Stephen John Nash, meglio conosciuto sui campi da basket come Steve “te la passo come dico io” Nash.
Talento sopraffino, ha calcato i parquet NBA per ben 19 stagioni, si è distinto come uno dei migliori passatori di ogni epoca ed ha addirittura vinto due premi di MVP della Regular Season.
Peccato però che non sia riuscito, nonostante i vari cambi di maglia, a raggiungere il titolo di Campione NBA, vediamo insieme perchè.
Arrivato alla corte dei Phoenix Suns durante il Draft NBA del 1996 (15^ scelta al primo turno), nella sua prima stagione fra i pro, purtroppo gioca poco e i suoi numeri non sono certo dei migliori, chiude l’annata da rookie con appena 3.3 punti, 2.1 assist e 1 rimbalzo, i giornali e i fan lo etichettano come il classico giocatore bianco che non farà mai strada.
Le cose però iniziano a cambiare, quando nel 1998 finisce fra le braccia di Mark Cuban proprietario dei Dallas Mavericks che lo vuole accostare al talento tedesco di un certo Dirk Nowitzki e del veterano Michael Finley.
Steve ritrova fiducia e nella stagione 2000-01, parte titolare in tutte le 70 gare disputate quell’anno, mettendo a referto 15.6 punti di media, con 7.3 assist e 3.2 rimbalzi.
I Mavs arrivano finalmente ai Playoffs dopo più di 10 anni di assenza, purtroppo però, già al secondo turno i sogni di gloria dei texani vengono spenti dalla corazzata Spurs, che li rimanda a casa in appena 4 partite…ma quello fu l’inizio dei grandi Mavericks degli anni successivi.
Nella stagione 2001-02, Nash arrivò a ben 17.9 punti a partita conditi da 7.7 assist, venne selezionato nella 3^ squadra delle All Star NBA, Dallas arrivò nuovamente ai Playoffs ma questa volta vennero battuti dai Sacramento Kings.
Ecco un piccolo assaggio del talento di Steve Nash:
Nella stagione 2004-05 tornò a vestire la sua vecchia casacca dei Suns, ora in squadra c’era gente come Amar’e Stoudemire, Shawn Marion e l’emergente Joe Johnson.
Sotto la guida di Mike D’Antoni, i Suns riemersero dalle ceneri, la stagione andò alla grande tanto che la squadra raggiunse l’accesso ai Playoffs con un ottimo record di 62 vittorie e solo 20 sconfitte.
Nash in quella stagione giocò in modo meraviglioso, portò a casa il premio di MVP della stagione, diventando così il primo giocatore canadese a vincere questo premio, toccò gli 11.5 assist a partita e i 15.5 punti di media.
I Suns passarono i primi due turni dei PO abbastanza facilmente, ma persero nuovamente contro gli acerrimi nemici targati Spurs.
L’annata successiva andò di pari passo con quella precedente, Nash chiuse con 18.8 punti di media (la più alta della sua carriera) e con 10.5 assist, tirando col 92% dai liberi, meritandosi nuovamente il premio di MVP stagionale, purtroppo però Stoudemire subì un brutto infortunio al ginocchio e Johnson insieme a Quentin Richardson vennero ceduti, nonostante questo i Suns ebbero una buona stagione e arrivarono nuovamente ai Playoffs, riuscendo addirittura a ribaltare la serie contro i Lakers, da 1-3 a 4-3 finale.
Vennero successivamente battuti dai Mavericks, che persero poi il Titolo NBA in finale contro i Miami Heat.
Dopo una lunga serie di stagioni ottime alla corte dei Suns, Steve Nash cercò la strada che in quel momento della sua lunga carriera gli sembrava più consona a vincere un anello NBA, nel 2012 arrivò così l’accordo con i Los Angeles Lakers, i quali con lui e Dwight Howard, affiancati al solito Kobe, speravano di ricostruire una squadra da Titolo.
Le cose però non andarono come previste, nella sua seconda gara stagionale, riportò un brutto infortunio dopo una collisione con Damian Lillard e restò fermo per 7 settimane, successivamente si fermò di nuovo per un infortunio all’anca, chiuse la stagione con 12.7 punti e 6.7 assist.
Quella successiva fù per lui l’ultima in NBA, giocò appena 15 partite sempre a causa dei vari infortuni che lo torturavano e si spense in lui quell’ultima speranza di mettere le mani sul tanto desiderato trofeo di Campione.
Rimarrà per sempre una delle icone del basket NBA, capace di elettrizzare i tifosi e di ispirare milioni di giocatori con i suoi passaggi da fantascienza, peccato però che resterà anche un eterno secondo.
Premi Individuali: 2x MVP regular season (2005-06), 8x All Star Game, 2x All Star Skills Challenge Winner, 5x NBA regular season leader for assist/game, 2x regular season leader for free-throw % (2006-10), 4x membro del Club 50-40-90