Ma veramente siete delusi? Io per nulla, anzi. Ma non ne faccio un pregio, bensì una serie molto semplice di constatazioni. Il pensiero più partecipato va a coach Pop che ha dovuto ricevere telefonate o messaggi rattristati da più giocatori al quale avrebbe preferito fare affidamento, ma alla fine, gliene importa davvero del mondiale, agli americani?
Partiamo dal principio: Pop si è visto dare picche da James, Curry, Harden, Davis, Leonard, Irving, Westbrook, George ed in maniera obbligata da Thompson e Durant. Ora, se la matematica non mi inganna sono già 10 giocatori. Mettete anche che Fox si è infortunato e Kuzma ha dovuto lasciare il ritiro per un disordine alla caviglia. A casa mia questi giocatori avrebbero leggermente dominato un mondiale. Per arrivare a 12 prendiamo Turner e Mitchell che già sono in lista Team USA e gli facciamo fare l’ultimo ed il penultimo del roster, nonostante in Cina hanno fatto i protagonisti indiscussi, Kemba permettendo.
Il fatto di aver battuto Team USA potrebbe anche essere motivo di vanto per le nazionali avversarie, ma se io alleno una C Gold e vinco contro l’under 18 Olimpia Milano, non posso andare in giro a vantarmi di aver battuto le scarpette rosse. Io al massimo ho battuto la terza squadra delle scarpette rosse. Il ché ci porta a considerare il fatto che non sono gli americani ad essere stati raggiunti dalle altre nazioni, manco sognarlo. Gli americani sono sempre lassù che ci benedicono, c’è molto poco da fare. Ovviamente il livello del basket americano è stratificato, esattamente come tutte le altre nazioni, ed è altrettanto ovvio e plausibilmente possibile che i migliori di una nazione possano battere la terza o quarta fascia di un’altra.
Perché di terza o quarta fascia stiamo parlando, guardando il roster di Team USA. Quei giocatori nei loro rispettivi ruoli non sono di prima fascia, nemmeno Walker e neppure Mitchell o Tatum. Un domani si, ma per ora nisba.
IL PESO DELLA COMPETIZIONE
Altro capitolo che non viene mai messo in discussione ma che invece merita di essere affrontato è l’importanza dei mondiali per il comitato statunitense. In sostanza, è un gioco a perdere. Se vincono è normale, sono i più forti del mondo, hanno la lega più bella e le strutture migliori. Se perdono è un’onta che trascineranno per tutta la carriera.
Insomma non è facile considerando che il fine del gioco è lo stesso per tutti, scarso o forte tu sia. Ma a parlarci chiaro il mondiale NON è una competizione di alto profilo per costoro. Le Olimpiadi si, ovvio, sono gli unici giochi dove conta far parte di Team USA, ma i mondiali sono realmente per le altre nazioni. Io sono sicuro e stra convinto che se potessero chiederebbero di non partecipare nemmeno per via del discorso di cui sopra.
Le Olimpiadi sono tutta un’altra cosa.
BASTA CON I PARAGONI A TEAM ‘92
Ogni volta che allestiscono una squadra per una competizione internazionale, il metro di paragone è sempre il solito: Barcellona ‘92. Jordan, Pippen, Magic, Barkley, Mullin e tutti gli altri. Bravi, bravissimi, ma le condizioni socio-politiche grazie alle quali è stata allestita quella squadra sono nettamente diverse da quelle di ora.
Mettete subito che, primo o settimo posto che sia, la Cina è bell’e conquistata. Senza nemmeno alzare i dazi. Lì stravedono per la NBA, sanguinano per i giocatori americani, Team USA non si deve fare bella per nessuno, ma basta semplicemente fare presenza. Nel ‘92 invece la situazione era ben diversa. L’allora comitato olimpico decise di affidare a Colangelo l’allestimento di quella squadra per far capire a tutti che loro sono i più forti del mondo dato che nell’88 la Russia rubò una partita incredibile sconfiggendo all’ultimo secondo gli americani (tutti collegiali!).
Qui questo vissuto non esiste. E mi venite a dire che i sopra citati James, Curry, Harden, Durant, Leonard e compagnia bella, se assemblati insieme e fatti lavorare su un unico obiettivo e soprattutto motivati per arrivare alla vittoria, avrebbero fatto rimpiangere Team ‘92?
Proviamo a tornare indietro nel tempo ed invece che far giocare quei campioni, schieriamo Joe Smith ed Alex English e poi mandiamoli contro quella Croazia o quella Lituania. Poi ne riparliamo. Quindi ok i paragoni con il gruppo del ‘92 ma solo quando i giocatori facenti parte di una futura nazionale sono:
A. Del più alto profilo possibile nella NBA
B. Del più alto profilo possibile per la storia del gioco
Quelli erano il Team ‘92, dove gli unici che potrebbero replicarli sono quelli del 2012, Deron Williams permettendo, ma quantomeno ci siamo.
Quindi piano con la delusione, tanto sono sempre e comunque i più forti del mondo. E va bene così.