Home NBA, National Basketball AssociationNBA Passion App Anthony Davis: l’anno della consacrazione?

Anthony Davis: l’anno della consacrazione?

di dunknba
Anthony Davis Fonte Batmattz - Copia

23 anni, prima scelta assoluta di New Orleans al Draft 2012: Anthony Davis si appresta a vivere la quinta stagione NBA con un stato d’animo ben diverso rispetto a solo dodici mesi fa.

Nell’estate 2015 i Pelicans, con un roster poco quotato e non fra i principali candidati ai playoffs nel selvaggio west, erano reduci da un sorprendente ottavo posto a Ovest, conquistato ai danni dei Thunders falcidiati dagli infortuni (su tutti quello di KD), valso i playoff (serie persa 4-0 contro i Warriors futuri campioni NBA). Come? Grazie a “The Brow”, il “monociglio” nato e cresciuto a Chicago, capace di chiudere la sua terza stagione da professionista con percentuali da potenziale MVP: 68 partite di regular season, 24.4 punti, 10.2 rimbalzi, 2.9 stoppate e 53.5% dal campo di media. Difesa, movimenti in post, tiro dal palleggio, stoppate, caratteristiche raramente viste tutte assieme in un atleta di 22 anni. Trascinando i Pelicans (oggettivamente non irresistibili) ai primi playoff dal 2011, Davis si è mostrato come dominatore assoluto al grande pubblico, meritando l’estensione di contratto (5 anni per complessivi 127 milioni di dollari) e i riflettori di stampa e addetti ai lavori, che lo hanno inserito fra i potenziali futuri MVP della lega.

La stagione appena conclusa doveva essere quella del definitivo salto di qualità. E invece? Il passaggio da coach Monty Williams a Alvin Gentry, che avrebbe dovuto condurre Davis e compagni fra le grandi potenze dell’Ovest, non ha prodotto risultati. Falcidiati dagli infortuni di molti titolari, i Pelicans hanno chiuso la stagione al dodicesimo posto (30 vittore, 52 sconfitte), mai in corsa per i playoff.

E Davis? Nell’anno che doveva essere quello della sua conferma, ha giocato meno (61 partite, chiudendo la stagione in largo anticipo, a marzo, causa infortunio), le sue percentuali sono rimaste stabili e in alcuni casi addirittura scese (24.3 punti, 10.3 rimbalzi, 2 stoppate e 49.3% dal campo di media). La mancata chiamata all’All Star Game non gli ha consentito di guadagnare l’intero importo previsto dall’estensione del contratto (da regolamento, sceso a circa 120 milioni) e l’efficienza dimostrata nella passata stagione è rimasta un lontano ricordo. In generale, oltre al fattore infortuni, sul quale si potrebbe dibattere molto (finora non ha mai giocato più di 68 partite di regular season), Davis è sembrato soffrire la maggiore responsabilizzazione, diventare il fulcro del gioco della squadra sembra averlo debilitato piuttosto che rafforzato. È vero, il contesto non lo ha aiutato (infortuni suoi e di molti compagni di squadra, qualità del roster), ma dopo la spettacolare cavalcata 2014/15 era lecito aspettarsi molto di più.

E adesso? Davis per la prossima stagione è chiamato al riscatto, deve scrollarsi di dosso l’etichetta del sempre infortunato, deve tornare dominatore sia in difesa che in attacco. La stagione 16/17 dovrà essere quella della consacrazione, mai neppure sfiorata nella scorsa sfortunata stagione, quella nella quale “Fear the Brow” dovrà essere una costante. I numeri ci sono, il potenziale non è in discussione, ci aspettiamo tutti l’ultimo step verso l’Olimpo NBA di “The Brow”!

Per NBAPassion,
Teo Santaguida

 

You may also like

Lascia un commento