a trovare il giusto ritmo per respirare. 

Ci si aspettava che gli Stati Uniti, unica squadra imbattuta di questo torneo, superassero anche la finale con scioltezza. Ma coach Jean Aime Toupane ha apportato alcuni aggiustamenti astuti, usando le guardie per giocare una difesa a tutto campo su quelle del Team USA, affrettando l’attacco e causando errori importanti da parte delle americane. 

Nel secondo tempo, il Team USA ha giocato meglio, commettendo solo cinque palle perse e sfruttando le capacità della Wilson nel pitturato, oltre alle schiacciate di Kahleah Copper.

Nonostante le gare giocate dalle americane potessero sembrare “semplici”, a parte la finale, arrivare a quel punto è stato difficile anche per le americane. Il Team USA femminile è stato assemblato al volo e sono comunque rimaste imbattute. 

Dopo quel tiro, una lacrima ha iniziato a scendere sul viso di Gabby Williams, che lei ha prontamente ascigato. 

La reazione ha colto Williams di sorpresa e il dolore per ciò che era appena accaduto è riemerso immediatamente.

A un secondo dalla fine della partita, Marine Johannes ha lanciato il pallone verso la Williams che, senza esitare, ha tirato. L’arena ha trattenuto il fiato, in attesa che la palla finisse in rete. Quando è avvenuto, per un brevissimo istante, c’è stata un’esplosione di estasi. Poi è arrivata la devastazione.

Gabby Williams ha realizzato un tiro che probabilmente sognava fin da bambina. E non è bastato. Breanna Stewart si è girata immediatamente, dopo aver visto la palla infilarsi nel canestro, e ha indicato la linea dei tre punti segnando un 2 con le dita. 

Nell’euforia del momento, la Williams si è sbilanciata in avanti, e ha finito per trovarsi con i piedi sulla linea dei tre punti. 

Il tiro era da 2. Non ci sarebbe stato nessun oro olimpico al collo delle francesi. Nonostante siano partite forte. Nonostante la difesa tenace, o il fattore campo a proprio vantaggio. 

Perché il Team USA non si sarebbe mai fatto portare via la vittoria.

Gabby Williams ha tentato di riaprire il tutto con un ultimo tiro, che entra ma si rivela clamorosa beffa per la Francia. 

Un solo punto di scarto, 66-67. E Team USA vince l’oro anche nel basket femminile. 

Le americane erano sotto di 10 nel terzo quarto. Nessuna squadra è stata in grado di spingere e mettere così tanta pressione sulle americane, durante questa impressionante striscia di 61 vittorie consecutive. Dopo aver ribaltato la situazione, e dopo che la Francia ha segnato un tiro finale che si è rivelato essere da 2, il Team USA è però riuscito a mettersi l’ennesimo oro al collo.

La squadra di basket femminile statunitense ha dovuto superare la sfida più ardua degli ultimi 32 anni, prima di prolungare la loro striscia positiva. Ma ormai ce l’ha fatta. È arrivata a quota 8 medaglie d’oro olimpiche consecutive.

Uno sguardo al futuro: cosa succederà a Los Angeles 2028?

La conquista dell’oro è ancora fresca, freschissima. Ma in casa USA si guarda già al futuro. E il futuro dice Los Angeles 2028.

Ebbene sì, i Giochi Olimpici tornano negli Stati Uniti dopo oltre trent’anni. 

Per quanto riguarda le ragazze, il roster è un po’ un misto. È ricco di veterane come Diana Taurasi, che ha ormai vinto la sua sesta medaglia d’oro. Ma ci sono anche le esordienti come la Copper, la Young e Sabrina Ionescu, che sono considerate il presente e il futuro del basket statunitense. 

Per quanto riguarda i ragazzi, invece, ci sarà un importante cambio in panchina.

Steve Kerr considererebbe già conclusa la sua avventura alla guida del Team USA. A succedergli dovrebbe essere Erik Spoelstra, già nel coaching staff della nazionale e allenatore tra i più quotati di tutta la NBA negli ultimi 15 anni.

Mai dire mai, quando in ballo ci sono leggende come LeBron James, Steph Curry e Kevin Durant. La loro presenza ad LA 2028, tuttavia, sembra essere piuttosto improbabile. LeBron sarebbe alla soglia dei 44 anni di età, Steph avrebbe compiuto i 40 e Durant li compirebbe nel giro di poche settimane.

LeBron ha infatti dichiarato che “difficilmente” si vede ancora in campo tra 4 anni. Anche se…

“Non mi vedevo neanche qui a Parigi in realtà” ha detto. “Ma mancano 4 anni e dico di no, non mi ci vedo. Il basket è davvero uno sport globale oggi, ci sono squadre competitive ovunque, vedi Porto Rico, Sud Sudan che escono, poi ci sono Francia e Serbia, l’Australia è ancora una buona squadra e la Germania ha vinto i Mondiali. Il mondo ama il basket, noi speriamo di poter ancora ispirare tante persone e vivere ancora momenti così“.

Stesso discorso anche per gli altri due giocatori più vecchi del gruppo: Jrue Holiday e Derrick White.

L’impressione è che si punterà comunque a dare continuità ai roster di Team USA. Ma entrambe le squadre andranno per forza incontro ad un ricambio generazionale. 

Tanto, si sa. Loro, gli americani, il basket l’hanno sempre saputo fare. E lo sapranno fare anche tra 4 anni. 

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