Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimentiIl caso Bertans scuote Dubai: niente VTB Cup per protesta contro i club russi

Il caso Bertans scuote Dubai: niente VTB Cup per protesta contro i club russi

di Carmen Apadula
Davis Bertans in Lettonia-Spagna, FIBA World Cup 2023

Il Dubai giocherĂ  in EuroLeague per la prima volta nella storia.

Il club sta per fare il suo debutto assoluto, segnando una svolta epocale non solo per la pallacanestro della regione, ma per l’intera competizione. L’ingresso di una squadra proveniente dagli Emirati Arabi Uniti nella massima rassegna europea rappresenta un evento che molti addetti ai lavori considerano un “game changer” per il basket continentale: non solo per il lato sportivo, ma anche per l’impatto economico, mediatico e commerciale che potrà avere.

Nell’ambito dei preparativi per la nuova stagione, il Dubai ha confermato la partecipazione alla VTB Cup di Belgrado, un torneo di alto livello dove affronterà club storici come CSKA Mosca, Zenit San Pietroburgo e Crvena zvezda. Una scelta ambiziosa, pensata per testare fin da subito la competitività della squadra contro formazioni di caratura europea.

Tuttavia, una notizia ha scosso l’ambiente: Davis Bertans, uno dei giocatori di punta della nuova squadra, non prenderà parte al torneo.

Il motivo della sua esclusione è tanto delicato quanto comprensibile: a causa della situazione geopolitica attuale, Bertans ha scelto di non scendere in campo contro club russi.

“Ho parlato con l’allenatore e il direttore generale di Dubai. Ho espresso la mia opinione e loro mi sostengono pienamente. Non giocherò in tornei che includono club di un paese aggressore. Visto chi organizza il torneo e con quale nome, non posso partecipare, anche se si tratta di una partita contro il Crvena zvezda. Il club mi sostiene, anche se l’allenatore inizialmente non vedeva la situazione dalla stessa prospettiva” ha dichiarato il lettone in un’intervista a Jauns.

Questa presa di posizione dimostra come lo sport, anche ai massimi livelli, non possa essere completamente separato dal contesto politico internazionale.

La scelta di Bertans non è un gesto isolato. Dopo l’invasione dell’Ucraina, molti atleti e club hanno deciso di boicottare competizioni che includono squadre russe. Anche in altre discipline, come tennis e atletica, si sono viste prese di posizione simili.

Ma il caso del lettone ha un significato particolare perché coinvolge un torneo tradizionalmente legato alla Russia e organizzato in stretta collaborazione con i principali club russi. La sua decisione è un segnale forte che va oltre la semplice assenza sportiva: è un atto di protesta contro la normalizzazione di rapporti sportivi con club provenienti da un paese percepito come aggressore.

Per il Dubai Basketball Club, sostenere Bertans non è stato scontato: il club sta cercando di costruire una reputazione internazionale e l’EuroLeague osserva con attenzione la gestione di situazioni delicate come questa. L’appoggio alla posizione del giocatore manda un messaggio chiaro: il progetto Dubai vuole essere competitivo, ma senza ignorare il contesto etico e politico in cui si muove.

L’arrivo di Bertans in estate aveva già fatto notizia. Dopo anni in NBA, con stipendi milionari e un ruolo di rilievo, pochi si aspettavano che lasciasse gli Stati Uniti per approdare in Europa. Eppure, la scelta di unirsi al Dubai Basketball Club si inserisce in un disegno più ampio: gli Emirati stanno investendo pesantemente per trasformare la squadra in una realtà competitiva a lungo termine.

Con una finestra di mercato estiva spettacolare, il club ha messo a segno acquisti di livello e si è presentato come un progetto serio e ben strutturato. L’obiettivo? Diventare non solo una semplice partecipante, ma una nuova potenza del basket europeo, capace di attrarre stelle internazionali e di portare l’EuroLeague in un nuovo mercato, strategico dal punto di vista commerciale e turistico.

L’ingresso del Dubai in EuroLeague non è solo una questione di sport. Per la lega, significa: espansione geografica verso una nuova regione, aprendo le porte a sponsor e audience in Medio Oriente; nuove opportunità economiche, con potenziali partnership e investimenti; dibattiti sul calendario e sulle trasferte, dato che l’aggiunta di una squadra così distante geograficamente porterà sfide logistiche per le altre partecipanti.

Se il progetto Dubai dovesse funzionare, potremmo assistere a una trasformazione dell’EuroLeague verso un torneo sempre più internazionale e meno legato ai soli confini europei tradizionali.

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