Attacco contro difesa, Mills contro Satoransky, Baynes contro Balvin, Lemanis contro Ginzburg. La semifinale dei Mondiali FIBA 2019 è a un passo, per la talentuosa Australia o la generosa Repubblica Ceca. Nel primo caso sarebbe una conferma, nel secondo un tripudio. Analizziamo meglio le due squadre.
Mondiali FIBA 2019: qui Australia
Andrej Lemanis ha preso possesso della panchina dei Boomers nel 2013. Il bilancio finora dice due ori ai campionati oceaniani, uno a quelli asiatici e un quarto posto alle Olimpiadi di Rio, chiuse con polemiche arbitrali dopo la finalina con la Spagna. E la medaglia mondiale sembra davvero alla portata, nonostante l’assenza non secondaria di un fromboliere come Ben Simmons. A guardare l’Australia, però, non saltano agli occhi particolari alchimie tattiche. Anzi, i giallo-verdi sono una squadra molto basica, quasi dantoniana: se possono spingono in contropiede appena recuperano il pallone: si è visto spesso il rimbalzista di turno recuperare la carambola e con un passaggio baseball servire Patty Mills già lanciato ad ampie falcate verso il canestro avversario. Nel caso l’attacco diretto non funzioni, la palla torna in punta, e vengono portati subito uno o due blocchi alti che il palleggiatore può rapidamente sfruttare. Quest’ultimo può essere o Dellavedova o Mills, e ovviamente il seguito dell’azione dipende chi dei due è in cabina di regia.

Mondiali FIBA 2019: Matthew Dellavedova è indiscutibilmente uno dei leader australiani
Il play degli Spurs lo conosciamo: guizzante, elettrico, acrobatico nella metà campo ma deficitario in difesa, specie sul blocco e giro. Dellavedova è invece meno spettacolare ma più funzionale, oltre che maggiormente disposto a condividere la palla (6.6 assist, 4.2 quelli del compagno). A bloccare spesso ci sono sono Ingles, Bogut o Baynes e, mentre il primo ha più famigliarità nell’andare a canestro creando scompiglio nella retroguardia avversaria, gli altri due meritano un’appendice a parte in cui inserire anche Londale. I lunghi australiani sono infatti il vero rebus per chi affronta i Boomers, perché forniscono un mix di rapidità, verticalità, tiro e capacità di passaggio difficilmente battezzabili. Questa Australia è insomma fondata su princìpi chiari, permeati sulle caratteristiche (positive e negative) dei giocatori. Gioco semplice, ma efficace. I risultati si raggiungono anche così.
Qui Repubblica Ceca
Era da un po’ che non li si vedeva così. Li avevamo anche già dati per persi, in realtà, convinti a torto che lo scioglimento della Cecoslovacchia avesse sciolto anche la capacità di giocare a basket. Sì, magari qualche buon giocatore era venuto fuori, tipo Lubos Barton o Jiri Welsch, ma dal 1993 la presenza ceca ad Eurobasket era stata sporadica e quasi sempre dimenticabile. Nel 2011, per dire, erano anche finiti in Division B. Poi, improvviso come il freddo che cala su Praga a fine agosto e ti costringe già ad accendere la stufa, è arrivato il settimo posto ad Eurobasket 2015. Un timido ma decisivo segnale di risveglio. Da quel torneo, il primo con Ronen Ginzburg in panchina, parte il rilancio del basket ceco, che oggi insieme a quello polacco può festeggiare la vittoria del collettivo sottovalutato su compagini come Lituania, Turchia, Germania, Russia e Grecia, meglio strutturate ma ugualmente finite dietro. Gli ellenici, pieni di talento e con l’MVP della stagione NBA, hanno sì battuto i mitteleuropei nel secondo girone di qualificazione, ma non con lo scarto di +12 che sarebbe servito loro per passare. I cechi, dal canto loro, hanno solo quattro uomini su dodici che giocano fuori dai confini nazionali: Satoransky negli Stati Uniti, Auda e Schlib in Francia, Balvin in Spagna.

Mondiali FIBA 2019: Tomas Satoransky è la stella del roster ceco
Il lungo del Gran Canaria è un fattore grazie a senso di passaggio, atletismo, movimenti senza palla, tiro affidabile da dentro l’area e repertorio di finte sotto canestro, tutte qualità utili se deve farsi trovare dal play di Bulls, capace però anche di mettersi in proprio. Nel complesso, però, la Repubblica Ceca per raggiungere i quarti ha fatto leva su una difesa fisica, che mette spesso e volentieri le mani addosso e chiude il pitturato, chiudendo la via al proprio ferro. In attacco il gioco si basa invece su passaggi rapidi che servono per far muovere la difesa, e sulla conseguente capacità di far girare la palla in modo che il giocatore giusto si trovi al posto giusto al momento giusto. Grazie a questo diventa ancora più letale il tiro pulito in dote a Satoransky, Hruban, e Bohacik, il quale sa prendere posizione sotto canestro e mantenere il controllo del corpo e della palla anche quando marcato stretto. Difesa e fondamentali: chi ha detto che le idee vecchie sono ancora inattuabili?