Il quesito sorge ormai come un riflesso condizionato ogni qualvolta qualcuno prorompe con una prestazione offensiva da annali: può un giocatore NBA superare il record di 100 punti in una partita siglato da Wilt Chamberlain? E come?
Damian Lillard ha segnato la settimana scorsa 71 punti contro gli Houston Rockets, a gennaio Donovan Mitchell aveva fatto lo stesso in una vittoria ai tempi supplementari contro i Boston Celtics. Chiunque fosse vivo all’epoca e aveva anche solo un minimo interesse nella pallacanestro NBA conosce gli 81 punti di Kobe Bryant contro i Toronto Raptors.
Meno note al “grande pubblico” sono le prove da 73 punti di David Thompson nel 1978, epoca in cui non esisteva ancora il tiro da tre punti, così come i 71 punti a testa di David Robinson nel 1994, e di Elgin Baylor un bel po’ prima, nel 1960. Il più grande di tutti i tempi, Michael Jordan, si sarebbe fermato a “soli” 69 punti nel 1990 contro una delle sue vittime preferite, i Cleveland Cavaliers.
Segnare 100 punti in una partita NBA è una faticaccia, sappiatelo.
Il 2 marzo 1962 Wilt Chamberlain, uno che quell’anno segnò 50.4 (!) punti di media a partita, incappò in una serata dalle condizioni perfette: una squadra scarsa, i New York Knicks che quell’anno avrebbero perso 23 partite su 25 in trasferta, una partita mai in equilibrio (il primo quarto finì 42-26 per Philadelphia) e compagni di squadra che a metà gara si resero conto di cosa stesse accadendo e fecero di tutto per servire Wilt a ogni occasione. E neppure in tali condizioni sarebbe bastato, se Chamberlain non avesse trovato la partita della vita anche ai tiri liberi, dove non brillava. Quella sera alla Hershey Sports Arena di Hershey, Pennsylvania, Wilt chiuse con 28 su 32 dalla lunetta, che unito al 36 su 63 (!) dal campo fece numero tondo: 100 punti.
Il 22 gennaio 2006 Kobe Bryant segnò 81 punti contro una delle peggiori squadre della NBA di allora, i Toronto Raptors. Kobe chiuse con 28 su 46 dal campo, 7 su 13 da tre e 18 su 20 ai tiri liberi, e nonostante la prestazione clamorosa per efficacia e la disponibilità dei compagni di squadra (solo l’ineffabile Smush Parker tentò più di 10 tiri), il Black Mamba si issò a quota 81 solo nei secondi finali della partita, alla vetta dei 100 mancavano ancora ben 19 punti e probabilmente neppure un tempo supplementare sarebbe bastato.
Ciò detto, i 13 tiri da tre punti tentati allora da Kobe – tantissimi per l’epoca – oggi non fanno neppure notizia. Nella stagione 2022-23 ci sono 4 giocatori che stanno tentando più di 10 tiri da tre a partita, Stephen Curry, Damian Lillard, LaMelo Ball e Klay Thompson. Appena sotto di loro ma con oltre 9 tentativi da tre a partita ci sono Donovan Mitchell, Jayson Tatum e Anfernee Simons. Chiunque riuscirà prima o poi a battere il record di 100 punti di Wilt Chamberlain dovrà passare da un numero considerevole di tiri e tentativi da tre punti, ma potrebbe non essere l’unica via.
E allora chi, realisticamente, nella NBA di oggi potrebbe segnare 100 o più punti in una partita? E Come?
Devin Booker
Booker segnò 70 punti in una partita non-competitiva e persa 130-120 contro i Celtics nel 2017, tirando neppure troppo bene (21 su 40) e con appena 4 su 11 da tre punti. Un terzo del suo bottino arrivò dalla lunetta con 24 su 26, e con qualche canestro in più quota 80 punti sarebbe stata raggiunta con relativo sforzo.
Oggi Devin Booker è uno dei migliori scorer della NBA e uno dei migliori realizzatori dalla media distanza o midrange che dir si voglia, un tiro “adatto” allo scopo di segnare una caterva di punti. I 6.3 tiri liberi di media a partita tenuti quest’anno sono il suo career high, DBook ha già dimostrato (vedi sopra) di poter aumentare tale numero e soprattutto oggi è un giocatore decisamente migliore di quello del 2017.
Nel 2017 non aveva Kevin Durant in squadra e neppure Chris Paul, e neanche Deandre Ayton. Giocare vicino a un “pericolo pubblico” come KD potrebbe però paradossalmente favorire la fortuna in una serata magica, il campione è piccolissimo ma in tre partite giocate assieme a Durant, Booker sta viaggiando a 36 punti di media.
Chissà che midrange jumper dopo midrange jumper…
Shai Gilgeous-Alexander
SGA non è il miglior tiratore della NBA, tutt’altro (34% da tre in stagione) ma è un giocatore che può infilare serie positive di tiri e che ha nel DNA quella mancanza di memoria a breve termine tipica del grande realizzatore, che non bada (troppo) ai suoi errori.
La star dei Thunder ha dalla sua un’innata capacità di conquistarsi tiri liberi a frotte, 10.8 di media in stagione, e un modo di giocare unico, controintuitivo e con cui è bravissimo a creare separazione dal difensore, indurlo a saltare o a abboccare a una finta di passaggio. Il giocatore canadese sta viaggiando a oltre 31 punti di media in questa stagione e a 24 anni ha appena iniziato. I Thunder 2023-24, Chet Holmgren o meno, possiamo anticipare non assomiglieranno ai Golden State Warriors del 2016 o ai Chicago Bulls del 1996.
Se volete un’alternativa ai nomi più quotati in questa corsa al record, puntate su di lui!